Accordo ponte nelle TLC. Cobas: Non è per questo che abbiamo scioperato!

Il 23 novembre è stata sottoscritta da ASSTEL e Slc-CGIL, Fistel-CISL e UilCom-UIL un’ipotesi di accordo ponte per il triennio 2015-2017 in vista della ripresa vera e propria della trattativa per il rinnovo del CCNL delle telecomunicazioni prevista per la prossima primavera.

La categoria delle TLC è diventata nella nostra città quella che include la maggior parte degli occupati, avendo la loro sede in via Jervis due dei maggiori operatori telefonici (Wind Tre e Vodafone) e una delle maggiori aziende di call center (Comdata). Il contenuti del contratto nazionale di questa categoria interessano quindi molto il nostro territorio.
Iniziamo a pubblicare il comunicato del sindacato Cobas del Lavoro Privato fortemente negativo sull’accordo sottoscritto dai sindacati confederali e ASSTEL (l’associazione di categoria delle imprese delle telecomunicazioni). Siamo come sempre disponibili ad accogliere le ragioni di tutte le parti, anzi auspichiamo vivamente un dibattito schietto e aperto su un tema così rilevante.

NON E’ PER QUESTO CHE ABBIAMO SCIOPERATO
NON C’ERA IL MANDATO PER SIGLARE NULLA DEL GENERE

Quanto è stato siglato è dunque una proroga, fino al 30 giugno 2018, della vigenza dell’attuale CCNL per quel che concerne la parte normativa e un adeguamento economico per quanto concerne la parte retributiva, “a compensazione” della vacanza contrattuale che dura ormai da 3 anni.

L’IPOTESI DI ACCORDO

  • prevede 40 euro lordi per i lavoratori Full Time inquadrati al 5° livello, da riparametrare per i Part Time e per i diversi livelli inquadramentali, suddivisi in 2 tranche da 20 euro lordi che verranno erogate una a gennaio e l’altra a luglio 2018. E’ opportuno ricordare che nella piattaforma rivendicativa, proposta da Cgil-Cisl-Uil, era stato chiesto un aumento complessivo pari al 7% nel triennio 2015-2017, equivalente a circa 85 euro.
  • introduce dal 1° Luglio una nuova voce salariale, denominata ERS, cioè Elemento Retributivo Separato, pari a 10 euro lordi al 5° livello Full Time. Si tratta di una nuova voce della retribuzione che, in quanto elemento retributivo separato, non rientra e non rientrerà mai nel calcolo di nessuna voce retributiva del lavoratore: TFR, straordinario, tredicesima, ecc., ecc.
  • NON prevede l’erogazione della UNA TANTUM volta a sanare il lungo periodo di assenza di rinnovo del contratto.
  • prevede l’introduzione di AUMENTI SOTTO FORMA DI WELFARE. Una cifra pari a 120 euro da destinare al Welfare Aziendale, che verrà erogata a Luglio 2018 in un’unica soluzione riproporzionata per i part-time. E’ doveroso rammentare che, quando i firmatari di questo testo vennero nei luoghi di lavoro a promuovere lo sciopero a sostegno della vertenza per il rinnovo del CCNL, spergiurarono che mai e poi mai avrebbero acconsentito all’introduzione nel nostro settore di questo tipo di aumento che era da poco stato introdotto nel rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. Ecco che, ancora una volta, vengono traditi gli impegni presi e il sacrificio economico sostenuto dai lavoratori che sono stati chiamati alla lotta su altri obiettivi. Questi 120 euro infatti non sono un aumento salariale, non sono soldi di cui il lavoratore può disporre a seconda delle proprie necessità, non sono una conquista salariale che entra di diritto e per sempre nella retribuzione di ogni lavoratore. Sono in sostanza una regalia del datore di lavoro, priva di incidenza su tutti gli istituti contrattuali (mensilità aggiuntive, TFR, indennità varie) e ai fini previdenziali, per di più da ricontrattare in ogni singola azienda, per stabilire come e in che misura potrà essere spesa.

ACCORDO PONTE O CAVALLO DI TROIA?!

L’accordo ponte con il quale Asstel e CGIL-CISL-UIL intendono chiudere frettolosamente la vicenda del rinnovo contrattuale ha in “pancia” l’accordo di programma contrattuale (come loro stessi lo definiscono) con il quale le parti intendono cambiare radicalmente la struttura delle nostre retribuzioni e della contrattazione collettiva:

  • Innanzitutto, con l’introduzione dell’ERS – elemento retributivo separato – si divide la retribuzione in due parti, la prima (oggi costituita da minimi tabellari, contingenza, EDR, scatti di anzianità, superminimi individuali e collettivi), che ha effetto su tredicesima, TFR e indennità varie, la seconda, l’ERS, che non avrà nessun effetto sugli istituti di retribuzione diretta o indiretta. Oggi quest’ultima voce è “solo” un piccolo importo, quasi trascurabile, ma non può e non deve sfuggire che la sua introduzione non può che avere la finalità futura di abbattere progressivamente il costo del lavoro attraverso lo spostamento progressivo del salario mensile sulla parte dell’ERS.
  • Inoltre, nel documento di “programma contrattuale” le parti concordano che il contratto collettivo nazionale di categoria sia lo strumento di regolazione del «livello dei trattamenti economici minimi di garanzia» con «l’obiettivo di favorire lo sviluppo e la diffusione della contrattazione di secondo livello, quale strumento virtuoso (sic!) per il miglioramento della redditività e della produttività a vantaggio dei lavoratori (doppio sic!) e delle imprese», con l’obiettivo della «semplificazione» del CCNL TLC e la «valorizzazione della Contrattazione di Secondo Livello quale strumento che, rispondendo alle esigenze di flessibilità connesse ai diversificati contesti organizzativi aziendali, consenta uno scambio virtuoso tra efficienza produttività e retribuzioni coniugando incrementi di produttività misurabili e quote di salario, anche attraverso la valorizzazione dell’utilizzo da parte dei singoli lavoratori dei servizi Welfare». In sostanza, l’intesa nasconde l’accordo futuro dello svuotamento del contratto nazionale, che si limiterà a garantire i trattamenti economici minimi di garanzia, in favore della contrattazione aziendale, non più integrativa ma sostitutiva dei livelli retributivi oggi stabiliti uguali per tutti nel contratto nazionale, dove saranno contrattate quote di salario o di “welfare” legate alla produttività/flessibilità del lavoro senza alcuna incidenza sugli istituti retributivi diretti e indiretti.

In sintesi, in cambio di una elemosina che ci costerà cara, con questo accordo le imprese aderenti ad Asstel incassano il blocco salariale per il triennio 2015-2017 e la riforma futura della struttura del salario e della contrattazione collettiva, all’insegna del taglio selvaggio delle retribuzioni, su modello di quanto già avvenuto in alcuni accordi aziendali (Almaviva, Teleperformance, ….)
Trattandosi d’ipotesi d’accordo, auspichiamo che il testo sottoscritto sia sottoposto a referendum tra tutti i lavoratori e le lavoratrici, e non solo a voto “certificato” da svolgersi nel corso delle assemblee che sono state annunciate.

Ma soprattutto auspichiamo che i lavoratori si assumano la responsabilità di contrastare l’introduzione nel nostro CCNL di elementi di retribuzione separata e di finti aumenti destinati a fruire di beni e servizi individuati per noi da azienda e sindacato.
Abbiamo il dovere per noi stessi e per le generazioni future di contrastare questo ennesimo attacco ai nostri diritti.

LA PRESTAZIONE LAVORATIVA DEVE ESSERE RETRIBUITA CON SALARIO EFFETTIVO
QUESTA IPOTESI DI ACCORDO PER NOI E’ DA BOCCIARE.

Cobas del Lavoro Privato

Salva

Salva

Salva