Licenziati dopo 10 anni di lavoro in biblioteca

Due ragazzi impiegati presso il servizio di catalogazione e movimentazione materiale librario delle biblioteche aderenti al sistema di Ivrea e Canavese, dopo 10 anni di servizio vengono lasciati a casa perché il Comune non ha inserito nella determina la clausola sociale per gli occupati.
Certo, è facoltativa, non è un obbligo di legge, ma un obbligo morale ed etico, sì!

Riceviamo a pubblichiamo la lettera aperta dei due lavoratori al Sindaco di Ivrea.

Egregio Signor Sindaco,
siamo due giovani oggi disoccupati, dopo avere lavorato circa una decina d’anni presso la Biblioteca Civica di Ivrea per il servizio di catalogazione bibliografica, appaltato dal comune eporediese alla Società Cooperative Culture, da cui i sottoscritti erano stati assunti a tempo indeterminato. Tale servizio sottostava alla Convenzione tra Regione Piemonte e Sistema Bibliotecario di Ivrea e Canavese, attualmente scaduta.

Rilevata la necessità di ripristinare urgentemente le attività legate alla gestione dei servizi di catalogazione, interrotte a gennaio 2017, il Dirigente dell’area di Sviluppo Culturale Educativo e Politiche Sociali della Città di Ivrea, dopo avere richiesto ad alcune ditte i preventivi sul costo orario del servizio, attraverso una determina ha provveduto all’affidamento diretto alla cooperativa ritenuta la migliore offerta pervenuta.

E’ prevalsa la logica economica. Noi abbiamo perso il nostro posto di lavoro, perché la ditta vincitrice non ci ha assorbito: il Comune di Ivrea infatti non si è preoccupato nella richiesta di preventivo di fare cenno alla clausola sociale al fine di assicurare la continuità del servizio e dell’occupazione di chi già da anni lavorava, ormai con consolidata esperienza, in biblioteca.

A livello legale non dubitiamo della corretta procedura, ma ci chiediamo se eticamente è corretto procedere da parte dell’ente pubblico senza tenere conto della dignità del lavoro e dei lavoratori, non promuovendo l’impiego della clausola di salvaguardia del personale. Siamo giovani, molto delusi, con poche speranze nel futuro: è difficile credere nelle istituzioni quando a parole si esaltano i valori della giustizia, dell’equità ma nei fatti ci si comporta al contrario.

Speriamo che questa denuncia faccia riflettere e possa aprire un confronto pubblico. Aspettando a breve una risposta istituzionale, porgiamo distinti saluti.

Giuseppe Rinaldi e Luca Seren Rosso.