Assoluzione dirigenti Olivetti. Bellono (Cgil): «Nessuna giustizia è stata fatta»

Confermata l’assoluzione per i dirigenti Olivetti nel processo per i morti di mesotelioma dal 2008 al 2013; «ma alla Procura d’Ivrea continuano a pervenire nuove segnalazioni di ammalati e morti amianto» è il commento di Federico Bellono

Assoluzione definitiva per Carlo De Benedetti, per il fratello Franco e per l’ex amministratore delegato Corrado Passera. È questo il verdetto dei giudici della IV sezione penale della Cassazione che lunedì 7 ottobre hanno rigettato il ricorso presentato dalla Procura Generale di Torino nel processo sui dipendenti Olivetti morti per malattie legate all’esposizione dell’amianto tra il 2008 e il 2013.
Il Tribunale d’Ivrea aveva condannato, nel 2016, le 13 persone indagate (tra cui Carlo De Benedetti, condannandolo a 5 anni e 2 mesi di prigione); due anni dopo, nell’aprile 2018, la Corte d’Appello di Torino aveva ribaltato completamente la sentenza, assolvendo tutti gli imputati da responsabilità e dalle accuse di lesioni colpose e omicidio colposo.
A nulla è valso il ricorso della Procura Generale di Torino, rigettato la scorsa settimana dalla Cassazione.

Sulla vicenda è intervenuto Federico Bellono, responsabile Salute e Sicurezza della Cgil di Torino e già Segretario della Fiom torinese, parte civile al processo di Ivrea: «Dopo due sentenze opposte in primo e secondo grado, colpo di spugna della Cassazione che conferma l’assoluzione degli imputati per omicidio colposo per l’amianto all’Olivetti: tutti i lavoratori che si sono ammalati di mesotelioma e tumore polmonare in questi anni, e sono poi deceduti, e i loro famigliari non hanno quindi avuto giustizia! Questa sentenza, le cui motivazioni leggeremo con attenzione, sta creando grandissimo sconcerto, anche considerando che alla Procura di Ivrea continuano a pervenire sempre nuove segnalazioni di casi di ammalati e di morti da amianto: ragion per cui la stessa Procura di Ivrea sta ultimando una nuova fase di indagini. La Cgil e la Fiom non abbandoneranno comunque, sia dentro che fuori le aule dei tribunali, la battaglia affinché le vittime dell’amianto e i loro famigliari abbiano quella giustizia che la sentenza di oggi gli ha negato».