Lavoro: un 2019 denso di problemi ed incognite

Sarà un esercizio di corto respiro fare le pulci al Governo se non si riapre una stagione di mobilitazione con scelte di rottura sui temi del lavoro

In questo avvio del 2019 non è facile immaginarsi un miglioramento dello stato di salute del lavoro: tutti gli indicatori economici tendono a peggiorare, la precarizzazione – nonostante il Decreto Dignità – procede a ritmi sostenuti, e lo scontro politico genera aspettative e sentimenti opposti intorno ad alcune misure, salvifiche per qualcuno e del tutto negative per altri, da quota 100 per le pensioni al reddito di cittadinanza, e da ultimo anche la Tav Torino-Lione.
Di sicuro il 2019 sarà peggiore per i migranti, che oltre a non trovare lavoro, o trovarlo precario, come tanti italiani, subiranno anche il razzismo di governo, ben declinato con il Decreto Dicurezza!

Serve una grande, ma non facile, mobilitazione sociale: non facile perché in tanti lavoratori prevale ancora l’illusione del “lasciateli lavorare”, e perché chi dovrebbe organizzare la mobilitazione non sempre ha le carte in regola rispetto alle scelte nefaste dei governi precedenti, dal Jobs Act agli ammortizzatori sociali.
Forse solo la Cgil potrebbe svolgere efficacemente questo ruolo, avendo osteggiato – seppur in modo non sempre efficace – le scelte fatte da Monti e Renzi in particolare.
La strada è impervia, anche perché è in atto un pericoloso avvicinamento tra sistema delle imprese e Lega, come si vede dalle vicende dell’ecobonus o della Tav: sull’ecobonus, come per il Decreto Dignità, è evidente il procedere approssimativo del Movimento 5 Stelle, ma non si può tacere che Fca risulta penalizzata dall’ecobonus per gli enormi ritardi sulla mobilità alternativa, così come le imprese sono ostili ad ogni misura che riduca la flessibilità selvaggia del lavoro.

In un caso e nell’altro, però, si è cercato seppur in modo maldestro di dare risposte a problemi reali.
Specchio fedele, e a noi vicino, di questi paradossi sono sia la situazione di Fca che la vicenda Comital: nel primo caso, al di là della vicenda dell’ecobonus, permane la difficoltà della politica di confrontarsi ad armi pari con un’azienda orfana di Marchionne, ma ancora importante per la struttura industriale italiana. Ed è incredibile come le ultime promesse siano state apprezzate in modo totalmente acritico!
La 500 elettrica promessa per Mirafiori sarà sul mercato tra due anni, nel frattempo cresce la cassa integrazione e Fca in questo momento sul mercato è priva di modelli ibridi ed elettrici, a differenza dei concorrenti. Mentre sulla Comital il quotidiano Repubblica non trova di meglio che scandalizzarsi – in chiave antiLandini – se qualche lavoratore, anche della Fiom, ringrazia il ministro Di Maio. Eppure nessuno si era scandalizzato per l’intervento smodato di Calenda nella vicenda Embraco.
Lo scandalo in verità è che abbia dovuto arrivare il governo giallo-verde per ripristinare alcuni ammortizzatori sociali cancellati dai governi del Pd.

O si riapre una nuova stagione, da parte della sinistra, intesa nel senso più largo del termine, con scelte di rottura sui temi del lavoro rispetto a quelle degli ultimi venti anni, oppure limitarsi a fare le pulci al Governo appare un esercizio di corto respiro, senza grandi prospettive. E con poco appeal nei confronti dei lavoratori.

Federico Bellono