Interrogazione parlamentare per Vodafone

Il colosso telefonico fa la voce grossa con i dipendenti e guadagna un’interrogazione parlamentare, una in Commissione lavoro della Camera e del Senato e un “question time” in Regione Piemonte. Alle quali si aggiunge l’esposto dei lavoratori per avviare un’azione ispettiva del Ministero del Lavoro sui criteri di selezione dei lavoratori da trasferire.

Lo sciopero del 20 giugno scorso delle lavoratrici e dei lavoratori Vodafone ritrovatisi a Roma in due presidi davanti al Ministero del Lavoro e in Piazza Montecitorio ha prodotto il risultato atteso in termini di visibilità e sostegno alla loro lotta contro i trasferimenti discriminatori, ma da parte aziendale non vi è stato alcun passo di avvicinamento alle ragioni dei dipendenti.
L’adesione allo sciopero nazionale è stata buona, mediamente del 45% nei Call Center con punte fino all’80% nelle sedi in cui Cobas è presente (Ivrea, Roma e Pozzuoli). L’adesione totale scende al 12% complessivo conteggiando tutti i comparti extra Call Center di Vodafone, la solidarietà su azioni che non ti toccano direttamente è dura da ottenere, purtroppo.
Durante il presidio davanti al Ministero del Lavoro, i rappresentanti Cobas hanno presentato agli organi ispettivi del Ministero del Lavoro un esposto (consegnato anche alla Procura della Repubblica) per richiedere un intervento a verifica dei comportamenti discriminatori dei responsabili Vodafone, sia verso il personale proveniente da reintegra che verso il personale con esenzione alla risposta telefonica, oggi colpiti dalla procedura di trasferimento.
Nel secondo presidio davanti a Palazzo Montecitorio le lavoratrici e i lavoratori hanno incontrato i deputati Fassina e Airaudo di Sinistra Italiana e quest’ultimo ha presentato un’interrogazione al Ministro del Lavoroper sapere quali iniziative intenda assumere, per quanto di propria competenza, al fine di verificare la conformità delle condotte indicate in premessa (i trasferimenti dei reintegrati e parzialmente inabili, ndr) con la normativa lavoristica, le disposizioni in materia antidiscriminatoria e il diritto alla salute.” E’ stata inoltre presentata un’interrogazione con risposta in commissione lavoro con primo firmatario l’onorevole Damiano del PD che fa riferimento oltre che ai trasferimenti da Ivrea a Milano anche ai licenziamenti dei 100 reintegrati a Roma, “già nel 2012, in primo grado, il tribunale di Roma aveva dichiarato l’illegittimità della suddetta cessione di ramo d’azienda e intimato il reintegro di più di 100 lavoratori. Tuttavia, la società telefonica ha tentato di aggirare detto pronunciamento, dapprima riammettendo i lavoratori e, successivamente, avviando una procedura di messa in mobilità mirata nei confronti dei medesimi lavoratori ricorrenti; la corte d’appello di Roma, nel 2015, ha confermato la nullità dei licenziamenti, rilevando una condotta discriminatoria e ritorsiva; analoga sorte è capitata a diversi lavoratori operanti nella sede di Ivrea; in data 29 maggio, Vodafone ha aperto la procedura di trasferimento collettivo per 19 … di questi lavoratori, 4 sono lavoratrici con problemi di salute, mentre i rimanenti 15 avevano visto riconosciuto il diritto al reintegro a seguito dei pronunciamenti giudiziali“. E infine anche la Regione è stata chiamata ad intervenire dalla consigliera regionale Frediani e dal consigliere comunale Blasotta del M5S che scrivono “Pretendiamo una ferma presa di posizione da parte della Giunta regionale e la convocazione di un tavolo con vertici aziendali e rappresentanze sindacali per fermare questo ennesimo schiaffo ai lavoratori di un territorio ormai industrialmente desertificato“. Per quanto riguarda l’amministrazione comunale eporediese l’assessore al lavoro Capirone riferisce di seguire la situazione e ci informa sulle interrogazioni parlamentari, per ora però non vi è intenzione di chiamare l’azienda a render conto di un’azione dal profilo smarcatamente discriminatorio.
Intanto lunedì 3 luglio (giorno del trasferimento) si avvicina, scrive il Coordinamento nazionale Cobas Vodafone “La nostra organizzazione ha inviato all’Azienda richiesta di convocazione per riparlare alla luce delle adesioni allo sciopero del 20 giugno, della decisione di procedere con questi trasferimenti. Siamo in attesa di risposta. Nel caso non arrivasse o fosse negativa siamo determinati a proseguire la mobilitazione. Nei prossimi giorni vi daremo tutti gli aggiornamenti del caso.
Ma i lavoratori non devono esser lasciati soli, intanto occorre da subito unità sindacale (fortemente auspicata dal Cobas e formalmente richiesta a Cigl-Cisl-Uil che chiedono il ritiro della procedura di trasferimento) e il rafforzamento della mobilitazione che deve vedere un coinvolgimento ampio, di tutte le persone che rifiutano le logiche discriminatorie chiaramente alla base di questa azione di forza di un gigante che non avrebbe certo bisogno di questo per coltivare i suoi profitti. Una multinazionale patinata nella sua pubblicità, ma opaca nella responsabilità sociale.

Cadigia Perini

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