Innovis: la resistenza che paga

Comdata accetta di considerare la proposta Fiom per il passaggio dei lavoratori Innovis. Cauta soddisfazione dei lavoratori Innovis dopo l’incontro in Confidustria di venerdì 25, pur permanendo la preoccupazione per la situazione generale di Comdata.

Presidio Innovis-Comdata davanti a Confindustria Canavese

Venerdì 15 ore 14.00, i lavoratori Innovis sono praticamente tutti davanti a Confindustria, non fanno “rumore” mediatico perché sono una cinquantina, ma la percentuale di adesione al presidio è vicina al 100%. Siamo di fronte a lavoratori resistenti e organizzati che non hanno mai smesso di chiedere il giusto trattamento per il passaggio in Comdata, proprietaria unica di Innovis.
Del centinaio che erano un anno fa, quasi la metà dei lavoratori non ha ceduto alle pressioni di Comdata che, prefigurando scenari bui, li spingeva a firmare un accordo di licenziamento da Innovis per essere riassunti in Comdata ex novo, perdendo livello, orario di lavoro, retribuzione, in cambio di un incentivo di 9.000 euro (diventati poi 5.000 per gli ultimi firmatari) e alla rinuncia tombale a qualsiasi causa futura. Più delle metà, invece, per fragilità e forse poca dimistichezza alla resistenza, hanno ceduto e firmato questa impegnativa che dal 1 luglio dovrebbe portarli in Comdata come dei neoassunti a tempo parziale (uso il condizionale perché, a valle dell’incontro di venerdì pare sia stata data loro la possibilità di aderire invece alla nuova proposta di passaggio). Sono poi dieci i lavoratori che si sono licenziati e percepiscono l’indennità di disoccupazione ASpI.
I lavoratori chiedevano semplicemente che il passaggio in Comdata avvenisse per cessione di ramo (articolo 47 L. 428/90) per poter conservare i diritti acquisiti negli anni e quelli che non hanno firmato il “prelicenziamento” sono pronti a far causa in caso l’azienda rimanga su una posizione di chiusura.

La controproposta Fiom

Nell’incontro di venerdì, per tutelare al massimo i salari dei lavoratori, la Fiom ha avanzato però una proposta alternativa prevista dal contratto dei metalmeccanici: la “cessione di contratto” e Comdata ha accettato di valutare la proposta Fiom (ma fatta loro anche dalle altre sigle sindacali). Forse si è finalmente resa conto che i lavoratori non cedono e anzi sono pronti ad avviare una causa di lavoro.
All’interno della cessione di contratto vi sono dei criteri per il passaggio che devono ancora essere discussi dalle parti (orario di lavoro, livelli di inquadramento, compesazioni per perdita di diritti, …) ma è positivo che l’azienda abbia dimostrato una piccola apertura.
E’ stata quindi convocata un’assemblea dei lavoratori mercoledì 30 maggio per presentare la proposta e raccogliere indicazioni specifiche ed è stato convocato un nuovo incontro con l’azienda il 15 giugno.

Situazione Comdata

Durante l’incontro non poteva non essere affrontato il tema della situazione generale di Comdata. La chiusura dei siti di Pozzuoli e Padova, il FIS ad Olbia e a Ivrea dove 363 persone stanno lavorando una sola settimana al mese, con prospettiva di prolungamento del periodo oltre la scadenza del 2 luglio per ulteriori 13 settimane, non fa presagire nulla di buono.
La sede di Pozzuoli chiude perché antieconomica, i lavoratori campani vengono tutti da Comdata Care (ex Vodafone) con stipendi superiori alla media Comdata. Via, si cancella. E anche quella di Padova con la riduzione delle attività non è più “sostenibile”.  Queste sono le oggettive motivazioni aziendali. Della soggettiva situazione dei lavoratori dentro la giungla sempre più feroce dei servizi di call center, non se ne occupa nessuno.

Le contromosse
Verranno fatte rientrare attività dall’estero, spostate attività da una sede all’altra, ma il lenzuolo è quello, anzi da due piazze è passato ad una sola piazza, e si sa che tirando si copre una parte ma se ne scopre un’altra.  Ma cosa provoca questa drastica riduzione di attività in Comdata soprattutto dal cliente TIM?  Semplice: la spietata concorrenza senza limiti che non trova argine in Italia (sembra invece più sotto controllo ad esempio in Francia, come la stessa Comdata afferma dichiarando di riuscire a lavorare meglio oltralpe). Sono ben quattro infatti le società concorrenti di Comdata in Italia che hanno accettato da TIM una riduzione del 20% (venti!) sui contratti. Tra queste pare figuri la Ennova (start up dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino) fondata da Fiorenzo Codognotto, già co-fondatore, nel 1987, e amministratore delegato di Comdata. Si sono dimenticati di stilare un patto di non concorrenza?

Cadigia Perini