La drammatica situazione delle attività culturali del territorio

Alcune proposte per affrontarla anche localmente, a partire dal Comune di Ivrea.

Mentre ancora non si intravede quando sarà possibile riprendere le attività che prevedono aggregazione sociale (“assembramenti”, nel gergo poliziesco oggi in voga), si può invece prevedere facilmente che molti dei soggetti che tali attività progettano, realizzano, organizzano e gestiscono rischiano semplicemente di scomparire. In particolare quanti operano nelle attività culturali, di spettacolo e intrattenimento che, oltre a rappresentare una quota dell’economia di un territorio, “forniscono” beni vitali per la vita delle comunità, costituendo spesso anche il volano del turismo, un settore economico non marginale per un Paese come l’Italia.
Il rischio di scomparsa delle tante (piccole e medie) realtà che si occupano di produzione, programmazione e gestione di attività culturali, appare ancor più grave a Ivrea e nell’Eporediese, un territorio che si distingue per “consumi” culturali, partecipazione e manifestazioni proporzionalmente ben superiori alle sue dimensioni demografiche. E ci si riferisce qui non tanto a Carnevale e San Savino, ma soprattutto alle rappresentazioni e alle produzioni del teatro Giacosa e delle diverse realtà teatrali locali (Morenica, Andromeda,…), alle scuole di musica e di danza, ai concerti ed eventi (dal Jazz Festival ai tanti altri che si svolgono nell’Eporediese), alle sale cinematografiche (e alle diverse iniziative e rassegne che in esse si svolgono), alla Grande e piccola invasione, a Ivreaestate, a CinemAmbiente e ai tanti eventi (sarebbe veramente lungo elencarli qui) che sono il prodotto di un territorio con tante associazioni e gruppi che, ormai da molti anni, hanno preso il testimone dai mitici “Servizi culturali Olivetti” e lo hanno portato avanti, garantendo un’offerta culturale ben al di sopra di una città di piccole dimensioni.
Un’offerta culturale che è in qualche modo il sedimento più evidente di una storia che ha portato a “Ivrea patrimonio Unesco” (quando, a quasi due anni dal ricevimento, ci si deciderà a valorizzare questo riconoscimento?) e che può essere un notevole assist per il turismo, anch’esso drammaticamente in crisi. E in questo senso va anche il ventilato acquisto da parte del FAI della Chiesa di San Bernardino, un capolavoro che potrebbe finalmente diventare facilmente accessibile e arricchire l’intero comprensorio della “prospettiva Jervis”.
Della situazione drammatica di “cultura e turismo”, sembra che ci sia consapevolezza a livello governativo, ma le misure (del bonus dei 600 euro per i “lavoratori autonomi”, della cassa integrazione in deroga, del rinvio della scadenza di alcuni tributi,…) riguardano una fascia ridotta degli operatori della cultura e dello spettacolo e rappresentano un “pannicello caldo” di fronte della gravità della situazione. Una situazione fatta anche di tante piccole (spesso le più creative) realtà che non fruiscono di alcuna delle misure di sostegno governative. Realtà che avrebbero bisogno, come già in molti propongono, di contributi a fondo perduto, di aiuti per gli affitti, sospensione di tasse e tributi, di un “bonus cultura” esteso dai diciottenni alle famiglie, di un abbassamento delle aliquote Iva.
Anche a livello piemontese (dove una stima molto al ribasso calcola siano almeno tremila i lavoratori dello spettacolo rimasti senza reddito nella regione), sembra venire avanti una certa consapevolezza: pochi giorni fa, in una conferenza stampa della Giunta Regionale, l’assessora alla Cultura e Turismo Poggio ha osservato che «le risorse risparmiate per gli eventi annullati saranno reinvestite a favore delle imprese del settore. Passeremo dal progetto al soggetto, perché anche se molte manifestazioni e iniziative non possono svolgersi in questo momento a causa del Coronavirus, non dimentichiamo tutte le professionalità impiegate in un evento e le fragilità di questa filiera».
Un ragionamento che anche le amministrazioni comunali locali, a cominciare da quella di Ivrea, potrebbero far proprio, trovando il modo per destinare i contributi previsti per manifestazioni che non si sono potute o non si potranno svolgere, ai diversi soggetti che le hanno progettate e organizzate nel corso degli anni.
Questa è la più immediata per l’emergenza, ma sono tante e diverse le misure e le iniziative che, a partire dal Comune di Ivrea, si potrebbero attivare localmente.
A Ivrea c’è, nominata proprio all’inizio dell’emergenza Covid-19, un’assessora alla Cultura che, nei modi e nei tempi in cui sarà possibile, potrebbe iniziare a interloquire con gli operatori culturali della città, ascoltando le segnalazioni dei principali problemi e le proposte per una ripartenza.
Perché se c’è un futuro possibile e vivibile per questo territorio, non potrà certamente fare a meno di una forte e vivace attività culturale.
ƒz