C’è una nuova misura di contrasto alla povertà in Canavese

È stata presentata giovedì 26 ed è rivolta a famiglie in condizione di disagio sociale ed economico. Prevede 80 euro a persona, ma ci sono dei requisiti

Ellade Peller, Presidente del Consorzio In.Re.Te

A partire dal 2017 lo Stato, tramite la legge di Stabilità, ha deciso di destinare stabilmente 1 miliardo di euro al Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Questa cifra si inserisce all’interno del Piano Nazionale di lotta alla povertà e rispetto al 2016 è stata incrementata (era di 750 milioni annui).
Venerdì 26 gennaio, al Consorzio In.Re.Te è stato presentato il progetto per il Sostegno per l’Inclusione Attiva (o SIA). Ellade Peller, presidente del suddetto consorzio ha parlato di questa misura specificando che «sarà fondamentale in vista di un reddito di inclusione».

In futuro, il reddito di inclusione dovrebbe diventare l’autentica misura economica in grado di contrastare significativamente la povertà, ma al momento si è ancora in una fase che è stata definita di “sperimentazione”. Peller, infatti, ha aggiunto: «La misura in sé non è proprio ciò che ci si aspettava, perché parlare di reddito di inclusione è altra cosa, ma ben venga che sia partita».

Sulla base dei dati in possesso al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è stato fatto un calcolo su base ISEE e la grossa cifra è stata ripartita tra le varie regioni italiane a seconda della necessità.
Alla Regione Piemonte sono stati assegnati 37 milioni e una parte di questi soldi è stata destinata per il territorio canavesano.
Armanda Romano, responsabile del Centro per l’Impiego di Ivrea e Cuorgné, ha detto che il Canavese ha ricevuto una buona quantità di risorse, più che in altre zone del Piemonte, ma se questo da un lato costituisce un segnale importante, dall’altro lato significa che il territorio necessita maggiormente di questo denaro. Ciò vuol dire, in poche parole, che la povertà in Canavese è maggiore che da altre parti.

Armanda Romano, responsabile del Centro per l’impiego di Ivrea e Cuorgné

Il SIA è una misura pensata specificamente per condizioni di grave povertà. È rivolta esclusivamente a famiglie con un figlio minore a carico, un figlio disabile o una donna incinta e il cui ISEE non sia superiore a 3.000 euro. Dopo aver calcolato l’entità del disagio economico e attraversato l’iter burocratico alla famiglia viene consegnata una Carta di pagamento elettronico all’interno della quale verranno versati i soldi destinati dal SIA. 80 euro a persona, sino a un massimo di 400 euro: sono le cifre a cui ammonta il sostegno. Qui trovate, nel dettaglio, i requisiti, l’iter della domanda e altre informazioni connesse.
La misura, inoltre, prevede che la famiglia a cui è rivolta diventi “Attiva”, ovvero non percepisca il denaro in maniera passiva, ma stipuli, con i Comuni (e quindi con i Consorzi) un progetto di “attivazione sociale e lavorativa”. Il che significa, in concreto, impegnarsi a seguire corsi, cercare lavoro, aggiornarsi per rientrare all’interno del mercato del lavoro.
La procedura non ha scadenze, si prevede possa durare tre anni con un sostegno a famiglia della durata di un anno.
Attualmente sono state raccolte nell’ambito Ivrea-Cuorgné 246 domande, delle quali 46 in attesa della verifica dei requisiti, 81 accolte e 119 respinte.

I nuovi dati sul lavoro in territorio, tuttavia, rendono l’attuazione della misura più complicata. Il SIA funziona ed è efficace fin tanto che c’è la speranza che le persone tornino ad essere assunte; in altre parole la misura può solo “arginare” e “contenere” il danno prodotto dalla crisi del lavoro in Canavese. Armanda Romano ha detto: «Le aziende sono alla ricerca di profili altamente qualificati e una fetta di persone uscite dal lavoro qualche anno fa non viene più riassorbita».
Questo potrebbe rendere la misura meno efficace del previsto, ma i primi riscontri si potranno avere solo tra tre o quattro mesi.

Andrea Bertolino