Intervista al candidato sindaco di Ivrea del M5S

Candidatura Unesco, Fondazione Guelpa, accoglienza migranti al centro della conferenza stampa con Fresc, Blasotta e Della Valle

Massimo Fresc, eporediese, 56 anni, due figlie, diplomato al Liceo Gramsci e laureando in filosofia, in gioventù educatore alle colonie Olivetti, poi alla Fondazione Ruffini, da diversi anni gestore con la famiglia di un B&B e di una pensione per cani. Primi contatti con il Movimento di Grillo al VaffaDay di Torino, iscritto al M5S dal 2012, responsabile della comunicazione di Ivrea 5 Stelle e collaboratore del consigliere comunale Blasotta (eletto nel 2013).
Lo incontriamo, con altri giornali locali, in sala Santa Marta dopo la conclusione della sua presentazione pubblica quale candidato sindaco di Ivrea per il Movimento 5 Stelle, insieme al consigliere comunale uscente Pierre Blasotta e al deputato Ivan Della Valle, che da mesi segue il lavoro del gruppo eporediese.

Alla domanda di un giornale locale su quanti siano gli iscritti al M5S di Ivrea e se punti ad amministrare il Comune da soli, Blasotta risponde che sono una cinquantina i militanti attivi attuali, ma c’è apertura a non iscritti nell’elaborazione del programma per la comunità locale. Fresc nota che “da soli è un po’ una parola grossa, sul programma potranno esserci convergenze su temi quali l’ambiente, la solidarietà o altri complessi come la gestione della candidatura Unesco”. A proposito di quest’ultima, ricorda che il M5S “ha criticato il metodo dei passaggi degli incarichi per la preparazione dei dossier, ma mai l’obbiettivo. Oltre al fatto che il successo della candidatura rischia di risultare, per come si è arrivati, come la ciliegina su una torta che è tutta ancora da fare. E occorrerà farla”.
Sulla Fondazione Guelpa è Blasotta ad affermare che “va ripensata nelle regole perché è uno strumento di gestione di risorse che sono del Comune e a questo spetta deciderne l’uso. Compreso l’utilizzo di piccoli contributi per iniziative culturali utilizzando gli interessi che il patrimonio genera ogni anno.”. E Fresc aggiunge: “Per gli investimenti del patrimonio poi occorre discutere e verificare se abbia senso utilizzarli per un progetto nell’area della caserma ex Cena di piazza Ottinetti o non sia più ragionevole, verificando le possibilità, valutare un recupero dell’area culturale del Centro La Serra, che è un edificio olivettiano ed è in centro anch’esso. E il ‘polo olivettiano’ nell’area di via Jervis”.

Le elezioni sono ormai quasi esclusivamente marketing (un po’ causa e un po’ effetto della crisi della democrazia) e, nonostante l’attenzione nazionale del Movimento sulle elezioni di una piccola città qual è Ivrea, qui avete scelto un candidato locale. Senza contrasti con le istanze più “alte” del Movimento?
Ivan Della Valle: Abbiamo sempre dato il massimo supporto alle realtà locali, io me ne sono sempre occupato, Casaleggio se ne occupa perché è anche un po’ la sua città e la conosce, e danno una mano anche i consiglieri regionali. Un’attenzione maggiore è possibile perché in questa tornata nell’area della Città Metropolitana di Torino a maggio le uniche città sopra i 15mila abitanti in cui si vota sono Ivrea e Orbassano. E non c’è stato alcun contrasto perché sia il candidato sindaco che gli altri candidati consiglieri sono sempre residenti nel territorio dove si va al voto.
Massimo Fresc: Ebbene sì, abbiamo fatto un’operazione in continuità con la nostra pratica ed esperienza ed evidentemente non di “marketing”.

La città di Ivrea ha una tradizione di accoglienza e uno SPRAR funzionante da molti anni. Nel suo intervento oggi Di Maio ha parlato di “famiglie italiane” da anteporre a un presunto “favorire l’immigrazione”. Poiché le migrazioni sono un fenomeno epocale che non si fermerà certo nei prossimi anni, con voi di M5S alla guida del Comune di Ivrea, cosa accadrebbe?
Ivan Della Valle: L’accoglienza non è in discussione, ma noi parliamo sempre di comunità, più che di Comune, proprio per segnalare la necessità che ogni questione sia affrontata dalla comunità. Il problema è allora quello di una distribuzione sul territorio (e in tutta Europa) e soprattutto del controllo sulle cooperative che, in alcuni casi, lucrano sulla gestione dei migranti. Due parole, accoglienza e legalità, devono andare insieme. Da questo punto di vista occorre velocizzare l’esame delle richieste d’asilo che in Italia dura un anno e più contro i tre mesi di altri paesi. Si creerebbe così un sistema virtuoso per stabilire in fretta chi ha diritto alla protezione e chi invece no.
a cura di ƒz