Lettera aperta a Francesco Comotto

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Antonio Rinaldis, professore di filosofia, scrittore (autore fra gli altri del libro “Riace. Il paese dell’accoglienza), candidato di Ivrea Comune, a Francesco Comotto, candidato sindaco della coalizione Viviamo Ivrea-Cambiamo Ivrea-Ivrea Comune, alle ultime amministrative eporediesi.

Caro Francesco Comotto, ora che abbiamo perso tutti, tranne quelli che hanno vinto, vorrei fare qualche considerazione finale e rivolgerti qualche domanda.

Premetto che il tuo sguardo pulito e le buone maniere mi hanno favorevolmente impressionato, ma questo, naturalmente, non è un giudizio politico.

Invece le storie politiche che abbiamo condiviso in questo breve tempo, nel microcosmo eporediese, hanno confermato pienamente le teorie sulla liquidità di Bauman. Nelle ultime settimane niente era come sembrava e i posizionamenti all’interno della coalizione che ti sosteneva oscillavano in maniera imprevedibile, compiendo delle vere rivoluzioni, passando da un estremo all’altro. Ecco, forse una tale liquidità delle idee, delle alleanze, delle analisi mi è parsa forse e soprattutto una liquidazione, una messa in mora di qualsiasi orientamento, un’apertura incondizionata, senza pregiudiziali, che ha condotto a trattative parallele con interlocutori profondamente diversi fra di loro.

Ho cercato di spiegarmi questa rinnovata strategia dei due forni con la natura eterogenea del tuo schieramento.

Il civismo è un’esperienza assolutamente democratica e per molti aspetti innovativa, perché raccoglie energie e risorse dei territori che non sempre trovano rappresentanza nei cosiddetti corpi intermedi, partiti, sindacati e forze politiche organizzate. Ho quindi apprezzato la difesa dell’autonomia del cartello elettorale da te rappresentato nel momento della campagna elettorale, il bisogno di essere alternativi, ma nel momento in cui è venuta meno la possibilità di concorrere al ballottaggio qualcosa si è incrinato e sono emerse alcune incongruenze che hanno offuscato l’immagine del gruppo che si è raccolto intorno a te.

Per intanto la sorpresa per le valutazioni sull’eventuale apparentamento. Fin dal primo incontro a cui ho partecipato mi era sembrato di respirare una certa aria di sinistra (ancora con queste categorie archeologiche!), diciamo progressista, antisistema, piena di entusiasmo riformatore, ma non avevo capito che tutti questi orientamenti erano essenzialmente diretti contro il sistema rappresentato dal Partito Democratico. Sulla base di questa avversione politica e personale nei confronti del Pd, considerato il vero nemico politico, responsabile di tutti i disastri politici degli ultimi secoli, si è fatta strada l’ipotesi dell’apparentamento con la coalizione di Sertoli, in cui la presenza leghista è prevalente. Ecco questo passaggio non mi è sembrato particolarmente lucido da parte tua e da parte del gruppo che ti ha sostenuto. Per questo motivo ti ho chiesto pubblicamente a quale dei due programmi ti sentivi più vicino e la risposta è stata allarmante. Da parte tua e anche da parte di altri è emerso il fatto inquietante che il programma di Sertoli era talmente vago e generico che non si poteva valutare e che alla fine i programmi non contano nulla. Ma se non contano nulla allora perché scriverne uno di 75 pagine? Nella stessa riunione è emerso un refrain particolarmente ripetuto e profondamente qualunquista: le ideologie sono superate, la tradizionale contrapposizione destra-sinistra è inadatta e non significa più nulla. Dunque i programmi sono parole al vento, le ideologie ferrivecchi arrugginiti, che cosa ci resta per orientarci, se vogliamo continuare a fare politica? Il taglio dei capelli, la marca delle sigarette, se porta gli occhiali o le lenti a contatto? E per confermare la perfetta inutilità delle ideologie (delle idee?) mi hai chiesto se coprire le buche delle strade è di destra o di sinistra. Per me quella domanda è stata una rivelazione, perché si portava appresso molte altre cose non dette. Per esempio, perché uno si dovrebbe candidare a una carica pubblica, per provvedere alla manutenzione delle strade? Ecco, credo che il vero equivoco sia proprio in questo punto fondamentale. Se azzeriamo le idee, i progetti, gli orientamenti, le visioni del mondo, ci sono soltanto le buche da coprire e a quel punto è proprio vero che destra e sinistra sono uguali, perché in fondo si tratta di coprire una buca, cambiare qualche lampadina, insomma una buona ed efficiente amministrazione dell’esistente, una sana tecnocrazia de-ideologizzata. Invece io penso che la politica ha senso perché ci sono più sensi, visioni della vita, del mondo, del futuro, che decidono come e quanto le buche e che il ruolo di un Sindaco non sia soltanto il governo delle cose, ma anche e soprattutto la messa in gioco del proprio progetto di trasformazione intelligente e appassionata della realtà.

Aggiungo che nel frattempo Ivrea era diventata improvvisamente un crocevia importante, l’ennesima prova di forza fra i partiti che si contendono la guida del Paese e forse la dimensione civica del confronto non era più praticabile, perché il gioco era diventato più grande e anche le scelte comportavano responsabilità che nessuno voleva assumersi.

Alla fine di questo psicodramma sappiamo come è andata. L’apparentamento con il Pd non c’è stato perché Perinetti non si è sentito di stravolgere le alleanze, ma non c’è stato neppure con Sertoli, e questo dal tuo punto di vista è stato un errore. Perché la vera domanda non è perchè non ti sei alleato con Il Pd? I motivi di dissidio con il Partito Democratico erano tanti e tali che una qualsiasi forma di collaborazione e di intesa era impossibile. Perchè allora non ti sei alleato con Sertoli? Come ti avrebbe suggerito Pascal, in assenza di ragionevolezza, bisognava utilizzare la volontà e scommettere. Una scommessa che avresti vinto e che nel deserto dei programmi e delle ideologie ti avrebbe permesso di avere un ruolo e un peso politico nella nuova maggioranza. Capisco che sarebbe stata una scelta divisiva, ma in ogni caso la coalizione si era frantumata nel momento in cui si era anche soltanto adombrata la possibilità di una trattativa con Sertoli. Io credo che se liquidiamo tutti gli orientamenti e i sensi, grandi e piccoli, dobbiamo diventare spregiudicati, volpe e leone come avrebbe detto Machiavelli, con un grado di cinismo e di intelligenza tattica che ci permette di raggiungere lo scopo, il fine della nostra azione politica. Invece siate arrivati un po’ nudi alla meta, in profonda confusione, senza sapere esattamente cosa fare, in una ridda di accuse, lacerazioni e diverbi tipici della peggiore storia della sinistra. Comprendere che la non scelta di apparentarsi con Sertoli, ammesso e non concesso che ci fosse stata una proposta concreta, non è dovuta all’influenza di forze ideologiche e partitiche è cruciale. Confesso che la lettura del comunicato stampa di sabato 16 giugno mi ha riempito di orgoglio. Fra le righe del comunicato si poteva dedurre che il mancato apparentamento era dovuto all’influenza di alcune componenti della coalizione che avevano ostacolato l’accordo.

Caro Francesco siamo seri! La lista Ivrea in Comune ha avuto un risultato deprimente e la sua forza contrattuale non è minimamente paragonabile alle altre componenti della coalizione, che avrebbero potuto scegliere di allearsi con Sertoli, se ci fosse stato il coraggio politico di andare fino in fondo a quel percorso che voleva distruggere il Moloch Pd. Pensare che qualche veterocomunista, anima bella, nostalgico delle vecchie ideologie potesse frenare un cambiamento epocale è ingenuo e non corrisponde alla realtà dei fatti. Io credo piuttosto che sia stata la paura di un salto nel buio che ha impedito la Santa Alleanza e su questo credo si dovrebbe aprire una riflessione.

E adesso che succede?

Per me succede che continuerò a farmi domande, a interrogare me stesso e gli altri, convinto che non ci siano alternative, per chi si ostina a pensare che la politica sia confronto, dialogo, apertura e pluralità dei discorsi, ma anche utopia concreta e praticabile. A te che hai lo sguardo pulito auguro di non rassegnarti al cinismo e alla disillusione.

Antonio Rinaldis

(1/7/2018)