Assalto alla tabaccheria di Pavone. E adesso?

Un commento riguardante l’episodio del ladro ucciso alla tabaccheria di Pavone Canavese

A proposito del signor Colt, inventore della celebre rivoltella a cui ha dato il nome, si è detto: «Dio creò gli uomini diversi, il signor Colt li rese uguali» alludendo ovviamente all’opportunità di ricorrere a una legittima difesa anche per i più deboli e impauriti che, destinati perlopiù a soccombere, avrebbero finalmente potuto, con una pistola in mano, tentare di pareggiare i conti. E così, tra illegittima offesa e legittima difesa, rispondendo con il fuoco, i cadaveri si sono accumulati, disegnando il bel mondo che conosciamo, e facendo la gioia di chi le armi le produce e le vende e anche dell’industria del caro estinto che vede aumentare il business delle esequie funebri per cause non dipendenti da cause naturali. D’altronde, in un’epoca come l’attuale dove la rimozione della morte non è mai stata così forte e si cerca di restare sempre giovani, ecco che la signora dai denti verdi deve pur prendersi una rivincita e la legittima difesa sembra fornirle nuove occasioni.
Mi ha molto colpito, ovviamente, la tragedia sotto le finestre di casa nostra, in quel di Pavone Canavese, dove un uomo ha risposto con il fuoco all’ennesimo attacco delinquenziale subito nella sua tabaccheria. Uno dei tre assalitori, un giovane moldavo, ci ha rimesso la pelle, agonizzando sul suolo macchiato di sangue prima di spirare. Dopo questo ennesimo episodio di violenza dalle tragiche conseguenze, i commenti delle cosiddette persone comuni, nelle interviste giornalistiche colte al volo, si sono espressi a favore di quanto detto a proposito del signor “Colt”. Una signora, di una certa età, ha convintamente affermato che il tabaccaio avrebbe dovuto ammazzare tutti e tre i ladri e via via tutti quelli, che hanno lasciato dichiarazioni, hanno perlopiù affermato che il tabaccaio “ha fatto bene” a sparare. Peccato che il tabaccaio, sbollita probabilmente la rabbia e la paura del momento, adesso si trovi in una condizione per cui, forse, si taglierebbe la mano che ha sparato pur di non portarsi sulla coscienza il peso di una vita stroncata. Dico questo perché il tabaccaio è persona per bene, così come descritta da chi lo conosce, e credo sinceramente provato da ciò che è successo. Se qualcuno mi legge sento già il diluvio di tutte le obiezioni a quello che sto dicendo e che, in parte, posso capire se, come spero per il commerciante di Pavone, le indagini configureranno l’episodio, a tutti gli effetti, come un caso di legittima difesa. Tra i commenti registrati, non sono mancati quelli sulla politica di Salvini che sdogana gli sceriffi “fai da te”. Personalmente di quello che dice Salvini non me ne importa un granché. Mi fanno molto più paura quei rappresentanti del popolo che lo votano e che si vendicano delle loro paure per interposta persona, in questo caso il tabaccaio, inneggiando al classico:”Armiamoci e sparate”.
A questi soggetti del popolo, pronti a organizzare fiaccolate e Messe di solidarietà, raccomanderei di calarsi nei panni del morto e in quelli di chi, come il tabaccaio, da adesso in poi, vivrà come un morto. Perchè questo è il punto della questione e questa è la domanda: “Come sopravvivi quando diventi il protagonista, anche involontario, di un’uccisione?” Certo la legittima difesa è un diritto e quando sei aggredito non pensi mai lucidamente a meno che tu non sia un addestrato 007. Cerchi solo di reagire al terrore come puoi, tanto più se qualcuno cerca di ammazzarti o stuprare tua moglie o tua figlia. Io sono contrario all’idea di possedere un’arma in ogni caso ma, oggettivamente, come mi sentirei se, disarmato, non avessi potuto difendere un mio familiare da una morte sicura?
Di certo la questione è così complessa che chiama in causa tutti, a partire dai cittadini, ai politici e alla società stessa che deve cambiare non votando chi sdogana i pistoleri ma approdando a una nuova dimensione etica. Una dimensione che pretenda un migliore funzionamento delle regole del vivere civile, dove ognuno progredisce nobilitando la qualità dei suoi ragionamenti, e anche ricorrendo a contromisure drastiche, quando il proliferare della criminalità lo richiede. Per fare un esempio, se dopo aver subito X rapine, qualcuno ti piazzasse di diritto una guardia davanti alla saracinesca del tuo negozio, almeno di notte, io non avrei nulla da ridire. Tutto quello che possiamo fare deve concentrarsi sulle misure preventive, cercando di essere migliori della società che critichiamo, usando una testa possibilmente diversa da quella della nonna vista in tv che auspicava tre morti invece di uno. Inoltre smettiamola di pensare che a tirarci fuori dalla nostra insicurezza siano i Salvini di turno. E’ vero, abbiamo una pancia che libera gli istinti primordiali, inutile negarlo, ma più sopra c’è anche una testa in grado di elaborarli. Prima di inveire visceralmente, alleniamoci ad usarla questa testa. Se le tragedie umane richiedono compassione allora questa è la cosa che dobbiamo cercare in noi, altrimenti fiaccolate o Messe in parrocchia di solidarietà lasciano il tempo che trovano.

Pierangelo Scala