Comdata e il gioco delle tre carte

La situazione nelle sedi Comdata di tutto il territorio nazionale rimane critica, ma la reazione sindacale e dei lavoratori non esplode

Dieci giorni fa Comdata ha annunciato il prolungamento del FIS per la sede di Ivrea. Il giorno lavorativo successivo, l’11 giugno, c’è stato un incontro tra le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) dei lavoratori e l’azienda, ma non se ne conosce l’esito. Infatti non è uscito nessun comunicato sindacale, nè comunicazione dell’azienda in merito. Silenzio. E’ trascorsa ormai una settimana e “il silenzio è ormai decisamente assordante”, commenta preocuppata una lavoratrice. Se non la convocazione delle assemblee, perché non è stato emesso almeno un breve comunicato sindacale? Voci di corridoio parlano di divergenza sindacale nella lettura della situazione e visione futura. Di conseguenza un comunicato avrebbe dovuto perdere la “U” nella firma, quella di Unitarie…
Ma dunque se vi è divergenza su qualcosa vuol dire che l’azienda ha fatto qualche proposta. Ma quale? Non è dato di saperlo, nessuna sintesi è stata possibile per comunicare con i lavoratori. Non è mai un bel segnale se dopo un incontro con l’azienda le Rsu non parlano con i lavoratori o qualcuno lo fa inviando sms ai propri iscritti dicendo che a fine FIS saranno tutti ricollocati per ottimistica fede o per tranquillizzare gli animi.

Punti critici

Sono diversi i punti di preoccupazinoe nella gestione della situazione della crisi aziendale, proviamo a elencarli:

  • il mancato coinvolgimento delle RSU di tutte le sedi per le questioni che direttamente o indirettamente le coinvolgono. Le vertenze di Padova e Pozzuoli, ad esempio, vengono discusse a livello nazionale, ma con le sole RSU dei siti coinvolti, mentre è chiaro che coinvolge tutti e il quadro generale in cui versa l’azienda.
  • la mancata crescita delle commesse e/o del volume di attività. Questa condizione ha attivato un abile gioco delle tre carte per confondere le idee … Attualmente sono in Fis dipendenti delle sedi di Ivrea, Cagliari e Olbia. Ed ecco che parte il mescolar le carte: il lavoro di Olbia lo stanno portando (temporaneamente?) a Ivrea dove lavoratori in Fis faranno formazione per poter rientrare e fare il lavoro dei colleghi sardi. Padova chiude, ma una parte delle commesse viene spostato a Ivrea…
  • l’incertezza nelle altre sedi. A Livorno e Roma si comincia a parlare di Fis. Sulla sede toscana per un calo di volumi, a Roma come spauracchio per far accettare ai lavoratori maggiore flessibiltà nell’orario, per “adeguarsi al mercato”. Comdata dichiara che altrimenti la sede non sarà più sostenibile e “minaccia” di chiuderla spostando il lavoro altrove (riecco le tre carte). A Lecce hanno lasciato a casa tutti gli interinali e stanno forzatamente chiedendo ai lavoratori di utilizzare le ferie per supplire al calo di lavoro. Esattamente lo stesso film visto a Ivrea dove il passo successivo è stato l’apertura della procedura di FIS. A Torino l’azienda ha gestito il calo di lavoro imponendo le ferie ai dipendenti, ma ha anche appena rinnovato alcuni contratti a dei lavoratori interinali.

Un quadro decisamente preoccupante che richiederebbe un’attenzione a livello nazionale, magari stimolata dalle singole realtà locali, e una mobilitazione sindacale forte e coordinata che dovrebbe avere però dietro di sé la spinta dei lavoratori.
Ci vorrebbe inoltre quella cosa che si chiama “solidarietà fra i lavoratori“, quella cosa che non ti fa star tranquillo perché tanto non stanno chiudendo la tua sede. O anche la solidarietà è roba del secolo scorso?
Oggi a Milano c’è l’incontro per decidere quando si chiuderanno le sedi di Pozzuoli e Padova. Quei lavoratori oggi sono soli.
Non era giusto e dovuto indire uno sciopero e organizzare un presidio a sostegno dei colleghi veneti e campani, ma in realtà per il sostegno dell’occupazione in Comdata in tutto il territorio nazionale?

a cura di C. Perini