Comdata: i lavoratori approvano l’accordo per la solidarietà

Con 614 voti favorevoli (24 no e 9 astenuti) i lavoratori riuniti in assemblea approvano l’accordo per la solidarietà sul sito di Ivrea che partirà il 28 gennaio.

Dopo l’incontro del 14 gennaio in Regione, le parti si sono incontrate nuovamente in Confindustria giovedì 17, dopo una lunga trattativa, nella notte, le Rsu hanno siglato un’ipotesi di accordo che oggi hanno sottoposto al voto dei lavoratori. Considerata l’alternativa (l’azienda che procede unilateralmente con il licenziamento degli esuberi) e alcuni miglioramenti rispetto alle richieste aziendali di dicembre, i lavoratori hanno approvato a larghissima maggioranza l’accordo.

Quando le aziende dichiarano esuberi, anche quando non li vogliono chiamare così, ma “insaturi” come nel caso di Comdata, qualsiasi accordo è comunque perdente in partenza. Le aziende hanno foreste di pugnali volanti dalla parte del manico … E così si cerca solo di strappare il miglior accordo possibile.

Cosa prevede l’accordo?

La premessa dell’accordo chiarisce subito il quadro della situazione “la Società Comdata SpA … a causa di una strutturale riduzione degli ordini da parte di alcuni importanti committenti ritiene necessaria una riduzione delle attività al fine di garantire la continuità aziendale … e richiede l’intervento del Fondo di Integrazione Salariale attraverso l’utilizzo dell’istituto dell’assegno di solidarietà … onde poter evitare la riduzione di personale di 284 lavoratori …“. Con tale premessa, difficile iniziare una trattativa dura e pura, il lungo incontro in Confidustria terminato con la sigla di un’ipotesi di accordo è servito a portare il miglioramento di alcune condizioni, non certo ad annullare la premessa.

L’accordo prevede prima di tutto l’allargamento del perimetro dei lavoratori coinvolti: il ricorso all’assegno di solidarietà coinvolge infatti la quasi totalità dei dipendenti della sede di Ivrea, sono esclusi solo i lavoratori impegnati su due commesse in crescita. Su 1031 lavoratori saranno quindi messi in solidarietà in 902 di cui 826 operatori del call center e 76 lavoratori con funzioni di staff.
Questo è il primo punto migliorativo rispetto alle richieste iniziali di Comdata, in questo modo non si farà cadere il disagio dell’ammortizzatore sociale unicamente sui lavoratori impegnati sulle commesse critiche, lavoratori che non hanno alcuna colpa, ma si “diluirà” il disagio fra tutti i lavoratori anche se con percentuali di riduzione differenti.
Non illudiamoci, i lavoratori oggi sulle commesse critiche, TIM in testa, avranno il massimo della riduzione di orario e quindi della retribuzione, ma coinvolgere tutto il sito vuol dire condividere il momento di crisi fra tutti i lavoratori, senza discriminazioni né colpevolizzazioni.
Altro punto, almeno sulla carta, che vuole tendere a ridurre l’incidenza della solidarietà sui lavoratori è l’impegno di Comdata a ridurre la percentuale di solidarietà con la mobilità degli operatori oggi impegnati su commesse con ridotti volumi su commesse che richiedono maggiore impegno, per distribuire la riduzione di orario su più persone (principio di solidarietà).
L’accordo prevede anche corsi di formazione nei giorni/ore di sospensione dal lavoro per assicurare ai lavoratori maggiore possibilità di mobilità fra una commessa e l’altra. Questo punto avrebbe dovuto essere già pienamente a regime in un’azienda che ha sistematicamente aree di saturazione e di insaturazione. Dovrebbe essere la norma avere personale formato per poter lavorare se non su tutte, su più commesse per poter essere spostato secondo le necessità, con la dovuta pianificazione e rispetto contrattuale. Evidentemente non era così.
Sui tempi di applicazione dell’accordo l’azienda chiede un’accelerata, intende infatti far partire la solidarietà dal prossimo lunedì, 28 gennaio, ma per una durata di sei mesi, fino al 27 luglio, contro i 12 chiesti a dicembre. Certo nulla garantisce che a fine luglio Comdata non chieda di proseguire, ma dovrà fare un altro accordo e nei prossimi sei mesi dovrà dimostrare di voler veramente rilanciare la sede di Ivrea con l’ingresso di nuove commesse.

I lavoratori incassano un accordo migliorativo, ma parliamo pur sempre di riduzione di lavoro, di perdita di pezzi di retribuzione, e sull’altro piatto della bilancia ci sono solo le promesse dell’azienda che conferma l’impegno per una più efficace attività commerciale per portare nuove commesse a Ivrea e rafforzare quelle in corso”.
A fine marzo in occasione della prima verifica dell’accordo si si potrà fare un primo bilancio. Per i lavoratori la lotta continua.

Cadigia Perini