Comdata: crisi senza voce

Confermate le chiusure delle sedi di Pozzuoli e Padova. Prolungato il FIS per la sede di Ivrea. Nemmeno il periodo elettorale ha portato la crisi di Comdata alla giusta ribalta per non trovarci domani a piangere altre centinaia di posti di lavoro persi.

Venerdì 8 giugno Comdata ha comunicato che “a causa del procrastinarsi delle contrazioni dei volumi di lavoro che hanno reso necessaria l’iniziale richiesta d’intervento del Fondo di Integrazione Salariale (FIS) è costretta a richiedere una proroga del FIS sulla propria sede di Ivrea.”  Perdura infatti la riduzione di volumi di lavoro della commessa TIM che ha spostato attività verso aziende che hanno accettato una forte riduzione di costi (quanto pagheranno i loro dipendenti?).
Le prime 13 settimane di FIS scadranno il 2 luglio, dal giorno dopo inizieranno altre 6 settimane di ammortizzatore sociale per 294 dipendenti (nella prima tranche erano 363) fino al 13 agosto. Saranno così 19 le settimane totali, quando il massimo utilizzabile in un biennio è di 26 settimane. Ne rimangono quindi solo 7 … E se il calo di lavoro continuerà? Come si sta organizzando e quali intenzioni ha Comdata per Ivrea e in Italia? Che fine han fatto le annunciate nuove commesse? Queste sono domande che i dirigenti Comdata avrebbero dovuto sentirsi fare a partire dall’assessore al lavoro e dal sindaco di Ivrea, meglio se insieme ai sindaci dell’Eporediese, dal presidente della commissione lavoro del Consiglio Comunale eporediese (praticamente inesistente nel passato Consiglio) fino al ministro del Lavoro e a quello dello Sviluppo Economico (ora innaturalmente riuniti in un unica persona). Invece … si sa, l’impresa privata va lasciata libera, lo dice anche la Costituzione all’art. 41 “L’iniziativa economica privata è libera.” e tutti si fermano lì, dimenticando che l’articolo prosegue raccomandando che “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.“. Ecco la nostra Carta Costituzionale dà pieno mandato agli amministratori locali e nazionali di chieder ragione in merito alla “dignità umana” calpestata da situazioni di precariato e sottoccupazione.

I tavoli e l’azione sindacale

I tavoli territoriali di Veneto e Campania non hanno inciso in alcun modo sulle sorti delle sedi di Pozzuoli e Padova che verranno chiuse senza appello. Con lo spostamento di qualche attività verso Ivrea da Padova, situazione molto sgradevole per i lavoratori eporediesi che non vivono bene il “morte tua vita mia”. La vertenza verrà quindi portata sul piano nazionale con un incontro tra le segreterie nazionali di Cgil-Slc, Cisl-Fistel, Uilcom e l’azienda il prossimo 18 giugno. La vicenda Comdata doveva diventare un affare nazionale ben prima perché è chiaro che la crisi riguarda tutte le sedi territoriali, come denuncia il sindacato Cobas Telecomunicazioni nel suo comunicato, “La vertenza Comdata riguarda tutti perchè difendendo le sedi di Padova e Pozzuoli si difendono tutti i posti di lavoro dentro un piano generale e una mobilitazione nazionale. Non si può tollerare che una multinazionale con 43mila dipendenti e che fa 700 milioni di euro di fatturato (dati 2017) pretenda di buttare per strada 260 persone senza trovare soluzioni che salvino reddito e occupazione, scaricando sui lavoratori tutte le conseguenze di anni di scelte aziendali a dir poco discutibili. Non è giustificabile l’atteggiamento di un’azienda che vuole chiudere delle sedi in Italia, dopo aver delocalizzato all’estero attività che sono nate e si sono sviluppate proprio in quelle sedi (come ad esempio la Phone Collection di Wind, nata sul sito di Pozzuoli nel 2010). La mobilitazione deve coinvolgere la politica a tutti i livelli: si è insediato un nuovo governo, che ha inserito nei punti cardine del suo “contratto” il sostegno ad un lavoro stabile e dignitoso, e c’è un nuovo ministro del Lavoro nella pienezza dei suoi poteri. Va chiesto immediatamente un incontro al MISE. – e continua – Bisogna tirare in ballo le aziende committenti e inchiodarle alle loro responsabilità. Le vertenze aperte sull’occupazione nel settore (TIM, IOL, Comdata, ecc.) vanno inoltre messe sul tavolo delle trattative per il rinnovo del CCNL come condizione discriminante. Insomma, bisogna unire ciò che è diviso e bisogna mantenere unito ciò che la controparte vuole dividere.”

Lavoro ed elezioni

Nella campagna elettorale per le amministrative di Ivrea che ha appena finito il suo primo turno, sulla crisi di Comdata sono intervenuti diversi schieramenti, non tutti sempre presenti al di fuori del momento elettorale. Il lavoro è infatti uno di quei temi che in campagna elettorale viene da molti collocato in cima alle priorità, fa punteggio…, ancor di più in questi anni dove l’occupazione è sempre più precaria e globalmente in calo, dove cresce la povertà anche fra chi lavora, nonostante qualcuno parli anche per il nostro territorio di “ripresina“.  Ma quando una questione rimane “elettorale”, difficilmente trova uno sbocco e il rischio che passato anche il ballottaggio si spengano i fari sul lavoro esiste.

Per quanto ci riguarda le nostre torce sono sempre accese!

Cadigia Perini