Il lupo è tornato

Una conferenza a Quincinetto che ha informato invece di creare allarme e clamore mediatico

LupoAttenti al lupo! In bocca al lupo, il lupo perde il pelo ma non il vizio, ho una fame da lupi, al lupo al lupo: per essere un animale quasi scomparso intorno a noi non si può dire che sia scomparso nella nostra cultura, nel nostro immaginario, nella nostra storia.
Il lupo però ha resistito, ha aspettato che l’uomo abbandonasse i territori montani che un tempo coltivava e abitava e pian piano ne ha ripreso possesso, allargando il proprio “fortino” ridotto alle montagne abruzzesi fino ad occupare in Italia tutto l’arco montano appenninico e alpino.
Spesso in estate i titoli dei giornali locali ci ricordano che attacchi di lupi si sono verificati anche tra Piemonte e Valle d’Aosta e allora ben vengano le serate informative come quella organizzata dal Comune di Quincinetto il 5 novembre con la presenza dell’associazione Life Wolfalps, di Luca Giunti, guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie, di Mauro Moretto, veterinario Asl TO4, e di Bruno Bassano, veterinario del Parco del Gran Paradiso.
In un campo così contaminato dall’immaginario, da vere e proprie leggende, da esagerazioni e imprecisioni è importante mettere alcuni punti fermi e portare anche dei dati.
Primo punto da sfatare è che i lupi siano stati immessi volontariamente: l’analisi del DNA (da carcasse, feci, peli) conferma chiaramente che la popolazione di lupi odierna deriva da quella rimasta negli Appennini centrali, che via via si è allargata fino ad arrivare a popolare tutte le Alpi, e che ora comincia ad accoppiarsi con quella slovena.
Il monitoraggio sistematico coordinato dal progetto LIFE WOLFALPS nell’inverno 2014/2015 (il primo della storia a livello alpino) ha evidenziato che sulle Alpi ci sono 23 branchi in totale per circa 150 esemplari. Nelle valli piemontesi è stata stimata la presenza di 21 branchi più 4 coppie riproduttive, di cui 14 branchi e 2 coppie in provincia di Cuneo, 7 branchi e 2 coppie in provincia di Torino, compresa la Val Soana, e un individuo solitario in provincia di Biella.
Nel resto delle Alpi italiane sono presenti un branco e una coppia riproduttiva in Valle d’Aosta e un branco in Lessinia (province di Verona e Trento). In Friuli è presente una coppia riproduttiva, mentre nell’area Trentino/Alto Adige/Lombardia sono presenti 3 individui solitari stabili; avvistamenti sporadici sono poi segnalati in Lombardia.
Sugli appennini i capi sono invece circa 1700 per un totale in Italia vicino ai 2000 esemplari e teniamo conto che nel 1970 il numero totale si era ridotto a 100. L’ultimo esemplare abbattuto in Piemonte risale al 1921 e le cronache di inizio ‘900 ancora riportano casi di aggressioni ad animali e anche bambini in una situazione però di forte compresenza di uomini e animali nelle zone montane.
Adesso il problema può essere rappresentato dagli attacchi di lupi agli animali al pascolo, specialmente ovini, anche se non mancano certo in natura le prede per questo carnivoro. L’espansione dell’area del lupo è coincisa infatti con l’abbandono delle coltivazioni in vaste aree di montagna e la contemporanea proliferazione di animali selvatici quali cinghiali, caprioli, camosci, cervi, in molti casi anche rimessi da cacciatori e poi riprodottisi autonomamente e in modo incontrollato. I danni causati alle colture da questa fauna selvatica sono ingenti e molto superiori a quelli provocati dal lupo. Nella provincia di Torino sono stati segnalati circa 50 attacchi a greggi a stagione ma dopo i primi anni la frequenza si è abbassata grazie all’adozione di alcune contromisure. La scomparsa del lupo infatti aveva provocato naturalmente l’abbandono di semplici precauzioni che una volta erano patrimonio di qualunque pastore, soprattutto non lasciare animali liberi di notte e fare accompagnare il gregge da cani da difesa. Anche i casi di aggressioni a un gregge alpeggiante in alta Val Soana, sopra Ceresole, riguardano animali che il pastore lascia tutta l’estate all’aperto senza custodia.
Per aiutare gli allevatori diversi Comuni e Enti prevedono un indennizzo per le perdite subite e un contributo per l’acquisto di cani pastore di razze particolarmente indicate come i maremmani o i pastori dei Pirenei.
L’attacco all’uomo è invece molto difficile, a parte i casi dei bambini che venivano lasciati a guardare le bestie al pascolo nell’Italia prendustriale. In tutta Italia non si registra alcun attacco all’uomo dalla fine della seconda guerra mondiale, nonostante i titoli allarmistici dei giornali.
Un avviso per tutti gli amanti della fotografia: è estremamente difficile avvistare un lupo, si possono seguire impronte e trovare tracce ma il lupo sa non farsi vedere.
Francesco Curzio