Esercitazioni della NATO e difesa della salute

Mentre le società fronteggiano una “guerra” sanitaria per contenere la diffusione del coronavirus, NATO e USA con la complicità dell’UE preparano esercitazioni militari su terreno europeo. Agli arsenali militari, tuttavia, dovremmo preferire ospedali e ricerca medica, come questa pandemia insegna

L’umanità intera in questo inizio del 2020 è in affanno nella difesa dall’aggressione del virus Covid19, nel mentre, per chi ha un minimo di coscienza, continua la preoccupazione per i mutamenti climatici e per la sorte dei paesi poveri e di milioni di profughi. Così si constatano gravi carenze in ogni nazione, non solo in Italia, in tutti i campi del welfare: nei sistemi sanitari, nelle politiche ambientali, nell’assistenza a chi è in difficoltà economiche.
Ma intanto continuano le guerre, i programmi e le spese militari. Dico questo per contestualizzare le grandi manovre militari della NATO in nord Europa, denominate Defender Europe 20, che si terranno in aprile–maggio in Polonia e nei Paesi Baltici.
La pandemia da coronavirus e la concomitante positività al virus di alti ufficiali, ha portato i comandi americani a decidere per la riduzione del contingente americano. Non si sa a questo punto di quanti soldati sarà composto, si sa che ai diecimila già presenti in Europa, avrebbero dovuto aggiungersi ventimila militari direttamente provenienti dagli USA, con tutto l’armamentario, ovviamente. All’esercitazione avrebbero partecipato poi settemila militari di altri paesi della Nato. Ma l’11 marzo il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha dichiarato che non parteciperanno gli italiani perché “Pur sostenendo il valore strategico dell’esercitazione …gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare l’emergenza sanitaria”.
Ma qual è il suo valore? Ovvero a cosa serve questa mega operazione, definita dal segretario generale della Nato Stoltenberg «il più grande spiegamento di forze Usa in Europa dalla fine della Guerra Fredda»?
Ufficialmente serve a dimostrare la capacità dei militari statunitensi di schierare rapidamente una grande forza in Europa e rassicurare i Paesi alleati dell’Est Europa, ex Patto di Varsavia, che gli Usa sono pronti a intervenire davvero su terra europea in caso di necessità. Quale necessità, se non uno scontro con la Russia?! Ma davvero si può pensare a un’invasione russa delle repubbliche baltiche dell’ex Unione Sovietica? Questo sarebbe il “valore strategico dell’esercitazione”?
Ma ci sono altre finalità non dichiarate: ribadire l’egemonia militare americana in Europa, convincere i politici e l’opinione pubblica che la Nato è attiva e che va sostenuta con maggiori finanziamenti.
Tra le richieste di finanziamento da parte dei vertici militari, c’è anche l’adeguamento delle infrastrutture, per la mobilità dei mezzi militari. Così, mentre abbiamo strade, ponti e gallerie da mettere in sicurezza per il transito di mezzi normali, essi vorrebbero l’adeguamento per il transito dei carriarmati.
Dunque il Defender Europe 20 servirebbe anche a dimostrare ai paesi europei che è necessario spendere più miliardi per la difesa. Già! Da quali nemici? I virus? Le calamità ambientali? La miseria e la fame? E con quali armi? I missili e le bombe atomiche, le portaerei e i cacciabombardieri? Ma questi tipi di armamenti, che non sono di difesa ma di offesa, non sono giustificati e non dovrebbero essere presenti in una Repubblica come la nostra che costituzionalmente ripudia la guerra!
Il popolo italiano, provato da questa emergenza sanitaria, dovrebbe chiedere ai governanti di avere il coraggio di cambiare, convertendo gli arsenali in ospedali, le produzioni militari in produzioni civili per la difesa del territorio, le esercitazioni Nato in azioni di protezione civile, la progettazione di armi in ricerche mediche, e avviando finalmente un dipartimento di difesa non armata nonviolenta, come da anni è richiesto dai movimenti per la pace.
Pierangelo Monti

P.S. Su “più investimenti per la salute, meno spese militari” vedi anche il comunicato odierno di “Rete Italiana per il Disarmo” e “Rete della Pace”.