Elezioni comunali di Ivrea verso la trasformazione in “referendum” sull’amministrazione PD

E’ questo il dichiarato scopo della “Santa Alleanza”, che fa ritornare le amministrative eporediesi allo schema “centro destra contro centro sinistra” e impedisce, nei fatti, qualsiasi possibilità di ricambio reale dell’amministrazione cittadina

Va delineandosi il quadro definitivo delle squadre in campo per le prossime elezioni comunali di Ivrea, ma occorrerà attendere ancora che passi Pasqua e Pasquetta per avere un quadro preciso e definitivo.

In casa PD, dopo una serie di scossoni locali (l’uscita di Ballurio e le contemporanee dimissioni dal direttivo di altri due balluriani, seguite pochi giorni fa da quelle dal direttivo del partito di altri undici) e nazionali (i risultati del 4 marzo), martedì scorso, 27 marzo, ricostituito il direttivo, confermata la “piena fiducia” al segretario Luca Spitale e composta la “segreteria cittadina unitaria”, i passi successivi sono chiari ed esplicitati in un comunicato:
– individuare in tempi brevi una lista di candidati al Consiglio Comunale (…)
– costruire attorno alla candidatura a Sindaco di Maurizio Perinetti un’ampia coalizione di forze che possa vedere, accanto al PD e alla Lista civica “Ivrea + Bella”, la presenza di una lista dei Moderati e di Liberi e Uguali
– elaborare un programma per il prossimo quinquennio (…)
Un Partito Democratico che riecheggia il “ma-anchismo” di veltroniana memoria quando scrive, nello stesso comunicato del nuovo direttivo, che il PD di Ivrea, «si presenta agli elettori forte del lavoro positivo svolto negli ultimi cinque anni dalla Giunta presieduta dal Sindaco Carlo Della Pepa (…), ma anche consapevole della necessità di dare spazio a nuove idee, al rinnovamento della propria classe dirigente e amministrativa e a un nuovo progetto politico costruito sul coraggio e sulla capacità di saper costruire il futuro nel nostro territorio e di affrontare al meglio le sfide che Ivrea avrà di fronte nei prossimi anni».
Da segnalare, ancora nell’area PD, l’annuncio della candidatura del noto chirurgo Mauro Salizzoni (direttore del Centro trapianti di fegato della Città della salute di Torino) e quello nella lista alleata di MDP della cardiologa Patrizia Presbitero (già candidata alla Camera per LeU), mentre si parla di altre candidature eccellenti che potrebbero venir fuori dall’uovo di Pasqua.

Meno definita la situazione nel centro destra, che ha lanciato la “Santa Alleanza contro il PD imbarcando Elisabetta Ballurio con la sua lista “Insieme per Ivrea” e Alberto Tognoli con la sua “Lista dei Cittadini”) nella coalizione di Forza Italia- Coscienza Civica (Borla e Gilardini) e Lega, [vedi comunicato congiunto] ma non ha ancora indicato il candidato sindaco (lasciando i giornali a lanciare ballon d’essai, qual è certamente quello del magistrato Luigi Grimaldi lanciato da La Stampa del 29 marzo). Di assodato ci sarebbe (il condizionale è d’obbligo) solo che né Ballurio né Tognoli dovrebbero essere candidati a sindaco per la “Santa Alleanza”.

Meno occupati in questioni interne e già all’opera da settimane per ascoltare e confrontarsi con settori sociali, associazioni e quartieri, sia Viviamo Ivrea (che, nel mese di marzo,ha organizzato diversi confronti e ne ha diversi in programma in aprile), sia il Movimento 5 Stelle.
Questi ultimi con il candidato sindaco Massimo Fresc, mentre non è ancora ufficialmente dichiarata, seppure data per scontata, la candidatura di Francesco Comotto per Viviamo Ivrea che sarà sostenuta anche da altre due liste: Ivrea in Comune promossa da Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana, e un’altra lista civica,

Poiché la data delle elezioni è stata fissata per domenica 10 giugno, manca poco più di un mese alla formale presentazione delle liste e dei candidati e all’apertura ufficiale della campagna elettorale per l’amministrazione del Comune di Ivrea che, per la prima volta da decenni, si presenta realmente aperta. Nelle precedenti elezioni con questo sistema elettorale (del “sindaco podestà” e del ballottaggio tra i primi due candidati) in vigore dal 1993, l’unica reale variante a Ivrea era costituita dal fatto che la coalizione del PD (e prima PDS o DS) vincesse al primo turno (ottenendo il 50%+1 dei voti) o al ballottaggio.

Oggi è evidente a qualsiasi osservatore che, per la divisione che ha attraversato il PD di Ivrea in questi ultimi anni (divisione precipitata nella farsa negli ultimi due mesi e solo in questi giorni in qualche modo rattoppata “a termini di Regolamento”, con ciò determinando le dimissioni dell’ex parlamentare Giorgio Panattoni ) e per i risultati alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, risulta impensabile una vittoria di Perinetti al primo turno e appare ardua anche una vittoria al ballottaggio.

Perché se è vero che la “Santa Alleanza” contro il PD messa in campo dal centro destra gioca in qualche modo proprio a favore del PD e della sua usuale tattica del “voto utile contro le destre” (che, c’è da scommettere, sarà messa in atto sin dal primo turno), i numeri dicono che i piddini arrivano a questo appuntamento in netto svantaggio.

I numeri del 4 marzo a Ivrea dicono, infatti, che i voti della Lega (passata da poco più del 3% del 2013 a quasi il 18%) che portano la coalizione di centro destra a meno di mezzo punto percentuale di distanza dalla coalizione del PD, sommati a quelli che potranno portare le liste di Ballurio e Tognoli e ai voti personali che potrebbe portare il candidato sindaco ancora sconosciuto, potrebbero nettamente superare a quelli della coalizione di centro sinistra.

Ovviamente i risultati delle elezioni politiche non sono immediatamente replicabili in un’elezione comunale e, meno che mai, in una cittadina di piccole dimensioni qual è Ivrea dove le persone si conoscono e non contano solo i simboli e gli slogan sventolati in televisione. Ma i numeri dai quali si parte non sono certo quelli del 2013, quando alle elezioni politiche la coalizione del PD staccava di 15 punti percentuali quella di centro destra e alle amministrative Della Pepa veniva confermato sindaco al primo turno con quasi il 54% dei consensi elettorali. E anche la percezione nella città di questa seconda amministrazione Della Pepa che sta chiudendosi, non è certamente la stessa della prima (2008-2013).

La partita per le elezioni comunali di Ivrea è certamente ancora aperta (come si rilevava anche su questo giornale subito dopo il voto del 4 marzo), ma la “Santa Alleanza” contro il PD messa in piedi dalle destre ha certamente ridotto le variabili dell’esito. Prima di tutto perché, sia la coalizione di liste locali guidata da Comotto, sia la lista del M5S con Fresc candidato sindaco, risultano schiacciate dal “referendum” sull’amministrazione Della Pepa. Né, a causa dei residui di solipsismo dei pentastellati e della dimensione “ultracivica” di Comotto, è immaginabile la nascita di un “terzo polo” sufficientemente forte, che sarebbe l’unico credibile nel giocare un ruolo di proposta e di ricambio reale nell’amministrazione della città.

Grande assente finora la partecipazione attiva dei cittadini eporediesi.
Interpellati (finora da pochi) e in attesa di essere blanditi da tutti, non si ha notizia di una sola iniziativa partita dal basso (da un’area sociale, da una zona della città, da un’associazione) che abbia voluto affrontare la questione dell’amministrazione della città. Certo, ora in campagna elettorale le iniziative e le occasioni di discussione spunteranno come funghi, ma, a giochi fatti, il loro ruolo sarà solo di orientamento verso il voto.
Un altro non confortante segnale del declino di una città che resta ancora aperta, colta, inclusiva, accogliente, solidale, antifascista e con una propensione all’innovazione, ma con un ruolo politico sempre più circoscritto della cittadinanza attiva.
E proprio la partecipazione popolare, appare oggi come il primo problema della città.
Un problema che attraversa e supera la vicina scadenza elettorale amministrativa..

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