Bella ciao, Lidia

Quando ancora il giorno era lontano da venire, nella notte del sette dicembre Lidia Menapace ha finito la sua vita. Era ricoverata da qualche giorno all’ospedale di Bolzano colpita dalla Covid. Ha combattuto tante battaglie nella sua lunga vita, ma questa volta non ce l’ha fatta. Partigiana, antimilitarista, femminista, una piccola e immensa donna, lascia un grande vuoto nelle sue comunità.

Lidia Brisca (Menapace è il cognome del marito Nene, medico trentino, che decise di adottare perché perfetto per il suo essere pacifista) nata a Novara nel 1924, prese parte giovanissima alla Resistenza come staffetta partigiana in Val d’Ossola (nome di battaglia Bruna). Nel dopoguerra fu attivista nei movimenti cattolici, trasferitasi all’inizio degli anni 60 in Alto Adige, nel ’64 da candidata della Democrazia Cristiana fu la prima donna eletta nel consiglio provinciale di Bolzano e la prima donna ad entrare nella giunta provinciale bolzanina come assessora per gli affari sociali e la sanità. Sostenitrice dell’incontro tra cattolici e marxisti, durante i movimenti studenteschi del 68 uscì dalla DC. Fu tra le fondatrici de “Il manifesto” e del movimento Cristiani per il Socialismo, quindi esponente del Pdup. Fu senatrice della Repubblica dal 2006 al 2008, candidata dal Partito della Rifondazione Comunista, al quale si iscrisse nel 2008.

Lidia alla Cattolica di Milano

Si laureò e insegnò all’Università Cattolica di Milano con un incarico di lettorato di Lingua italiana e metodologia degli studi letterari. Incarico che nel 68 non le venne rinnovato dopo la pubblicazione del breve saggio “Per una scelta marxista”. La ricorda così Giovanna Capelli, PRC-SE: «Hai accompagnato il mio percorso politico, quando alla Università Cattolica mi insegnavi Storia della letteratura contemporanea e spalancavi le finestre alla vita pulsante di un mondo che stava cambiando, in cui diventavano protagonisti i popoli, le classi subalterne, le donne. Ti ricordo all’occupazione della Cattolica e ai picchetti che seguirono e che precedettero la tua espulsione. Sei stata con autorevolezza in tutte le lotte che fecero emergere un nuovo volto del marxismo e del comunismo, non più imbrigliati nell’imbuto soffocante della dialettica fra ortodossia ed eresia, ma capace di muovere menti e cuori, di modificare la realtà e di prospettare una umanità futura. Sei stata una delle poche femministe a tener testa politicamente a dirigenti prestigiosi senza acrimonia, ma con durezza e intransigenza, la stessa che avevi nel voler costruire una comunità femminista plurale dialogante e convergente. Hai anticipato e sviluppato temi fondativi del femminismo, la centralità della pace e la decostruzione del militarismo, la critica di ogni forma di patriarcato, anche quello che chiamavi “fraterno”, l’ analisi della riproduzione sociale e del lavoro che le donne compiono nella vita quotidiana, necessario per la sopravvivenza umana, ma anche punto nodale per il ribaltamento dei ruoli, dei modi di produzione e di convivenza civile. Sei stata Senatrice scomoda non solo per le osservazioni sulle frecce tricolori, ma per la tenacia con cui hai impugnato la questione dell’uranio impoverito e delle sue vittime nelle missioni militari nel Golfo, in Somalia e nei Balcani.

Se al potere c’è l’ingiustizia, la resistenza è un dovere

Lidia credeva fortemente nell’impegno politico, in un intervento informale ad una festa di Liberazione nel 2016 disse con l’ironia che la contraddistingueva che “l’impegno politico è un antidoto all’apatia e alla noia, una strada per combattere le ingiustizie insieme agli altri uomini e donne”. Uno straordinario contributo in questi anni di passività e spoliticizzazione dei cittadini.

Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Torino, ricorda il passaggio conclusivo del suo appassionato discorso pronunciato in piazza Castello a Torino nel 2017 a conclusione della fiaccolata del 24 aprile per la Festa di Liberazione: Se al potere c’è l’ingiustizia, la resistenza è un dovere”. «Faremo tesoro di questo tuo messaggio. La tua testimonianza all’insegna della resistenza, della speranza, dell’ottimismo è un incoraggiamento per tutti noi a guardare avanti, a non smettere mai di lottare per una società migliore e più giusta. Buon viaggio Lidia». termina Locatelli.

Definitemi ex insegnante, ex parlamentare, ex giornalista, ex quello che volete voi, ma mai ex partigiana. Perché partigiane e partigiani si è per sempre

“Cosa ho imparato dalla Resistenza? A convivere con la paura e a superarla. Senza le donne la Resistenza italiana non ci sarebbe stata diceva sempre, sino all’ultima intervista. «Hai continuato a combattere nel movimento delle donne con grande forza per tutte noi e per le generazioni a venire, hai combattuto sino all’ultimo minuto contro il virus. Non eravamo preparate a perderti e non lo saremo mai.» Così il Coordinamento Donne Anpi che piange una grande donna, una grande partigiana, un sostegno alla lotta quotidiana delle donne che si battono per i loro diritti. «Bella ciao, Lidia Menapace. La tua vita, la tua storia di combattente continueranno a guidarci».

Lidia femminista “anticipatrice”

Veramente difficile riassumere il pensiero, il lavoro teorico e le pratiche suggerite e regalate per oltre sessant’anni da un’attivista femminista quale è Lidia Menapace. Una anticipatrice: questa forse la caratteristica più nitida ed esclusiva del suo lavoro. (da Enciclopedia delle donne)

Vorrei passare alle nuove generazioni il testimone della protesta. Finché esiste il maschilismo c’è sempre bisogno del femminismo.“, così Lidia in un incontro per l’8 marzo.

La Casa delle donne di Milano la ricorda con questa sua frase che Lidia pronunciò nella loro sede in occasione del dottorato di una giovane donna:Mia madre insegnò a noi due figlie un suo codice etico. Ci diceva: “Siate indipendenti economicamente e poi fate quello che volete, il marito lo tenete o lo mollate o ve ne trovate un altro. L’importante è che non dobbiate chiedergli i soldi per le calze“, perché non si può essere indipendenti nella testa se si è dipendenti nei piedi“.

“I valori di Lidia Menapace sono quelli fatti propri dalla Costituzione Italiana”. Il saluto del Presidente Mattarella

Il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo. «Scompare con Lidia Brisca Menapace una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento. Staffetta partigiana in Val d’Ossola, brillante laureata presso l’Università Cattolica di Milano, dove sarà lettore di lingua italiana, dirigente della Democrazia Cristiana e vice presidente della Provincia di Bolzano, animatrice del movimento delle donne, tra i fondatori del Manifesto e, infine, senatore per Rifondazione comunista nella XV legislatura repubblicana, Lidia Menapace è stata fortemente impegnata sui temi della pace, con la Convenzione permanente delle donne contro tutte le guerre. I valori che ha coltivato e ricercato nella sua vita – antifascismo, libertà, democrazia, pace, uguaglianza – sono quelli fatti propri dalla Costituzione italiana e costituiscono un insegnamento per le giovani generazioni».

La lotta è ancora lunga perché quello che abbiamo ottenuto è ancora recente e fatica a durare

«Mi piace ricordarla quando nel 2008, a 84 anni si è iscritta a Rifondazione Comunista – racconta Paolo Ferrero, vicepresidente Sinistra Europea – accettando di entrare a far parte degli organismi dirigenti e poi di dirigere il mensile Su la testa. Lidia non si è iscritta a Rifondazione quando eravamo un partito sulla cresta dell’onda ma dopo la sconfitta della sinistra arcobaleno del 2008, per sostenere la necessità di cambiare decisamente linea politica e di praticare la svolta in basso a sinistra. In questa capacità di fare scelte controcorrente vi è molto della Lidia che ho conosciuto: fragile nell’aspetto, articolata e creativa nel ragionamento, pacatamente decisa ed inflessibile nelle scelte. Lidia era pacifista ed antimilitarista, fino in fondo. Non solo nelle proposte politiche ma anche sul piano simbolico e nei comportamenti. Era solita polemizzare con chi utilizzava parole tratte dal lessico della guerra e proponeva con un sorriso di utilizzare la parola lotta invece della parola battaglia

Lidia a Ivrea

Abbiamo avuto il grande piacere di incontrare Lidia Menapace più volte nella nostra città. Alla fine degli anni settanta ospite della Casa delle Donne di Ivrea a parlare di femminismo, successivamente invitata dal Centro Documentazione Pace sul tema dell’antimilitarismo e in ultimo nel 2016, quando aveva già 92 anni, per sostenere la campagna per il NO al referendum sulla riforma renziana della Costituzione. Ricordiamo ancora tutte e tutti la lucidità, la comunicativa, il brio e grande passione trasmessa ad ogni incontro. Lidia era sempre disponibile a “correre” là dove c’era bisogno di una testimonianza, di incoraggiamento, di lavoro per le giusta lotte. Non la frenava nulla, non le distanze, non l’età.

 


Ciao Lidia ostinata e instancabile difensora della Libertà.

Onorate di aver conosciuto il tuo sorriso e la tua parola colta e ferma.
Rosanna Barzan per il per Centro Documentazione Pace di Ivrea
(foto di R. Barzan, Giardino delle Donne della Resistenza a Ivrea, novembre 2016)

 

 

La Liberazione dopo il virus

Qualche mese fa, così diceva Lidia Menapace: “Non vedo l’ora di uscire e andare nel piccolo giardino sotto casa Ma non vorrei che la liberazione dopo il virus, si riducesse solo a uscire di casa. (…) Immagino gruppi di persone che pensino a cambiare le cose dentro un grande movimento di cambiamento. Una vita politica in cui ciascuno vede cose che non funzionano e si impegni per trasformarle, in cui le cose sbagliate siano raddrizzate”. (da Collettiva)

Questo è il grande insegnamento che Lidia ci ha lasciato: impegnarsi personalmente, lottare, per trasformare lo stato di cose presenti ingiusto.
Ci proveremo Lidia, grazie per la tua vita di passione e impegno. Ciao bella piccola immensa donna, bella ciao.

 

 

“Bella Ciao, Lidia” Anpi Bolzano ricorda Menapace

Macerata, corteo antifascista. La partigiana Menapace a 93 anni: “Fino a quando avrò voce ci sarò”

a cura di Cadigia Perini