Futuro Manital: si aspetta il 9 luglio

Le aziende come Manital già in crisi, vicine al fallimento, con l’arrivo della pandemia hanno trovato maggiori difficoltà nell’organizzazione del lavoro. Intanto si attende la valutazione dello stato di insolvenza che i commissari dovranno presentare all’inizio di luglio al Tribunale di Torino.

Qualche settimana prima dell’esplosione dell’epidemia di Covid-19 in Italia, era il 4 febbraio, il Tribunale di Torino dichiarava l’insolvenza di Manital e nominava tre amministratori straordinari, Antonio Zecca, Antonio Casilli e Francesco Schiavone Panni per gestire l’azienda e valutare lo stato d’insolvenza. La lunga attesa sulle sorti di Manital tiene sulle spine lavoratrici e lavoratori divisi fra chi lavora in sede chi nei diversi appalti di Manital.

La sede di Ivrea

Nella sede di Ivrea sono rimasti circa 50 dipendenti. Tra Natale e gennaio, dopo mesi senza stipendio, si sono dimesse una quindicina di persone per accedere alla Naspi e avere così un minimo di reddito. I lavoratori a tre mesi dalla dichiarazione di insolvenza, non hanno informazioni e sono preoccupati per il loro futuro, in particolare chi lavora in sede. I lavoratori impiegati negli appalti infatti, sono tutelati nel cambio di appalto dall’art. 4 del CCNL delle Imprese di pulizia e servizi integrati e multiservizi (anche se poi nel cambio spesso perdono ore di lavoro e retribuzione, insomma si va sempre al ribasso).
La maggior parte dei dipendenti della sede sta lavorando da casa, una decina sono in cassa integrazione, questa condizione amplifica il senso di isolamento. Di positivo c’è che chi sta lavorando in sede o negli appalti sta ricevendo lo stipendio, magari in due rate, ma arriva. Mentre per gli stipendi pregressi non pagati i lavoratori dovranno insinuarsi al passivo per sperare di recuperare tutto il dovuto. E per non farsi mancare niente, probabilmente come eredità della passata gestione, anche se inspiegabilmente, buona parte dei lavoratori lamenta di aver ricevuto il Cud 2020 con dati errati: il “reddito da lavoro” risultante infatti include anche le mensilità mai ricevute. In alcuni casi l’ammontare è il doppio di quanto realmente pagato ai lavoratori. Se l’azienda non riemetterà i Cud con i dati corretti, i lavoratori dovranno dichiarare un reddito “gonfiato” perché per l’agenzia delle entrate fa fede il Cud e non è possibile dichiarare un reddito inferiore. Certo una soluzione collettiva va trovata perché è impensabile che i lavoratori paghino imposte per redditi non percepiti (senza contare che fra l’altro il Cud è la base per calcolare l’Isee per avere contributi al reddito).

Lavorare in appalto

La situazione dei lavoratori Manital in appalto è leggermente diversa da quella dei colleghi delle sedi, ad iniziare dal pagamento degli stipendi dell’anno scorso che, pur con qualche ritardo, in molti casi è stato pagato in surroga dal cliente direttamente ai lavoratori. Per quanto riguarda l’oggi dipende molto dal cliente. Gli addetti alla pulizia degli ospedali ad esempio stanno lavorando anche più del solito, come si può ben immaginare, per loro vi è stato il problema dei DPI mancanti e in alcuni casi dei turni massacranti. Ora la situazione, anche se a rilento, va migliorando. Chi lavorava invece presso aziende o enti pubblici chiusi per l’emergenza Covid è stato messo in Fis (Fondo d’Integrazione Salariale). La sensazione di questi lavoratori, per quel che riguarda la situazione complessiva, è di una generale ripresa dell’azienda verso la normalità. Come esempio di “normalità” hanno citato la programmazione delle “visite mediche obbligatorie” che in tanti anni non avevano mai fatto (sic). E’ evidente che chi lavora in un appalto è in una posizione diversa da chi lavora in sede, per i primi la continuazione di Manital non è necessariamente un bene, rispetto al cambiare azienda, sempre che si passi ad azienda solida… La loro paura infatti è quella di ritrovarsi di nuovo fra qualche mese nella situazione che stanno vivendo ormai da un anno esatto. Infatti era maggio 2019 quando sono iniziati a saltare gli stipendi e a giugno sono ci sono stati i primi scioperi e manifestazioni. “Non saremmo davvero in grado né economicamente né tantomeno moralmente di riaffrontare un periodo del genere – dice una lavoratrice ma continua – dall’altra parte penso anche ai dipendenti diretti che se l’azienda fallisse rischierebbero di perdere il posto di lavoro a differenza di noi negli appalti che siamo tutelati dall’art 4 del nostro CCNL che prevede il passaggio nella ditta subentrante.. Una situazione veramente complessa e difficile dove non esiste probabilmente la soluzione unica migliore per tutti.

Stato di insolvenza e insinuazione al passivo

I commissari dovranno produrre l’esame dello stato di insolvenza nell’udienza del 9 luglio presso il Tribunale di Torino. Poco più di un mese prima, entro il 3 giugno, i lavoratori dovranno invece presentare la documentazione per l’insinuazione al passivo, ovvero presentare l’elenco dei crediti documentati, dagli stipendi non pagati ai contributi non versati.
Il futuro dei lavoratori dipende tutto dalla relazione che i commissari presenteranno al Tribunale, ci saranno i presupposti per l’amministrazione straordinaria per portare l’azienda ad una nuova solidità o il buco di bilancio è così grande da essere incolmabile neanche con il rientro dei crediti in particolare quelli milionari con la pubblica amministrazione? Il Ministro dell’economia Gualtieri ieri ha anticipato che nel Decreto Rilancio ci saranno anche le risorse per saldare tutti i debiti che la P.A. ha con le aziende private, saranno inclusi i crediti dell’insolvente Manital?

Le indagini

Parallela alla valutazione dell’insolvenza di Manital corre l’inchiesta della Procura di Ivrea per truffa in merito al passaggio di proprietà da Graziano Cimadom alla IGI Investimenti di Giuseppe Incarnato. Ad inizio gennaio la Guardia di Finanza di Torino aveva effettuato una perquisizione negli uffici della Manital a Ivrea e in quelli della Semitechgroup di Roma per acquisire materiali e ora si aspettano gli esiti dell’indagine. E’ indubbio che vi sia qualcosa di non proprio limpido nel crollo di Manital prima e nel suo passaggio alla IGI Investimenti. Senza dimenticare che Manital si è portata dietro nel suo sprofondare anche le diverse consociate come la Mgc con gli operai che hanno ristrutturato il Castello di Parella per Vistaterra lasciati senza stipendi per mesi (e tutt’ora da ricevere) che hanno costruito una indimenticabile mobilitazione e dato grande visibilità alla vicenda. Come Olicar, ormai fallita. Con la Hortilus Vivai in grave difficoltà. Tutte queste realtà meritano giustizia e le responsabilità identificate.

A volte ritornano. Speriamo bene.

E infine … “che pensare del ritorno del ex direttore finanziario di Manital chiamato dai commissari?” Se lo chiedono i lavoratori Manital e ipotizzano che forse l’han richiamato perché è l’unico che conosce bene la situazione economica e ad aver i rapporti con le banche … “Però ci chiediamo anche: se un’azienda deve ripartire pulita perché coinvolgere soggetti coinvolti con l’ex gestione che ci ha portato in questo marasma e situazione? Cosa dobbiamo pensare? Speriamo bene!“. “Speriamo bene” è diventato ormai il nostro mantra quotidiano. Speriamo bene.

Cadigia Perini