Il vero “partito della nazione”

Elezioni comunali 5 giugno a Torino – La convergenza su Fassino di chi ha qualcosa da rivendicare a chi governerà Torino

 

In queste prime ore post elettorali, guardando a Torino, ci sono due dati che non possono sfuggire: l’affluenza al voto scende sotto il 60% – quasi 10 punti in meno rispetto alla volta scorsa – e Fassino è costretto al ballottaggio dopo che alle precedenti elezioni aveva vinto al primo turno con oltre il 55% dei voti.
L’operazione elettorale di Torino in Comune, non casualmente in assonanza con l’esperienza di Barcellona, era quella più chiara fin dall’inizio nel proporre una sinistra alternativa al Pd renziano, che andasse oltre la somma di Sel e Rifondazione.

I candidati dei due partiti che andranno al ballottaggio a Torino

I candidati dei due partiti che andranno al ballottaggio a Torino

Il risultato, però, non è certo entusiasmante.
Ovviamente, com’era prevedibile, l’attenzione si è polarizzata su Fassino e su Chiara Appendino, candidata del Movimento 5 Stelle. La mia impressione è che quest’ultima abbia scelto un profilo troppo “moderato”, da brava ragazza di cui ci si può fidare, poco grillina paradossalmente… peccato che Fassino sia la “rassicurazione” fatta persona, e su questo versante quasi imbattibile.
E proprio la campagna elettorale ha evidenziato un convergere su di lui di tutti coloro che hanno qualcosa da rivendicare da parte di chi governerà Torino nei prossimi anni, da destra a sinistra: lo spappolamento del centro destra ha sicuramente aiutato il convergere del “partito degli interessi” verso Fassino: forse il vero Partito della nazione, al di là della retorica, sta proprio qui, più per demeriti altrui che per meriti propri.
Però Fassino resta lontano dal 50% – e in generale i risultati del PD non sono quelli che Renzi sperava – mentre il voto al Movimento 5 Stelle è significativo. E il ballottaggio non appare così scontato: e sarà tanto più aperto quanto sarà chiara l’alternativa tra continuità e cambiamento, con un pensiero a quel 40% di torinesi che non sono andati a votate e che hanno dimostrato – se ancora ce ne fosse bisogno – la distanza tra politica e una buona parte della società.

 

Federico Bellono | 08/06/2016