E Manital? Senza lavoro, senza reddito, con il virus di traverso.

L’emergenza Covid-19 ha cancellato dalle cronache tutte le altre urgenze del paese, come quelle del lavoro che la pandemia non potrà che aggravare. Un aggiornamento sulla situazione in Manital.

Come è facile immaginare la situazione per le lavoratrici e i lavoratori Manital, in amministrazione controllata dal 4 febbraio, rimane molto critica. A maggio sarà un anno che i lavoratori diretti, in appalto, delle controllate, vivono questo “incubo senza fine”, senza vederne la soluzione.
La maggior parte degli appalti sono stati chiusi e le attività assegnate ad altre aziende. I commissari stanno ancora lavorando all’inventario delle attività e passività e alle pratiche che la procedura richiede, si dovrà attendere il 4 luglio per il definitivo esame dello stato di insolvenza. Solo dopo quella data i lavoratori che ancora aspettano il pagamento di diverse mensilità, e chi si è dimesso anche del Tfr, potranno insinuarsi al passivo per cercare di recuperare il loro credito verso l’azienda. E se l’azienda risulterà incapiente dovranno ricorrere ai fondi garanzia e tesoreria dell’Inps. Insomma passerà ancora molto tempo prima che i lavoratori riusciranno a recuperare i loro stipendi, con il rischio di non riuscire ad incassare tutto il dovuto.
E nel frattempo di cosa si vive? L’emergenza sanitaria ha tolto ai lavoratori anche la possibilità di svolgere piccoli lavori precari, anche in nero, diciamocelo francamente, perché quando non si ha di che sostenere sé stessi e la famiglia, non si può andare per il sottile. Ma anche i dipendenti che ancora stanno lavorando, una piccola parte, non se la passano bene. Uno degli appalti ancora attivi, perché prorogato fino al 30 giugno, è quello dei servizi di pulizia presso le sedi Inps. Questi sono lavoratori che i commissari dovrebbero pagare regolarmente, perché in amministrazione straordinaria non si possono fare debiti, ma il condizionale è d’obbligo. Infatti solo la settimana scorsa hanno ricevuto un acconto del 75% dello stipendio di febbraio, e anche a loro mancano le mensilità di dicembre, gennaio e tredicesima. La committenza, dopo tante battaglie fatte dai lavoratori, aveva pagato in surroga i mesi da luglio a novembre, ma poi ha interrotto e non intende pagare le altre mensilità. «Quel piccolo acconto non basta neanche a pagare qualche bolletta arretrata, tante di noi sono donne monoreddito e ci sono marito e moglie entrambi Manital con le bollette sul mobile che aspettano di essere pagate, non ce la facciamo più», si sfoga una lavoratrice. Questi lavoratori contano nel nuovo bando Inps sperando nell’assegnazione ad un’altra azienda che con le clausole di salvaguardia potrebbe assorbire l’attuale forza lavoro (anche se temono che l’appalto possa essere nuovamente assegnato a Manital che ha partecipato alla gara). Speranza comunque rimandata. Il bando è stato indetto, ma poi bloccato per l’emergenza Covid-19.

Preoccupato anche chi lavora

Ai problemi economici si è aggiunta l’emergenza Covid-19 e “chi è impegnato nei servizi di pulizia, va a lavorare con la paura”. I lavoratori Manital che avevano ancora un lavoro, come nel caso dell’appalto Inps, in stato di agitazione per la situazione aziendale garantivano solo i servizi minimi, ma appena è iniziata l’emergenza hanno ripreso a lavorare quasi completamente, per puro spirito di responsabilità, senza stipendi e senza i dispositivi di protezione adeguati, senza disinfettanti, con pochi prodotti per la pulizia. Fino a quando a metà marzo viene chiusa la sede Inps di Torino centro per la positività al virus di un dipendente. «Non è arrivata nessuna comunicazione da parte dell’Inps a Manital e quindi nessuna comunicazione ai dipendenti. Paura e rabbia da parte di tutti noi abbandonati anche di fronte ad un grave rischio per la salute», lamentano i lavoratori. La Filcams-Cgil scrive all’azienda, all’Inps e alla SPreSAL (servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro) chiedendo di garantire la sicurezza dei lavoratori dotandoli dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e di mettere in atto attività di sorveglianza e controllo per evitare situazioni di pericolosità. Solo dietro questa richiesta Manital redige un protocollo per le misure di sicurezza. Protocollo che però rimane sulla carta, perché i DPI non arrivano. «Con il contagocce fornisce qualcosa l’INPS e dopo tanti e tanti solleciti solo lunedì Manital inizia a consegnare le mascherine. Adesso ci troviamo oltre a dovere “elemosinare” il nostro stipendio anche i dispositivi per tutelare la nostra salute, si muore di questo virus, non si può essere trattati come carne da macello nei posti di lavoro. – racconta una lavoratricie, e continua – C’è tanta rabbia in noi, per Manital ovviamente, ma anche verso la committenza e soprattutto per il governo! Noi adesso siamo lavoratori essenziali che dobbiamo andare a lavorare, ma quando chiedevano l’apertura di un tavolo di crisi, non gliene è importato nulla. Allora non eravamo indispensabili

A problema si aggiunge problema

Quando l’azienda viene fatta fallire inevitabilmente per i lavoratori i problemi arrivano a pioggia. In questi giorni Manital sta rilasciando i cedolini di dicembre, tredicesima e gennaio a prossimamente emetterà il CU2020 relativo ai redditi 2019. L’azienda ha avvertito i lavoratori che naturalmente nel 730/2020 dovranno dichiarare solo i redditi effettivamente incassati. Gli stipendi che verranno incassati quest’anno, anche se relativi al 2019, andranno dichiarati nel 2021. I lavoratori si troveranno così il prossimo anno con un imponibile più alto con conseguente rischio di aumento dell’aliquota Irpef per salto di scaglione, ma anche un Isee “gonfiato” con tutto ciò che ne consegue. Ci saranno anche lavoratori con buste paga a 0 perché mancando le mensilità non raggiungeranno gli 8500 euro che danno diritto al bonus di 80 euro.
Questo è un problema reale che non riguarda solo i lavoratori Manital, una questione che deve essere gestita al livello centrale, all’interno delle misure del Governo per contrastare la crisi sociale fra i lavoratori più fragili. Il mondo del lavoro ha bisogno di riforme strutturali, e non di mance da 80 euro, per l’abbattimento della precarietà e la giusta retribuzione. Si colga lo sconvolgimento dell’emergenza per produrre, per tornare, a leggi giuste per il lavoro.

Cadigia Perini