La tornata pre-elettorale – Intervista a Comotto, di Viviamo Ivrea

L’avvicinarsi della fine del secondo mandato Della Pepa apre a diverse incognite su chi otterrà la guida della città d’Ivrea. Per arrivare preparati alle elezioni in primavera, Varieventuali inaugura un ciclo di interviste e approfondimenti che aiuti a mettere un po’ d’ordine in questa campagna elettorale

In Italia da qualche anno siamo sempre in “campagna elettorale”. Anche localmente, a Ivrea, c’è da tempo sapore elettorale in diverse vicende legate all’amministrazione comunale cittadina. E’ ovvio che, con l’approssimarsi delle elezioni (politiche e comunali) previste per la prossima primavera, la situazione si scalderà sempre di più.
Per Ivrea c’è già l’autocandidatura a sindaco di Ballurio e la “disponibilità alla candidatura” di Ricca (espressa in un’intervista a un giornale locale) per il PD e aree contigue, mentre i 5 Stelle hanno incontrato Casaleggio a Ivrea questa estate per ragionare sulle prospettive delle elezioni eporediesi. Poi c’è il circolo Brat che avverte “il rischio concreto è che la competizione elettorale si giochi sulle personalità dei candidati che si propongono e non su di un chiaro progetto per la città” e propone, invece, che “i partiti e le forze di sinistra e centro sinistra della città si mettano al servizio di una proposta per Ivrea” e, facendo seguire i fatti alle parole, ha organizzato un incontro il 4 ottobre allo ZAC! su “Ivrea metropolitana”. Mentre all’interno del PD eporediese regna una confusione senza precedenti che non è affatto detto si concluda il 14 ottobre con il congresso e l’elezione del segretario del circolo.
Delle destre (a parte l’incredibile visibilità regalata in questi ultimi mesi a minuscole frange fasciste quali Forza Nuova -a Ivrea Rebel Firm- e Casa Pound) non sono al momento noti i movimenti di Forza Italia e Coscienza Civica Eporediese (la lista con cui Gilardini si presentò alle elezioni comunali del 2013).
Sono invece noti gli incontri in corso promossi dalla Lista Civica Viviamo Ivrea che nel 2013 portò Francesco Comotto nel Consiglio Comunale eporediese. Ed è proprio con Comotto che iniziamo il “giro pre-elettorale” eporediese.

D. Quale proposta avanzate per le prossime elezioni comunali? E a chi la rivolgete?
R. Intanto cominciamo col dire che Viviamo Ivrea parteciperà alla prossima competizione elettorale e che questo non era per nulla scontato viste le difficoltà e le energie messe in campo in cinque anni di minoranza attiva e sempre presente. Dall’esperienza di questi anni in Consiglio è scaturito un progetto civico e alternativo per il governo della città che guarda ai prossimi dieci anni. Essendo una lista che fa del civismo il proprio sostrato culturale e politico ci rivolgiamo a tutti coloro i quali condivideranno i contenuti, da elaborare e implementare insieme, del progetto di cui sopra.

D. Ovviamente a tutti, certo, ma non è che andate per strada a parlare con chi passa: con chi vi state confrontando in vista delle elezioni di primavera? E quali sono i contenuti distintivi del vostro “progetto civico”?
R. Abbiamo incontrato le forze d’opposizione in Consiglio Comunale, formazioni politiche non presenti in consiglio, qualche associazione e, come si usa dire oggi, anche alcuni stakeholder (cioè singole persone
direttamente interessate a qualche progetto o attività nel territorio). Mentre i contenuti distintivi sono quelli che derivano dall’esperienza realizzata in questi anni di lavoro, ma certamente dovremo meglio sintetizzare ed esplicitare quello che definiamo “un progetto concreto” per la città. Vediamo Ivrea certamente come parte della Città Metropolitana di Torino, a partire dal nostro territorio (area omogenea) che si è scollato da Ivrea e che non la vede più come città di riferimento Non so se occorrerà ragionare su fusione o su altro, di certo però occorrerà ricostruire sinergia della città con il territorio.

D. In Consiglio Comunale avete portato avanti diverse battaglie, la più eclatante quella sulla presidenza della Fondazione Guelpa (sulla quale si arrivò alla dichiarazione di “dimissioni”, ritirate poi due settimane dopo, del sindaco Della Pepa). Eppure all’inizio del secondo mandato di Della Pepa, nel 2013, era sembrata possibile addirittura una vostra collaborazione con l’amministrazione comunale, mentre ora il PD appare come l’avversario principale. Perché?
R. Noi crediamo nella politica dell’ascolto, capace di dialogare con chiunque. Abbiamo lavorato con convinzione in questa direzione, approcciando il nostro impegno dai banchi della minoranza armandoci di buona volontà, pronti a sostenere le giuste decisioni della maggioranza e a fungere da pungolo per i temi che ritenevamo non adeguatamente gestiti. Purtroppo a questa nostra voglia di collaborare è stato risposto con arroganza e supponenza, il che ci ha spinti a essere sempre più una forza critica anziché di sostegno al governo della città. Abbiamo detto, scritto e ripetuto che per noi “minoranza non è sinonimo di opposizione“, ma la maggioranza non ci ha aperto il benché minimo spazio di collaborazione ergendo una barriera ideologica e di contrapposizione aprioristica che non ha mai permesso al dibattito pubblico istituzionale eporediese di decollare.
A noi non piace ragionare in termini di avversari da battere, ma se dobbiamo individuare un soggetto a cui essere alternativi non è tanto il PD quanto il sistema di potere che ha governato la città negli ultimi lustri e del quale il PD è stato l’attore principale.

D. Ivrea, nonostante tutto, ha mantenuto nel tempo due positive caratteristiche riassumibili in due parole: accoglienza e antifascismo. La necessità di alleanze per competere col PD potrà passare sopra a queste due caratteristiche della città?
R. Troppe volte abbiamo sentito le parole usate come slogan, come foglie di fico utilizzate per nascondere le proprie inadempienze o fragilità. Ecco allora che all’accoglienza e all’antifascismo, che fanno parte del nostro bagaglio valoriale e della nostra storia, aggiungiamo termini come “legalità“, “trasparenza“, “partecipazione” che nei decenni hanno riempito la bocca di chi ha governato la città, ma che alla resa dei conti non si sono quasi mai tramutate in atti concreti. Per noi accoglienza e antifascismo sono pilastri imprescindibili e crediamo di averlo dimostrato con gli atti e i fatti.

D. E sono “pilastri” che restano saldi anche in vista di un’eventuale coalizione per le elezioni comunali prossime?
R. Certamente.

D. Come i 5 Stelle (e tanti altri) sostenete da sempre di non essere “né di destra né di sinistra” e la vostra attività in Consiglio Comunale a Ivrea è stata connotata da una grande attenzione alle questioni di correttezza formale e istituzionale. In un territorio che, come e più di altri, appare in seria difficoltà, vi pare di poter non essere schierati su disuguaglianze e questioni di giustizia sociale?
R. Non ci siamo mai tirati indietro dall’agire su disuguaglianze e questioni di giustizia sociale ovviamente con i mezzi e le possibilità che ha in mano una forza di minoranza che sono ben diversi da quelli del Sindaco, degli assessori o della maggioranza. Su diverse questioni, oltre a pungolare l’esecutivo, abbiamo anche proposto e messo in atto iniziative concrete proprio in tema di disuguaglianza e giustizia sociale. Ricordiamo in estrema sintesi: la lotta alle barriere architettoniche, che in città sono ancora molto diffuse anche in edifici o spazi pubblici, la proposta di dare vita ad iniziative che coinvolgessero la casa circondariale, la proposta di realizzazione con le scuole, poi concretizzatasi, di un roseto dei migranti in ricordo delle vittime sulle rotte dei profughi verso l’Italia. Anche se da un altro punto di vista, ma pertinente alla domanda è stata la nostra durissima lotta per la salvaguardia del CIC (Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese) lasciato miseramente fallire con il rischio della perdita di oltre un centinaio di posti di lavoro, poi passati al privato, ma con la dissoluzione di un’azienda valutata oltre 3 milioni di euro. Un cenno anche alle battaglie ambientali: dalla lotta alla centrale idroelettrica del Crist a quella contro la cava di S. Bernardo, ecc.
Ridurre il nostro impegno politico e le nostre battaglie in nome della legalità, della trasparenza e della partecipazione, delle quali parlavamo in precedenza, a mere questioni di correttezza formale e istituzionale ci sembra ingeneroso.
Non è vero che noi sosteniamo di non essere né di destra né di sinistra; ognuno di noi ha una sua storia e identità politica che continua a mantenere e che nessuno gli chiede di mettere da parte. Ciò che sosteniamo è una cosa diversa e cioè che le categorie della destra e della sinistra, ancorate a una definizione novecentesca, non rappresentano più la società contemporanea. Semplificando al massimo: dalla caduta del muro di Berlino è evaporata la dicotomia destra vs sinistra ed oggi servono nuovi linguaggi e nuovi paradigmi per “catalogare” le nuove forme di aggregazione politica. Le politiche pubbliche, nel senso delle policies anglosassoni, sono diverse dalle appartenenze; occorre separare le politiche concrete dalle mere appartenenze partitiche. Non basta “dichiararsi” di (centro) sinistra, pur avendo perseguito politiche di esclusione delle minoranze o aver portato avanti politiche autoreferenziali e conservative, per essere di sinistra.

Viviamo IvreaD. Nei suoi momenti migliori Ivrea è stata una città che ragionava e si presentava come una città che andava oltre i suoi modesti limiti demografici e territoriali. Non vi pare che questa sottolineatura della dimensione localistica e civica dell’attività amministrativa in qualche modo non sia un effetto, e insieme un acceleratore, della sua avviata provincializzazione? Per dirla un po’ più chiaramente e seccamente: non è che questa sottolineatura del carattere civico e “asessuato” della vostra lista non sia frutto e spinga a una logica da paesino quella che era (e ambirebbe tornare a essere) una città?
R. Val forse la pena di fare qualche passo indietro, per rendersi conto che la “Città” non è più quella cosmopolita e conosciuta di un tempo quando ancora c’era “la fabbrica”. Forse ripartire da questa consapevolezza potrebbe aiutarci ad affrontare la realtà, a considerare con sano realismo quelli che sono oggi i limiti e le potenzialità di Ivrea, senza continuare a rimpiangere un passato che non c’è più e che non potrà più tornare, al quale siamo ancora troppo legati.
Sostenere che la nostra proposta civica, tutta incentrata a guardare avanti per far ritornare Ivrea una città importante da prendere come esempio e fulcro di un territorio che oggi non la riconosce più come elemento trainante, possa essere la causa della sua provincializzazione ci sembra un tantino fuori luogo. Il problema semmai è cosa ci siamo trovati di fronte cinque anni fa e il nulla che negli ultimi anni la politica “non civica” ha saputo attuare per fermare un declino che oggi pare inarrestabile lasciando peraltro a chi verrà una pesante eredità che fungerà da zavorra per gli anni a venire.
Chi dovrà prossimamente governare dovrebbe avere infatti, a nostro avviso, l’umiltà di cominciare dalle necessità e dalle problematiche più impellenti che non vuol dire ragionare in termini di paesino, ma vuol dire ri-costruire, anche materialmente, un tessuto sociale che oggi non ha più speranza nel futuro. Noi vorremmo ridare un’identità a questa città ferita e svuotata nella sua stessa bellezza ed essenza da una politica parolaia e inconcludente che ci ha portati sull’orlo del baratro.

D. Ma con i modesti poteri di cui dispone un’amministrazione comunale e senza collegamenti con altre forze organizzate e/o con reti di esperienze nazionali ed europee, non rischia di diventare velleitario “far ritornare Ivrea una città importante da prendere come esempio e fulcro di un territorio”?
R. Non è che chi ha amministrato in questi anni e aveva anche un partito nazionale ed europeo di riferimento abbia realizzato granché. Certo occorrerà ricostruire innanzitutto la rete dei rapporti con i Comuni del territorio, ma pensiamo anche alle reti dei Comuni virtuosi, della Scuola delle buone pratiche e a diverse altre realtà. Poi, come si dice, “ad avere visioni alte si rischia di non vedere le buche nella strada”, cioè vorremmo declinare visioni più ampie a partire dalla realtà. Realtà dalla quale appare da tempo scollegata l’amministrazione cittadina.

A cura di ƒz e Andrea Bertolino