Alien versus Serpula

Dalla rubrica CONTRONATURA di Diego Marra

Confesso di essere un fervente fruitore di letteratura e cinema di fantascienza. Dopo aver divorato fin dall’adolescenza centinaia di romanzi grazie alle splendide serie di Urania e, soprattutto, di Editrice Nord, mi sono dedicato al cinema di settore. Quand’ero ragazzino i film di fantascienza erano un po’ ridicoli corredati di effetti speciali poco credibili, ma poi nel 1968 il grande e insuperato maestro Kubrick realizzò il capolavoro: 2001 Odissea nello spazio! A mio modesto parere la più bella pellicola di tutti i tempi (l’ho visto 6-7 volte e lo vedrò ancora). Seguì Tarkovskij con il quasi altrettanto splendido Solaris. Poi la rivoluzione digitale, iniziata da Lucas con Star Wars, rese incredibilmente realistici gli effetti speciali, spesso a scapito dei contenuti. Ricordate l’inquietante Alien di Ridley Scott, anche autore del bellissimo Blade runner? Ebbene la saga di Alien continua tutt’oggi con una lunga serie di sequel e prequel, di cui ho perso il conto. Tra questi spiccano, per bruttezza, Alien versus Predator 1 e 2, veri campioni nella caricaturale classifica dei b-movies; la banale trama si snoda attorno al combattimento senza quartiere tra i due mostri alieni. Ma, abbiamo anche noi un reale mostro inarrestabile e devastante! Si chiama Serpula lacrymans (volgarmente detto fungo delle case), attacca e digerisce qualsiasi manufatto legnoso che non sia perfettamente disidratato, mangia travature e depositi di legname, ricopre con una pellicola cuoiosa i muri di cantine umide con una progressione inquietante e inarrestabile. Non solo: è in grado, una volta insediatosi, di estrarre l’acqua di cui necessita da tutti i substrati che riveste, addirittura dalla calce degli intonaci. Non c’è modo di fermarlo se non distruggendo il legno infetto e utilizzando sostanze altamente tossiche, come l’aldeide formica. Ho visionato, nel mio lavoro, tale vorace predatore in più di un’occasione: ricordo la chiesa parrocchiale di La Thuile, dove emergeva da un foro nel pavimento ligneo infestando la pedaliera di un organetto. Ultimamente sono stato convocato dall’Ente Parco Gran Paradiso per visionare gli effetti del terribile fungo sulle travature del nuovo centro visite di Campiglia Soana. Impressionante! Tutto il sottotetto è infestato. Se ne sono da poco accorti i responsabili causa strane colature di liquido scuro lungo le pareti, esalato dal micete infestante. Pare che il casotto dei guardaparco a Sort (Rhêmes Notre Dame) ne sia completamente infestato; non ho ancora avuto la possibilità di vederlo causa il persistere della neve.

Serpula lacrymans

Che fare? L’unico metodo certo è la distruzione dei manufatti lignei e la loro sostituzione con legname perfettamente disidratato e trattato con formaldeide o sali di boro. Al parroco di La Thuile suggerii, ovviamente scherzando, che la soluzione definitiva fosse l’abbattimento della chiesa: restò un po’ basito! Cosa c’entra il raccapricciante fungo con gli inverosimile mostri della saga aliena? Beh! Nelle mie assurde fantasticherie tesso la trama di un impossibile confronto cinematografico tra Serpula e Alien, appunto “Alien versus Serpula”. Penso che il terribile mostro alieno avrebbe non poche difficoltà a sconfiggere il nostro indigeribile micete; vedo Alien dibattersi ricoperto di una pellicola cuoiosa che si insinua in tutti gli orifizi sviluppandosi all’interno del suo organismo erompendo, poi, all’esterno in una fantadantesca legge del contrappasso, emettendo nuove spore per ripropagare l’infezione, estraendo l’umore del leviatano fino alla completa ed inevitabile distruzione del malcapitato! Quasi mi fa pena Alien.
Tralasciando i voli pindarici, vi avviso: se rinvenite Serpula lacrymans nella vostra cantina cercate di eradicarla immediatamente eliminando tutte le parti visibili del fungo, disinfettando con appropriati prodotti (attenzione: sono più tossici per l’uomo che per il fungo!) disidratando e ventilando il locale per togliere l’umidità. Consolatevi, Serpula non attacca gli esseri umani, solo i mostri alieni.

Diego Marra