C’è fermento in via Jervis, ma manca una cornice comune

Nell’arco di due anni su via Jervis si sono innestate nuove attività commerciali, ci sono stati movimenti di aziende, la Fabbrica di Mattoni Rossi ha cambiato proprietà e gli edifici sono diventati patrimonio Unesco. Queste novità, eppure, paiono sconnesse e prive di un progetto globale all’altezza della sfida

Il 24 ottobre è cominciata ufficialmente la raccolta fondi del Museo Tecnologic@mente di Ivrea per traslocare dall’attuale sede in piazza San Francesco d’Assisi alla Ico in via Jervis, culla dell’industria Olivettiana e oggi core zone del Patrimonio Unesco. Questa notizia è solo l’ultima di una serie di novità che da un paio d’anni a questa parte hanno interessato proprio l’asse di via Jervis; novità che hanno occupato numerose pagine di giornale, che hanno suscitato attenzione e interesse da parte degli osservatori locali, ma che, duole dirlo, si sono susseguite quasi casualmente, senza inserirsi in un percorso complessivo in grado di dare un senso e una visione organica a quella parte di città.

Dalla variante “J” alle manifestazioni d’interesse di Huawei: come sta cambiando via Jervis

La storia recente delle trasformazioni in atto su via Jervis ha inizio con la “variante J”, la variante parziale al Piano Regolatore della città d’Ivrea approvata dalla giunta Della Pepa che consentì (in pratica) alla Direzione del Benessere di insediarsi al civico 13 di via Jervis, permettendo così l’apertura della prima attività commerciale all’interno degli edifici industriali olivettiani. Nello stesso periodo anche la società Nova Coop fece capolineo a Ivrea, spingendo per l’apertura del supermercato Coop nell’ex area Molinario a pochi passi dall’asse di via Jervis e all’interno di quella che oggi è conosciuta come buffer zone dell’area Unesco.
Il 9 novembre 2017 la cordata d’imprenditori (costituitasi come società ICONA nel marzo 2018 e composta da 18 soci) guidata da Andrea Ardissone (presidente di AEG) e Alberto Zambolin (Fondatore e partner di Message Spa e consigliere d’amministrazione AEG) sottoscrisse l’accordo preliminare per l’acquisto della Fabbrica di Mattoni Rossi di Camillo Olivetti, con la promessa di rendere quest’edificio “riferimento internazionale del campo dell’innovazione e della responsabilità sociale“, agevolendo in tal modo l’insediamento di start-up tecnologiche.
Nel settembre 2017 prese vita l’associazione Quinto Ampliamento, inaugurando il proprio percorso di promozione culturale verso modelli d’impresa più “a misura d’uomo” proprio all’Officina H.
Il 2 luglio 2018 Ivrea ottenne ufficialmente il riconoscimento Unesco di Città Industriale del XX secolo e un anno dopo, nel giugno 2019, venne celebrata in pompa magna l’apposizione della targa Unesco presso la Portineria del Pino.
Nel corso dell’estate, inoltre, vi sono stati alcuni traslochi in via Jervis: Olivetti si è spostata da Palazzo Uffici in via Montenavale tra la ex mensa e il “Centro Studi” (la palazzina blu) dove ha insediato il suo headquarter; Wind-3 si è spostata da Palazzo Uffici 2 alla ICO, con ingresso dalla portineria di Montenavale dove prima c’era Vodafone (concentrata nella Nuova ICO); Huawei, tramite l’amministratore delegato di Huawei Italia Thomas Miao, ha espresso la volontà di insediare a Ivrea un business innovation center nell’ambito della rivoluzione digitale del 5G e si vocifera che si possa insediare a PU2 (Palazzo Uffici 2), infine, a metà ottobre è stata inaugurata una nuova mensa alla ICO.

La giunta Sertoli pare aver abdicato a qualsivoglia ruolo di guida sull’asse di via Jervis

Tutte queste “novità” sembrano verosimilmente indicatori di un fermento in atto sull’asse di via Jervis, un fermento scandito prevalentemente da attori imprenditoriali cui manca, tuttavia, una cornice di riferimento entro la quale indirizzare lo sviluppo e gli investimenti. Le iniziative elencate sembrano, infatti, sconnesse tra di loro, incapaci di restituire un’idea precisa di visione futura di quell’area, salvo vaghi rimandi ad un comune perimetro concettuale imposto dal riconoscimento UNESCO, ormai diventato imperativo categorico da ribadire ad ogni dichiarazione pubblica.
Le premesse per uno scatto in grado di restituire spessore ad una città che quotidianamente millanta di voler recuperare la cultura olivettiana ci sarebbero tutte: ci sono gli attori economici indispensabili per operare scelte su sull’asse di via Jervis (visto e considerato che il 98% dei metri quadrati degli edifici in zona UNESCO è di proprietà privata o in mano a fondi d’investimento e solo il 2% di proprietà pubblica), c’è la cornice ideale entro la quale innescare un percorso comune (ovvero il riconoscimento UNESCO) e, ultimo, ma non meno importante, non mancano certo i luoghi entro cui poter provare a immaginare qualsivoglia impresa (si pensi che all’interno del Piano di Gestione Unesco è stato calcolato che il 41% delle proprietà risulta sottoutilizzato o dismesso).
A mancare, purtroppo, è proprio la politica che, con la giunta Sertoli, pare aver abdicato a qualsivoglia ruolo di guida sull’asse di via Jervis. Certo non sono mancate le presentazioni ricche di slide (si pensi al progetto ICO Valley della senatrice Tiraboschi che anche ammesso e non concesso che possa tradursi in qualcosa di reale resta comunque un’iniziativa esterna e non partorita dalla giunta Sertoli) o le dichiarazioni dell’eminenza grigia Renato Lavarini che su La Stampa di martedì 8 ottobre affermava: «se oggi si vede poco di quello che stiamo facendo è perché al momento è tutto o quasi sulla carta. Ma sono progetti che verranno»; eppure, quando si tratta di toccare con mano nodi fondamentali da sciogliere l’improvvisazione sembra farla da maestra. La giunta Sertoli, infatti, avrebbe già dovuto recepire il Piano Paesaggistico Regionale, un piano fondamentale da affrontare se osservato alla luce della Variante Strutturale del Piano Regolatore di cui si sono perse le tracce (sarebbe assurdo, infatti, edificare su una zona non conforme con i parametri paesaggistici della normativa) e rispetto al quale la stessa Unesco ne avrebbe sollecitato il recepimento e l’attuazione.
Con ogni probabilità se ne discuterà nel prossimo consiglio comunale di fine novembre, ma resta il dato assodato e sconcertante della scomparsa dai radar della Variante PRG (in mano allo Studio Boeri e che si fregiava di voler mettere in piedi un percorso partecipato con la città), lo strumento per eccellenza attraverso il quale il Comune d’Ivrea potrebbe ancora giocare un ruolo attivo nella ridefinizione del futuro di via Jervis, un futuro che oggi pare interessare solo gli imprenditori: The future is back home è il motto della società ICONA e Il futuro che non ti aspetti è stato l’evento di Confindustria tenutosi alle Officine H il 9 ottobre.

Andrea Bertolino