Glifosato prorogato per altri 5 anni. Legambiente: “una sconfitta”

La decisione della Commissione Europea vanifica lo sforzo della campagna StopGlifosato a cui aveva contribuito anche Legambiente Dora Baltea a livello locale. Eppure, la battaglia per un’agricoltura più sostenibile e un ambiente meno inquinato prosegue

Un milione e trecento mila firme. Così tante ne sono state raccolte durante la campagna europea StopGlifosato per chiedere, appunto, che venisse posto un freno all’utilizzo smodato di questa sostanza presente negli erbicidi più venduti d’Europa. Eppure, nonostante i numeri, il 27 novembre il Comitato d’appello dell’Unione Europea (un organo formato dai rappresentanti di tutti gli stati membri) ha approvato il rinnovo per altri 5 anni dell’utilizzo del prodotto.
Anche il territorio canavesano si era mobilitato e sulla scia di questa campagna un gruppo di lavoro di Legambiente Dora Baltea aveva cominciato a interessarsi dell’utilizzo dei diserbanti. Il promotore di questo gruppo, Palmiero Bufalini, sulla decisione europea sostiene: «È una sconfitta, in quanto la proroga per altri 5 anni del glifosato non prevede alcuna futura messa al bando. Il Parlamento Europeo, che è un organo consultivo, aveva votato per la messa al bando immediata del prodotto negli ambienti domestici ed entro il 2022 per l’agricoltura. Questa decisione del Comitato d’appello vanifica questa indicazione».
La votazione, va precisato, è passata con il voto contrario dell’Italia (ha votato per l’abolizione del prodotto) e con parere favorevole della Germania che, nelle precedenti votazioni, si era astenuta.
Le ragioni politiche di questa scelta sono complesse e vanno ad intrecciarsi con interessi e pressioni che coinvolgono la Germania in prima battuta. La fusione tra Bayer (azienda chimica e farmaceutica tedesca) e Monsanto (azienda di biotecnologie agrarie statunitense, nonché principale produttrice del glifosato) è una di queste ragioni e per quanto la Commissione Europea l’abbia temporaneamente “bloccata” rimane evidente il coinvolgimento, per lo meno indiretto, dello stato tedesco.

Ma per quale motivo si chiede che il glifosato venga abolito? In primo luogo ciò che le associazioni ambientaliste chiedono è che venga adottato il principio di precauzione. Il glifosato, infatti, è stato classificato come sostanza “probabilmente cancerogena per gli esseri umani” dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ma “sostanza probabilmente non cancerogena” dall’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA): due valutazioni tra di loro apparentemente contraddittorie. Eppure, come sottolinea anche Bufalini, «occorre andare al di là dell’effetto meramente cancerogeno o non cancerogeno e occuparsi anche di studiare gli effetti a lungo termine, non solo i possibili danni immediati». Non a caso, infatti, il Rapporto nazionale ISPRA sullo stato delle acque italiane relativo al 2013-2014 registrava un’alta permanenza di glifosato e metabolita AMPA (derivato ultimo del glifosato) sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee. La domanda degli ambientalisti è molto semplice: è giustificato un uso massiccio di una sostanza laddove l’evidenza scientifica vacilla?

La decisione a livello europeo è stata presa, ma, sempre in un’ottica di limitazione dei pesticidi, esiste ancora un ampio margine d’intervento e il terreno su cui poter agire è di natura locale. Promuovere un’agricoltura sostenibile, meno intensiva e più legata al naturale ciclo rigenerativo del suolo vanifica l’utilizzo di prodotti come il glifosato (che, non va dimenticato, nacque negli anni Cinquanta e conobbe un notevole incremento e distribuzione in quelle coltivazioni di piante geneticamente modificate resistenti al composto). Bufalini, inoltre, ritiene: «dovremo andare dagli enti locali e verificare lo stato di attuazione del PAN (Piano di Azione Nazionale) del 2014 che detta le linee guida sull’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci; far conoscere le buone pratiche, come ad esempio quelle adottate dal comune di Malosco o dal comune di Rueglio; promuovere una cultura sul tema che coinvolga gli amministratori locali; convincere gli agricoltori che il glifosato distrugge il loro capitale, perché rende meno produttiva la terra e promuovere un consumo critico che spinga ad acquistare prodotti che non fanno uso di fitofarmaci».
Una sconfitta, quella sancita il 27 novembre dall’UE, che non sembra aver scalfito i principi e le ragioni di chi sostiene un mondo ecologicamente più sostenibile.

Andrea Bertolino