L’Anpi e le sardine

Alcuni corrispondenti ed iscritti hanno chiesto come si pone l’Anpi nei confronti del movimento delle “sardine” che in questi giorni sta esprimendo il disagio sociale di fronte ad una politica che sembra “ferma al palo”, incapace di progetti d’ampio respiro e di farsi comprendere dai Cittadini

Si tratta di un vasto movimento che in pochi giorni si è preso la scena della campagna elettorale emiliana e ora si sta estendendo a numerosi centri del paese. Non ha (per ora) leader, se non alcuni ragazzi che si sono dimostrati esperti di marketing politico, organizzandosi attraverso i social, riempiendo le piazze senza striscioni e bandiere.
I partecipanti sono genericamente “di sinistra”, con elettori di base del M5s, pochissimi iscritti ai partiti, aderenti ad Arci, Anpi ed altre associazioni. Tanti dicono di non aver più votato negli ultimi anni; altri non ne hanno ancora l’età

E’ indubbio che, oltre ad una netta contrapposizione alla Lega, essi esprimono anche critiche ai partiti tradizionali della sinistra.
Premettiamo doverosamente che l’Anpi osserva una stretta autonomia dai Partiti, ma è altresì vigile su quanto attiene al rispetto e all’attuazione della Costituzione, ed è in quest’ottica che è giusto esprimersi. Attendiamo una presa di posizione ufficiale dell’Anpi nazionale, ma con ogni modestia possiamo affermare che gli slogan usati dalle “sardine” non possono che trovarci favorevolmente disposti e concordi: “solidarietà, accoglienza, rispetto, diritti umani, intelligenza, non-violenza, antifascismo e, sì, anche allegria” sono temi ed obiettivi per cui ci battiamo da sempre.
Richieste, quelle del movimento, perfettamente condivisibili, tanto che fra i primi a partecipare alle manifestazioni c’era e c’è anche l’Anpi. Chiariamo subito: qui non si tratta di piantare bandiere o rivendicare alcunché, né pretendere primogeniture fuori luogo.

Ciò chiarito, va osservato che, purtroppo, abbiamo visto negli ultimi decenni sorgere altri movimenti che si sono dimostrati evanescenti, scomparsi dopo brevi periodi di notorietà ed entusiasmo. Ciò perché la politica, quella vera, che intende costruire, che ha progetti ed obiettivi solidi, ha bisogno di organizzazione e di consolidamento nel territorio. Proprio quanto i partiti hanno invece dissipato: un patrimonio storico, il “know-how” che passa dai vecchi militanti ai giovani.
I movimenti che nascono dal nulla, solo in base a bisogni ed emozioni contingenti, hanno necessità di costruire tutto ciò, ma il tempo manca loro.
Sarebbe bello se, salvaguardandosi dalle “cannibalizzazioni” di vecchi e nuovi “marpioni” della politica, che senz’altro cercheranno di fagocitarli, essi riuscissero ad utilizzare le esperienze storiche del passato. Non bastano i social per durare, occorre far crescere radici.

C’è ancora, in Italia e non solo, una vastissima prateria di capacità antiche e di entusiasmi nuovi. Perché non avvicinarli, con cautela ma senza diffidenze preconcette?
Unire la politica seria del passato con il nuovo, con intelligenza e reciproco rispetto: sarebbe impossibile?
Quel che non riesce ancora ai Partiti “della sinistra” (quelli cioè che hanno come riferimento la Resistenza e la Costituzione), di unirsi almeno su pochi obiettivi condivisibili, e su di essi costruire una efficace azione per governare, potrebbe forse realizzarsi con l’ausilio di queste giovani “sardine”?

Ci piace sperarlo.

Intanto, ad Ivrea l’Anpi sta pensando di replicare la “pastasciutta antifascista” a dicembre, in ricordo dell’ “impresa del ponte”. Qualcuno ha suggerito: perché non servire “pasta alle sarde”?

Mario Beiletti