Come 60 anni fa sospeso il carnevale di Ivrea

In tempo di pace era accaduto solo un’altra volta che il carnevale eporediese venisse sospeso, era il 1960 l’anno in cui morì Adriano Olivetti.

Verbale sospensione Carnevale 1960 (fonte massimosozzi.it)

Fu il generale Ermanno Ozino la domenica di carnevale, il 28 febbraio 1960, “sicuro di interpretare la volontà popolare”, ad emanare l’ordinanza di sospensione del Carnevale per l’improvvisa scomparsa dell’Ing. Adriano Olivetti, avvenuta il giorno precedente. Giovedì prossimo, 27 febbraio, ricorrono infatti i 60 anni dalla morte a soli 58 anni dell’imprenditore che fece di Ivrea non solo una città industriale, ma un centro di riferimento internazionale per una diversa cultura di impresa e sociale. Un grave lutto cittadino.
Ieri è invece toccato ad un affranto sindaco di Ivrea, Stefano Sertoli, annunciare la sospensione del carnevale 2020 dalle ore 24 di domenica. “Di fronte a una questione di salute pubblica, di sicurezza, tutto, anche il Carnevale, purtroppo, deve passare in secondo piano“, dichiara con volto contrito in conferenza stampa (e pur sinceramente preoccupato pensava anche di certo fra se che non gliene va bene una…)
La sospensione comunque era nell’aria. Con il primo caso di contagio a Torino di un uomo venuto a contatto con una persona di Codogno, al momento unico focolaio noto del corona virus in Italia, si aspettava da un momento all’altro l’annuncio di stop al carnevale. Il sindaco è stato naturalmente in costante contatto con la presidenza della Regione, la Prefettura, la Protezione Civile e l’ASL e aveva avuto il benestare a procedere “salvo eventuali contrordini”, non arrivati prima della partenza del corteo storico e dell’inizio della battaglia delle arance. Poi nel trascorrere del pomeriggio l’arrivo delle notizie di nuovi contagi a Torino (sempre legati al primo), della sospensione del Carnevale di Venezia, e infine della chiusura anche in Piemonte delle scuole di ogni ordine e grado e lo stop di “tutti gli eventi e le manifestazioni culturali, ludiche e sportive, all’aperto e al chiuso, che prevedono l’assembramento di persone”, fanno capire che è solo questione di minuti e il carnevale dei berretti frigi sarebbe finito presto. Così è stato, arrivata la delibera regionale e le indicazioni della Prefettura facenti riferimento alle disposizioni del ministero della salute, il sindaco Sertoli firma la delibera di sospensione dalle ore 24 di domenica 23 febbraio già preparata dopo la giunta straordinaria convocata nella tarda mattinata.
Oggi come nel 1960 è un fatto serio, grave, che interrompe la più grande manifestazione dell’eporediese ormai nota in tutto il mondo. Ieri per un lutto importante per la città, oggi per scongiurare contagi virulenti fra i cittadini. E’ il principio di precauzione che giustamente sempre invochiamo davanti all’imperscrutabile, al dubbio del potenziale rischio. E nemmeno una festa popolare delle dimensioni del carnevale di Violetta e delle arance può essere esonerato da questo principio.

Violetta per un giorno

Pur triste per aver vissuto per solo 24 ore da eroina del popolo, la Violetta 2020 Paola Gregorutti, potrà consolarsi pensando che rimarrà alla storia insieme alla sua collega Violetta 1960 Romana Bartolini che non visse nemmeno un giorno da eroina.

Verbale di chiusura

Il carnevale 2020 va dunque in archivio, partito male con le accese critiche alla Fondazione che è riuscita a scontentare tutti, dalle Componenti del Carnevale ai i candidati a far parte dello Stato maggiore (con ricorso aperto al TAR), proseguito peggio con la denuncia per molestie di una vivandiera nei confronti del generale (dimesso e sostituito all’ultimo, a cerimoniale già iniziato, con quello dello scorso anno), finisce prematuramente causa rischio contagio virale. L’anno prossimo occorrerà prendere delle precauzioni contro i virus antipopolari …

E le arance?

E le arance? E il merluzzo? E l’abbruciamento dello scarlo simbolo della chiusura del carnevale? Per quest’ultimo ci hanno pensato gli aranceri improvvisandone uno in piazza di Città ieri sera bruciando le cassette di legno delle arance, uno sfogo per la festa interrotta, un atto in onore di Violetta.

E comunque anche se con brusco anticipo il saluto e soprattutto l’augurio è sempre quello: Arvedze a giobia ‘n bot!