Congresso PD di Ivrea vinto da Ballurio, mentre la precedente “dirigenza di fatto” si infila in un cul de sac

Alla fine di un pomeriggio di “congresso” è Luca Spitale, con 157 voti (59%) degli iscritti al Circolo di Ivrea e Cascinette, il nuovo segretario del PD eporediese. Di poco superiore alle previsioni (108 voti pari al 41%) il risultato dell’altro candidato, Augusto Vino.

Clima teso quello che si respirava sabato pomeriggio [14 ottobre ndr] in sala Santa Marta a Ivrea per il congresso del circolo di Ivrea e Cascinette del PD. Nonostante l’esempio (ampiamente illustrato in apertura dei lavori) della candidatura unitaria del renziano Mimmo Carretta alla segreteria metropolitana di Torino, a Ivrea era palese (ed è da tempo manifesta) la volontà di confrontarsi, o, meglio, di contarsi e scontrarsi. Perché di confronto, di “dibattito congressuale” nel senso classico del termine (cioè di dibattito su idee, visioni, prospettive del partito e/o della società in cui esso opera), ce n’è stato veramente poco e, in sostanza, si è ridotto alle presentazioni dei due candidati, senza neppure due (neanche sintetici o per soli titoli) documenti programmatici.

Tutto teso ad “avvicinare tutti”, a “riconnettersi” con la realtà locale, a creare una “scuola politica”, a sottolineare “la priorità che il partito resti unito, leale e aperto, un volto unico verso l’esterno (all’interno se necessario scanniamoci)”, l’intervento di Luca Spitale, che poi aggiunge anche la possibilità per il PD di avere, in quanto partito a vocazione maggioritaria, alle prossime elezioni comunali “una propria candidatura a sindaco di Ivrea” e chiede alla prossima amministrazione comunale “maggior coraggio” e capacità di sostenere le “iniziative imprenditoriali”.

E’ un ultimo tentativo di trovare una composizione e una candidatura unitaria, quello di Augusto Vino, il quale, rinnova al congresso la proposta di ritirare la sua candatura a segretario, già avanzata “non sottobanco, come è stato scritto, ma esplicitamente”, con una sola condizione, quella della condivisione di “tre righe nelle quali sia indicata la volontà di andare alla costruzione di una coalizione di centro sinistra per le prossime elezioni comunali di Ivrea e che la scelta dei candidati avvenga secondo le regole del partito, che, come recita l’articolo 7 del regolamento del circolo eporediese, si rifanno alle regole dello statuto regionale. Si tratta di convenire su queste regole minime”. Vino prosegue poi segnalando la necessità di “aprire un percorso per parlare con tutti i pezzi della città e costruire un progetto, un’idea di città”, con una “amministrazione comunale che si fa fermento di questo progetto”. Una città che resta “dei diritti, dell’innovazione e dell’apertura” e “che non si è spaventata”. A proposito del partito, “da venticinque anni ho la stessa idea di partito, un partito aperto, dove ci si trova bene, ci si esprime sulle questioni e non sugli schieramenti, mentre oggi siamo prigionieri di una linea di demarcazione – conclude Vino – e corriamo il rischio che il partito sia un comitato elettorale permanente invece di esserlo solo sotto elezioni. Buttiamoci alle spalle – esorta infine Vino – le divisioni del passato per costruire il futuro, anche perché i prossimi mesi saranno cruciali”.

Subito dopo gli interventi dei due candidati, complice l’apertura del seggio per procedere alle votazioni, la sala comincia a svuotarsi, pur susseguendosi diversi interventi di iscritti.
In chiusura le due repliche dei candidati con Spitale che, a proposito del mancato annuncio la sera di giovedì 6 ottobre all’assemblea degli iscritti della sua candidatura (che sarà poi resa pubblica il giorno dopo) si giustifica con “l’imbarazzo nel quale si trovava” anche per l’assenza all’assemblea della “persona interessata” (Ballurio?) e la sensazione provata di essersi “trovato in un agguato”. Mentre Vino osserva quanto il PD abbia “perso la voglia di discutere, si vede anche da questa sala semivuota che non vuole ascoltare” e come i circoli siano “schiacciati dalla deriva del PD nazionale”, mentre occorrerebbe “ricominciare a parlarsi, perché il fare è certamente decisivo, ma le parole sono importanti”.

Passato il primo scoglio, con l’elezione di un “proprio” segretario e un direttivo con una maggioranza (18 su 30) di “fedelissimi”, prosegue la marcia trionfale verso la candidatura a sindaco di Elisabetta Ballurio. Anche eventuali primarie interne al partito, difficilmente, oggi, la vedrebbero sconfitta, mentre la, prima o poi, necessaria enunciazione di proposte e programmi per l’amministrazione della città rappresenta un ostacolo modestissimo in una discussione politica ridotta (anche a Ivrea, come accade un po’ ovunque a livello nazionale e mondiale) a personalismo e marketing elettorale. Né, per le stesse ragioni, c’è da aspettarsi, a breve, un allentamento del sostegno del partito che, dal livello nazionale a quello metropolitano sino a quello eporediese, risulta ormai sostanzialmente omogeneo. Insomma, salvo imprevedibili incidenti di percorso, via spianata per la candidatura di Ballurio a sindaco di Ivrea. Tutto un altro discorso, invece e ovviamente, l’eventuale successo alle elezioni comunali.

Rimandata per quanto possibile, alla fine è sancita con questo congresso del 14 ottobre anche nel circolo eporediese la sconfitta della “dirigenza di fatto” del PD locale, quella che si identifica sostanzialmente con l’amministrazione Della Pepa, non a caso bersaglio di tutte le iniziative di Ballurio e del suo drappello di consiglieri comunali (Dulla, Mulas, Bertolino).
Sconfitta camuffata con l’elezione di Matteo Fanciulli due anni fa (presentato come “candidato unitario” ma notoriamente renziano e molto legato a Ballurio, con quest’ultima, non soddisfatta e in cerca di un’occasione per contarsi, che con una mossa a sorpresa sconfessava nel congresso straordinario la candidatura unitaria avanzando quella alternativa di Mulas) e ignorata dopo il successo con il 68% anche a Ivrea di Renzi alle primarie del 30 aprile scorso.
Sconfitta che ha origine nell’accelerazione ed evidenziazione della mutazione genetica del PD operata da Renzi, ma un qualche peso ce l’ha, localmente, anche la somma degli errori di “tattica politica” di Della Pepa (e degli “strateghi” politici a lui vicini) nel suo secondo mandato, insieme a un certo stallo dell’amministrazione comunale e a un innegabile suo scollamento dal sentimento comune cittadino.
Ora quel gruppo “dirigente di fatto”, ancor più dopo la candidatura sconfitta di Vino, è chiuso in un cul de sac. Può raccontarsi e raccontare di aver “tenuto” con il 41% di fiducia degli iscritti e provare a condizionare nel direttivo il nuovo gruppo dirigente, ma, visto il clima e la volontà di rivalsa di cui quest’ultimo è pervaso (oltre alla scarsa considerazione che viene data a ragionamenti e proposte che non siano immediatamente elettoralmente spendibili) appare molto improbabile che possa ottenere qualche risultato. Ma non potrà neppure venir meno al “patto di lealtà” nei confronti del partito ostacolando apertamente scelte non condivise e una deriva personalista e “paesanista” del Pd locale, (peraltro “benedetta” dalla segreteria metropolitana torinese) che appare inevitabile e rafforzata dalla vicinanza delle elezioni comunali cittadine.
E che non potrà essere altro che “il contributo nel direttivo” lo conferma oggi un post su fb di Andrea Benedino che mentre esprime “congratulazioni a Luca Spitale, nuovo segretario del Pd di Ivrea e un grazie ad Augusto Vino per la generosità con cui ha messo a disposizione la sua candidatura”, osserva che “Il cammino del Pd di Ivrea verso le prossime elezioni comunali è solo all’inizio ma almeno da domani possiamo ricominciare a fare politica con un gruppo dirigente legittimato dal voto e pronto a lavorare. Per parte mia, non mancherò di dare il mio contributo critico e costruttivo all’interno del nuovo Direttivo”.

Chiaro, no?

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