Le tartarughe e il bavaglio

Una riflessione dell’ANPI sull’iniziativa di CasaPound di imbavagliare statue in tutta Italia (Ivrea compresa, con la statua di Ettore Perrone) contro la decisione di Facebook di chiudere le pagine ufficiali, nazionali e locali, di movimenti di estrema destra

Il 9 settembre, poche ore dopo il discorso alla Camera sulla fiducia di Giuseppe Conte dove invitava a un «uso responsabile dei social network, che non di rado diventano ricettacoli di espressioni ingiuriose e di aggressioni verbali», Facebook ha fatto una pulizia di profili mai vista prima contro «organizzazioni o individui che proclamano o sono coinvolti in missioni violente». Le pagine ufficiali, nazionali e locali, dei movimenti di estrema destra CasaPound e Forza Nuova e decine di profili di loro leader sono stati rimossi da Facebook e Instagram. Mark Zuckerberg ha applicato ai suoi social la norma sulle persone e organizzazioni pericolose che non ammette chi «diffonde odio o attacca gli altri sulla base di chi sono. Candidati e partiti politici devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia». Finalmente! si può ben dire.
Naturalmente le forze di estreama destra e neofasciste coinvolte parlano di abuso di potere e di censura inaccettabile e organizzano convegni e azioni eclatanti. Il 18 ottobre a Roma si è tenuto un “convegno” organizzato da Il Primato Nazionale, il mensile dei fascisti del Terzo Millennio, sul tema della censura e dei nuovi media e il fatto grave non è tanto l’incontro, ma che a questo siano interventuti accanto ai neofascisti un esponente del Cda Rai e in collegamento il giornalista Peter Gomez del Fatto Quotidiano. «La legittimazione di Casapound, vicina a Salvini e Meloni, va avanti da tempo nonostante le aggressioni squadristiche di cui sono stati protagonisti i suoi militanti. Non c’è nulla di liberale nel legittimare gruppi politici che incitano all’odio razziale e fanno apologia del fascismo. Ricordiamo che con l’Anpi da tempo ne chiediamo lo scioglimento in attuazione della Costituzione.», dichiara in un comunicato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista.
E arriviamo al bavaglio. Nello stesso giorno del convegno i militanti di c.p. hanno imbavagliato statue in tutt’Italia, anche a Ivrea dove hanno messo un bavaglio rosso (?) al generale Ettore Perrone, già presidente del consiglio del regno di Sardegna nel 1848, nella piazza omonima. E’ il colmo! Gli eredi dei censori che protestano per la censura.

Di seguito una riflessione di Mario Beiletti, presidente dell’ANPI di Ivrea e Basso Canavese.

Il fatto

Tra giovedì 17 e venerdì 18 ottobre 2019 gli attivisti di casa p. hanno messo un bavaglio sulle statue nel centro di Torino, Ivrea e in tutta Italia per protestare contro la censura in Rete e la disattivazione delle loro pagine e dei profili da parte delle piattaforme Facebook e Instagram. «Non si è trattato di un episodio isolato – spiegano – ma la prova generale di mettere a tacere la voce dei sovranisti… e contro imprenditori colpevoli solamente di avere posizioni sovraniste».

E ci mancherebbe, aggiungiamo noi. A parte che i sovranisti sono contro la Costituzione, che “… richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2) e non l’isolamento, non i muri. Ma andiamo sulla notizia: da tempo l’Anpi denuncia anche con esposti alla magistratura il dilagare sui social della brutalità nazifascista. I social non devono essere un luogo in cui sia consentita la violazione della Costituzione che, ricordiamo, è antifascista.

Il bavaglio

E dunque, ora le tartarughe nere alzano lamentele al cielo, si imbavagliano (buona cosa sarebbe se così rimanessero) ed altrettanto fanno con monumenti. Ispirati dal ventennale, sciagurato loro duce, ed in contraddizione con loro stessi, non sanno, poveri, che il bavaglio, la censura, fu praticata dai fascisti dal 1922 al ’45, prima che venissero messi fuorilegge. Ignari di cotanta storia sciagurata hanno verminato sotterra, finché l’aria è cambiata. Ed ora rialzano la testa e si lamentano se sui social le loro pagine vengono oscurate (meglio tardi che mai!)
Così, ritornano nel mondo infero del dark cyber spazio, simili ai vermi del film “Dune”. Lamentano mancanza di democrazia, proprio essi, che non sanno cosa sia. Piangono di non aver diritto di parola, mentre in gruppo danno la caccia ai migranti isolati. Soffrono per una limitazione di libertà che dovrebbe essere il confine naturale di ogni società (“non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” – Levitico, Gesù, Talete, Mahāabhārata, Alessandro Severo, Shaw, Mill… e via citando) mentre i nazifascisti censuravano anche le lettere e le identità dei condannati a morte nei lager e nelle piazze degli eccidi.
Negatori della storia, pretendono di riscriverla edulcorata a loro vantaggio, godendo dei benefici che la democrazia ha offerto loro, a partire da quella casa occupata nel centro di Roma, che nessuna giunta capitolina o entità provincial-regionale ha mai osato negargli, cosicché vivono tranquilli in uno stabile usurpato, mentre i Centri sociali vengono chiusi.
Lasciamoci così, senza rancore, in silenzio. Non ci mancherete.