L’ultima volta che siamo stati bambini

Martedì 16 aprile : ore 15.00– 17.10–19.20–21.30
Mercoledì 17 aprile: ore 15.30 – 18.00

Regia: Claudio Bisio / Interpreti: Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini, Federico Cesari, Marianna Fontana, Antonello Fassari, Claudio Bisio / Sceneggiatura: Fabio Bonifacci / Tratto dal romanzo “L’ultima volta che siamo stati bambini” di Fabio Bartolomei / Fotografia: Italo Petriccione / Musiche: Pivio, Aldo De Scalzi / Montaggio: Luciana Pandolfelli / Scenografia: Paola Comencini / Distribuzione: Medusa / Origine: Italia-Francia / Durata: 90’

Scheda filmografica 26

Roma, estate 1943. Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Italo è il ricco figlio del Federale, Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica, Vanda è orfana e credente, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea. Sono diversi ma non lo sanno e tra loro nasce “la più grande amicizia del mondo”, impermeabile alle divisioni della Storia che insanguina l’Europa. Per loro tutto è gioco, combattono in cortile una fantasiosa guerra fatta di missioni avventurose ed eroismi, poi però fanno patti “di sputo” e non “di sangue” per paura di tagliarsi. Ma il 16 ottobre il ragazzino ebreo viene portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto. L’ennesima missione fantasiosa entra nella realtà, i tre bambini viaggiano soli in un’Italia stremata dalla guerra, fra soldati allo sbando, disertori, truppe di tedeschi occupanti, popolazioni provate e affamate. I tre bambini non sono del tutto soli, due adulti partono a cercarli per riportarli a casa.
(…) L’esordio alla regia di Claudio Bisio appartiene alla categoria di quelli che non si dimenticano.Quando un attore famoso si cimenta nella regia i motivi possono essere diversi e, in più di un’occasione, anche legati a un’esigenza personale e professionale che non necessariamente deve coincidere con l’interesse degli spettatori. Non è così per l’esordio di Claudio Bisio dietro la macchina da presa che ha più di un punto di contatto con quelli di coloro che nascevano come registi e sono diventati noti ed apprezzati nel panorama nazionale ed internazionale. Perché nella storia scelta, nel modo in cui è stata trasposta sullo schermo dalle pagine di un libro (di Fabio Bartolomei) e in quello in cui è stata girata, si sente l’urgenza di condividere pensieri, riflessioni (non solo, si badi bene, sul passato) ed emozioni.
Il romanzo inizia con questa frase: “Cosa stia accadendo di preciso lì fuori, Cosimo non lo sa. È nell’età in cui le risposte si cercano nello sguardo dei genitori o, nel suo caso, del nonno”. Bisio, con il suo co-sceneggiatore Fabio Bonifacci, ha fatto propria questa frase costruendo una favola che, come tutte le favole che si rispettino, abbia in sé innumerevoli elementi di verità. Perché i tre protagonisti, come ogni bambino, hanno mutuato la lettura della realtà da chi li ha educati. Se Cosimo ha un padre al confino e un nonno che vuole evitare ulteriori guai e Italo ne ha uno decisamente fascista, Vanda di padri (e di madri) non ne ha o, meglio, ne ha una che non avrebbe il diritto di esserlo: suor Agnese. A lei si aggiunge il fratello di Italo ‘eroe’ ferito in guerra. Le divisioni degli adulti non riescono però a scalfire l’innocenza dei piccoli. L’amicizia va oltre l’ideologia mettendola in secondo piano.
Giancarlo Zappoli

(…) Nonostante il terreno minato, Bisio, dopo la lettura dell’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, ha deciso di portare alle scene una storia toccante, empatica, coinvolgente, con la giusta dose di leggerezza e humor che fa veramente bene al racconto, rendendo questa drammatica pagina di storia romana, raccontata dal particolarissimo angolo visuale di tre bambini (due ragazzini, uno figlio di un camerata fascista, uno figlio di un antifascista al confino e un’orfanella, affidata a una giovane suora), i tre amici sono assai diversi tra loro, eppure sono amici, complici di un progetto di vera fratellanza e amore: raggiungere il campo di concentramento tedesco per chiedere il rilascio e la liberazione del loro amico ebreo, rastrellato dai nazisti e trasportato, con i fratelli ebrei, coi treni speciali verso il campo di concentramento.
(…) il racconto di Bisio ci aiuta a riflettere sull’inutilità dei conflitti, ma ci aiuta anche a capire che la vera umanità forza sta nell’antico tutti per uno e uno per tutti che, i nostri simpatici e giovani eroi incarnano in modo splendido, come redivivi e moderni moschettieri.
tozKino
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