I 5 Stelle lanciati verso l’amministrazione della città di Ivrea

Massimo Fresc è il candidato sindaco presentato domenica scorsa da Luigi di Maio e Davide Casaleggio

Come era già accaduto con Di Battista il 7 dicembre scorso, è una sala Santa Marta gremita oltre misura quella che accoglie, alle 10.30 di domenica 14 gennaio Luigi Di Maio e Massimo Fresc (candidato sindaco di Ivrea del Movimento 5 Stelle), accompagnati da Davide Casaleggio, Ivan Della Valle (parlamentare) e Davide Bono (consigliere regionale del Piemonte).
Presentato da Pierre Blasotta, consigliere comunale uscente, è Massimo Fresc ad aprire l’incontro con un breve intervento nel quale si dice fiducioso sulla possibilità di “girare pagina” a Ivrea e convinto che «in città ci sono energie nuove che bisogna sbloccare per rompere “l’ingessatura” di Ivrea. Energie che ci sono nel commercio come nella cultura (vedi il festival di letteratura), nello sport (vedi la canoa) e nelle imprese, anche di eccellenza, del territorio».
Fresc fa presente che diverse cose sono cambiate rispetto a cinque anni fa (quando Ivrea 5 Stelle si presentò per la prima volta alle elezioni comunali eporediesi): «ora M5S sa fare rete, ha collegamenti nelle istituzioni nazionali e regionali e nella Città Metropolitana», ma «presupposto fondamentale è la partecipazione», che sollecita anche per i gruppi di lavoro sul programma che «dal giugno scorso vedono coinvolti gli iscritti, ma sono aperti al contributo di tutti coloro che vogliono impegnarsi». E in questo senso vanno, sia gli «incontri che ci proponiamo di fare con il volontariato, le associazioni che rendono possibili tante manifestazioni culturali, in senso ampio, che fanno la differenza nella vita della città», sia quelli «aperti alla cittadinanza, serate tematiche su vari punti del programma, per coinvolgere il più possibile nella definizione del programma stesso».
Due criticità segnalate in particolare dal candidato sindaco 5 Stelle: l’ambiente e il disagio sociale. Sull’ambiente «le condizioni dell’aria in città che sono pessime» e impongono di «ragionare su viabilità e modi alternativi di mobilità» e poi il sistema fognario della città «sul quale abbiamo fatto una ricerca che ha evidenziato il fatto che metà del territorio comunale scarica in Dora senza alcun sistema di depurazione». Sul disagio sociale «grandissimo creato dalla crisi ad alcune fasce della popolazione, non è stato trovato il sostegno necessario, neppure un vero impegno finanziario» ed è particolarmente grave, ha notato Fresc, perché la città, nonostante tutto, è una città benestante e le risorse ci sarebbero per una risposta più adeguata.
Due i punti cardine del breve intervento, calorosamente e lungamente applaudito dal pubblico, di Fresc: cultura e partecipazione. La prima anche come volano per il rilancio del centro e della città, soprattutto attraverso la valorizzazione di un “polo Olivetti”, la seconda come essenziale perché le dimensioni di Ivrea dicono che «non è necessario delegare» e «ognuno può “fare politica”, ed è questo che può fare la differenza» anche per il successo del Movimento a Ivrea.
Davide Casaleggio interviene dopo Fresc ricordando di essere cresciuto a Ivrea e di vivere ancora la città che vede «da almeno dieci anni adagiata sui ricordi, dell’Olivetti, del turismo, della multiculturalità (io stesso sono figlio di una mamma inglese e un papà di Milano venuti a Ivrea per l’Olivetti). E Ivrea era una città che pensava al futuro e ora certamente si diverte con il Carnevale (e questo va bene, è anche una mia passione), ma tutto il resto dell’anno pensa a dover andare a lavorare a Torino, a Milano o altrove». Ma Ivrea non può diventare una città dormitorio e per cambiare – Casaleggio ripete la ricetta di Fresc – «l’unico modo è quello della partecipazione». Come cittadino di “Ivrea allargata”, dirà ancora Casaleggio, «ho cercato di dare una mano alla ripresa della città: l’anno scorso abbiamo organizzatto l’evento SUM per pensare il futuro, non a caso nelle officine Olivetti, e quest’anno vorrei ripetere l’iniziativa». Positivo il giudizio sulla candidatura UNESCO di “Ivrea città industriale” e «sarebbe una gran cosa riuscire ad ottenerla quest’anno, ma il riconoscimento passa per la valorizzazione degli ambienti, della storia e di tutto quanto è stato fatto da Olivetti, ma quando vedo come sono ridotti quei campi da tennis, dove pure anch’io ho giocato, mi piange il cuore».
Da Ivrea alle elezioni politiche nazionali del 4 marzo con Luigi Di Maio che interviene per ultimo partendo dall’attualità: «ho letto che sia Renzi che Berlusconi dicono che la battaglia è tra noi e il Movimento 5 Stelle (…) e ogni volta che sento questi discorsi dico che abbiamo già vinto», ma, avverte, «non ci montiamo la testa perché ci sono ancora 50 giorni di campagna elettorale». Salvo poi dirsi sicuro che, dopo il 4 marzo, «la diciottesima legislatura avrà un governo 5 Stelle» e i cento attuali parlamentari del M5S saranno triplicati.
L’intervento del candidato presidente del consiglio dei 5 Stelle prosegue secondo lo schema lineare collaudato (che varia solo per il diverso media utilizzato: comizio, blog, talk show o dibattito televisivo o radiofonico) con cenni ai “cambi di casacca” (576 nella legislatura che si sta chiudendo), all’eccessivo numero di leggi (187mila, una ogni due giorni e mezzo), alle piccole e medie imprese («il 95% delle imprese sotto i 15 dipendenti» e il carico fiscale sul costo del lavoro da abbassare, alla questione demografica «Italia ultima in Europa per natalità») e il sostegno alle famiglie con bambini («ma non voglio rassegnarmi all’idea che siccome ci sono poche nascite dobbiamo favorire l’immigrazione. Prima lavoriamo alle politiche di sostegno alle famiglie italiane», unica affermazione preceduta da «non voglio suscitare polemiche»).
Poi un passaggio sulla Legge Fornero, un ragionamento sull’intepretazione dei dati sull’occupazione («aumentati i contratti di lavoro, ma mancano all’appello un miliardo di ore di lavoro»), una battuta en passant sui sindacati («sono stati i primi a tradire i lavoratori»), il mantra su “non di destra e non di sinistra, ma mettiamo al centro la qualità della vita degli italiani” e, per concludere le “regole” del nuovo statuto del Movimento e la “diversità” dei 5 Stelle.

Una scelta intelligente
Un’iniezione di fiducia forte quella ricevuta domenica dal M5S eporediese che può ora seriamente pensare di sostituire il PD nell’amministrazione cittadina. Non solo (o almeno non soprattutto) per il bagno di folla entusiasta e plaudente (richiamata in larga misura dalla star Luigi di Maio, come era già accaduto a dicembre per Alessandro Di Battista), quanto per il favore che incontra la candidatura a sindaco di Massimo Fresc. Una candidatura diversa, di un personaggio famoso a livello nazionale del M5S (possibile visto l’interesse per la città di big del Movimento) sarebbe parsa forse più consona alle regole del marketing elettorale, ma certamente avrebbe ratificato l’avvenuta omologazione dei 5 Stelle a tali regole.
Non è dato di sapere se sia questo ragionamento che ha guidato i 5 Stelle eporediesi o, più semplicemente, la candidatura sia nata all’interno di una continuità del gruppo (Fresc ha seguito tutta la consiliatura di Pierre Blasotta e si occupa della comunicazione del M5S di Ivrea), ma certamente risulta una scelta intelligente e felice.
Sì, anche felice perché dall’intervento di presentazione di Massimo Fresc domenica mattina in sala Santa Marta e dalla successiva intervista (che pubblichiamo a parte), emergono forti i richiami alla partecipazione, al ruolo della cultura e, in particolare, all’unicità dell’esperienza olivettiana, per disegnare una ripresa di ruolo della città e dei suoi cittadini.
Tutte cose già dette e sentite tante volte, si dirà, ma mai in maniera così ferma e ribadita. E senza la paura, tutta elettoralistica, di affermare che “è buona cosa la candidatura Unesco augurandosi che sia ottenuta quest’anno”, ancorché sia stata gestita in maniera poco trasparente e discutibile e nonostante sia tuttora un cavallo di battagia dell’amministrazione PD uscente.
Anche l’enfasi sulla necessità della partecipazione e gli incontri pubblici annunciati per il programma, sembrano esprimere una volontà di rottura di quel guscio di impenetrabilità (quell’atteggiamento “carbonaro” avevamo scritto un mese fa su questo giornale) che, c’è da augurarsi, non sia limitata alla fase elettorale.
Infine le seppur timidissime aperture a possibili convergenze sul programma su questioni ambientali o di solidarietà o sul lavoro connesso alla candidatura Unesco, espresse dal candidato sindaco nell’intervista, rappresentano in qualche modo un’incrinatura del solipsismo a cui sembrava essersi condannato il M5S (e le realtà locali spesso più di quelle nazionali).
Il cammino è ancora lungo fino a maggio e certamente peserà quanto mai il risultato delle elezioni politiche del 4 marzo, ma, al momento, il M5S è certamente in gara per l’amministrazione della Città di Ivrea

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(foto di Giovanni Tradardi)