Bonaparte e l’eporediese: atto finale

Questa piccola rubrica, senza troppe pretese, ambisce all’obiettivo di rendere tutti un po’ più partecipi della storia contemporanea di questa città, troppo spesso considerata irrilevante o povera di note degne di essere ricordate

La strigliata d’orecchie del prefetto Jubé ebbe modo di verificarsi una seconda volta, anche se con toni meno accesi. Non trascorsero nemmeno due mesi dal “vergognoso richiamo” che nel Maggio 1809 la Municipalità d’Ivrea ne dovette affrontare un secondo. Anche in questo caso, il tono oscillò tra la severità, l’ironia e il velato obbligo a muoversi: «voi non avete fontane, moli, sentieri pubblici, bagni, mercati, piazze, pompieri, collegi, scuole: non è vero? Lo stesso per quanto riguarda il cimitero e, in più, le vostre strade sono mal segnalate! Lungi da me dirvi di costruire tutto ciò. La vostra amministrazione non può tentare di fare l’impossibile. Ma vi domando di tenere in considerazione l’importanza della necessità di tutto quello che macchia al benessere e alla gloria del buon nome della vostra città […]». É molto probabile che l’accusa fosse non tanto quella di non avere effettivamente scuole, piazze, mercati ecc…, bensì quella di avere gestito male questi luoghi o spazi. L’invito fu quindi quello di prendere immediati provvedimenti, anche se l’onta del richiamo pubblico, ormai, era stata impressa tra le righe della storia d’Ivrea.
Al di là di tutti i problemi di organizzazione della vita quotidiana che impegnarono la municipalità eporediese si può dire che Ivrea attraversò con relativa tranquillità il periodo di presenza francese su suolo piemontese. Fu solo con la sconfitta di Napoleone che la città venne scossa.
Nel 1811, infatti, Bonaparte cominciò a preparare la guerra contro la Russia, dapprima potenza alleata e ora bersaglio per l’imperatore francese. L’imponente esercito di circa 650.000 uomini che Napoleone schierò agli inizi dell’estate del 1812 «non era più la Grande armata compatta del 1805, ma un insieme eterogeneo di forze di cui solo poco più della metà erano francesi».
L’inverno russo li colse alla sprovvista e li obbligò, dopo aver conquistato Mosca, ad una ritirata. A dicembre del 1812 Napoleone si ritrovò con poco più di 100.000 uomini e costretto a fronteggiare in solitaria l’inedita alleanza tra Inghilterra, Russia, Prussia e Austria. Lo scontro tra alleati e francesi si consluse nel marzo 1814 con l’occupazione di Parigi, l’abdicazione dell’Imperatore il 6 aprile e con il suo successivo esilio nell’isola d’Elba.
Le conseguenze per il territorio piemontese furono scontate: il 5 maggio il Dipartimento della Dora venne evaquato dalle truppe francesi e dieci giorni dopo l’XI° Battaglione Cacciatori austriaci occupò Ivrea.
Il quindicennio francese era terminato.

Andrea Bertolino