Innovis-Comdata: lavoratori vessati

Cos’hanno i lavoratori e le lavoratrici Innovis che non piace a Comdata?

Chiedono solo di non perdere diritti, di conservare un minimo di dignità, di lavorare, ma Comdata proprio non li vuole se non alle sue condizioni: licenziamento con riassunzione ad orario e livello ridotto. Invece del giusto art. 47 (incorporazione) a parità di condizioni, come del resto Comdata ha fatto con altre sue realtà.  E allora ci chiediamo: cosa mai avranno i lavoratori e le lavoratrici che non piace a Comdata? La domanda è retorica e la risposta facile: sono “vecchi”, costano troppo, sono poco malleabili, arrivano dal “vecchio” mondo del lavoro, dove il dipendente non si accontenta di lavorare, ma vuole anche diritti e condizioni dignitose. Una peste per una multinazionale di quel mondo “barbaro” dei servizi telefonici.

La storia di Innovis

La situazione oggi

Oggi i lavoratori e le lavoratrici Innovis, rimasti in 98 dei 272 iniziali, sono ancora in contratto di solidarietà fino ad agosto 2018, “si continua a lavorare, tutti, solo 16 ore alla settimana, pur in presenza di centinaia di interinali, perché l’alternativa si chiama chiusura … ad oggi siamo nell’ultimo anno di solidarietà e nuovamente si ripresenta il ricatto del licenziamento per riassunzione in Comdata a condizioni peggiorate.”

L’azienda alla fine sta vincendo, anche a causa di una parte sindacale che non si è opposta come avrebbe dovuto al progetto aziendale chiamando i lavoratori alla mobilitazione unitaria per ottenere un solo diritto: il passaggio in Comdata con l’art. 47.
E’ drammatica notizia di questi giorni che quasi 40 dipendenti consigliati, accompagnati, dai propri referenti sindacali stanno accettando il ricatto aziendale. E non parliamo della Fiom, oggi l’unica categoria che continua la sua resistenza, per i diritti, per la dignità. L’unica categoria che fa sindacato.
Per noi una storia di abusi legalizzati, Comdata ha preso tutte le ricchezze di Innovis, commesse, conoscenze, esperienze, ha ricevuto il sostegno economico degli ammortizzatori, pur godendo di prospere condizioni, ha utilizzato varie strategie per portare allo sfinimento questo gruppo di lavoratori e in parte vi è purtroppo riuscita dato che ci siamo più che dimezzati.
Siamo resistenti, non supereroi, per cui umiliazioni e ricatti hanno prodotto molte vittime nel corso degli anni, che hanno scelto il licenziamento per evitare che lo stress subito travolgesse del tutto la loro esistenza.”

Lasciati soli

Non vorremmo mai leggere parole così, i lavoratori provano a resistere, stanno resistendo, ma li abbiamo lasciati soli, con loro quasi solo lo storico sindacato metalmeccanico, che piano piano sta scomparendo nel nostro territorio per la scomparsa delle aziende manifatturiere. Li abbiamo lasciati soli, le istituzioni li hanno lasciati soli.
C’è un’eccezione, alla fine dell’anno scorso la Commissione Lavoro del Comune di Torino si è occupata anche di Innovis, e un ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale torinese il 22 gennaio raccoglie le preoccupazioni espresse da  alcune rappresentanze sindacali e impegna la Sindaca e la Giunta “a farsi parte attiva per scongiurare la progressiva sostituzione dell’attuale forza lavoro non impattata dalla deregolamentazione introdotta dal job’s act, con una nuova generazione di lavoratori ad alta flessibilità e senza alcuna tutela dei diritti”.
Si muovono a Torino anche per Comdata Ivrea.
E l’amministrazione eporediese cosa fa? Un incontro chiesto formalmente il 6 dicembre scorso da Fim-Fiom-Uilm al sindaco Della Pepa e all’assessore al lavoro Capirone viene fissato solo per lunedì prossimo 29 gennaio alle 14.30. In concomitanza dell’incontro le Rsu Fiom Innovis hanno indetto uno sciopero con presidio per l’intero turno. “Lottiamo per difendere i nostri diritti. Per dire no ai ricatti”.
Proviamo ad esserci anche noi, cittadini e cittadine comuni, facciamo sentire un po’ di pressione sociale ad un esecutivo che certo non ha brillato in termini di autorevolezza e incisività sulla questione occupazionale del territorio.

Cadigia Perini
ringrazio per la collaborazione Milli Penna, Rsu Fiom Innovis