L’utile inutilità della filosofia

La serata ruegliese con Matteo Saudino alla rassegna Bis&Stile

In questa epoca covidiana dove le mascherine sembrano rendere reali quelle invisibili che, in nome dell’ipocrisia e della paura, velano la nostra vera identità, vedere tanta gente rispondere alla chiamata di un insegnante filosofo, in quel di Rueglio, diffondeva una sensazione di benessere e speranza.
La serata del 21 agosto con Matteo Saudino, professore presso i licei torinesi, titolare di un canale you tube di nome Barbasophia, con migliaia di iscritti alle sue video lezioni, è stata un successo di pubblico e di attenzione. Il nuovo libro, dal titolo di perentoria contrapposizione, “La filosofia non è una barba”, è stato presentato dall’autore davanti a una platea numerosa che ha poi partecipato attivamente al dibattito finale colorando l’evento anche con la ricchezza degli interventi.
Come hanno spiegato Davide Gamba della Libreria Mondadori di Ivrea e lo scrittore Gian Luca Favetto, introducendo l’autore, la filosofia, per fortuna, non è né morta né dimenticata. Dell’ossimoro “L’utile inutilità della filosofia”, che titolava l’incontro, occorre cogliere il significato traslato. Se per utile si intende tutto ciò che si riferisce al denaro e al potere, allora la filosofia, come studio ed interesse primario, non è proprio l’ideale. Se invece in essa si coglie la facoltà di migliorare l’uomo “sul piano dell’essere”, ecco che allora la stessa produce e affina il pensiero critico.
Nella mia modesta definizione della filosofia questa è la scienza dei perché. Scienza in quanto avvia processi mentali che scandagliano tutti i meandri della logica. La filosofia è l’antro luminoso dove ti pungono i pensieri, sottoposti al vaglio continuo di una nuova possibile verità. La filosofia è un “sapere totalizzante”. La filosofia è una vertigine che contempla innanzitutto il pensiero della morte. Non per niente, nel suo libro, Saudino riassume e indaga la morte di 15 arcinoti filosofi desumendo la loro vita proprio per come questa si epiloga.
La morte è legata, con profonda interconnessione, alla vita. Non si comprende appieno la vita se non si accetta l’idea del morire.
Nella dedica che mi firma sulla copia del suo libro, il professore scrive: “Fare filosofia è anticipare la memoria della morte”.

Secondo Saudino anche Steve Jobs ha capito l’importanza della filosofia: “ Baratterei tutta la mia tecnologia per passare una serata con Socrate” avrebbe detto il noto inventore informatico.
Purtroppo oggi la filosofia e la scienza litigano di continuo, interrompendo quel sodalizio, che li aveva visti uniti fino ai tempi dell’Inquisizione, e determinando quella spaccatura che è alla base della crisi dell’Occidente. Il filosofo senza metodo scientifico rischia di “diventare un parolaio, mentre lo scienziato senza il filosofo, rischia di essere un fabbricatore di cianfrusaglie, attratto per lo più, dal miraggio del denaro”.
Anche il Covid ci dimostra la necessità della filosofia, continua il prof, perché quando la scienza barcolla nel buio, la filosofia rilancia le sue domande.
Per Protagora l’utile era ciò che serviva a vivere con gli altri mentre oggi l’utile è inteso e percepito soltanto come paradigma del profitto. Di fronte al Covid ci siamo trovati privi di un modello di vita alternativo. E’ come se avessimo bruciato tutte le nostre navi, per diventare vittime sacrificali dell’uomo economico che sta avviando il pianeta alla distruzione. Purtroppo noi, nella crisi, diventiamo più brutti e più incattiviti, senza più forza per cambiare rotta.
La filosofia invece è un verticalismo, un’azione verso la scoperta e la verità che può rendere la nostra vita non solo più completa ma anche più bella. La filosofia è un grande albero che affonda le sue radici nella meraviglia, ma noi abbiamo perso il Platonico piacere dell’atto gratuito.

Naturalmente si starebbe ad ascoltare il professore per delle ore ed infatti il tempo trascorre veloce anche perché il filosofo non è soltanto concettualmente sapiente ma anche efficace, disinvolto e fluido nella comunicazione. A chiosa del suo intervento enumera quindi e riassume i sette motivi in cui si concentra la, soltanto apparente, inutilità della filosofia:
Il primo: la filosofia deve essere come un’ortica che appunto urticando, suscita domande e problemi, stimolando le risposte.
Il secondo: la filosofia fonda le nostre scelte. Noi siamo “scelta”.
Il terzo: la filosofia è complessità, non dà spazio ai cialtroni della semplificazione. Se mi alleo alla complessità, poi la so anche affrontare.
Il quarto: la filosofia è capacità di immaginare realtà alternative onde saper prevenire e cambiare la realtà.
Il quinto: la filosofia è un antidoto al potere. Pensare con la propria testa sviluppa anticorpi verso il potere. Se hai una bella testa puoi anche andare a pranzo con il potere senza esserne soggiogato.
La filosofia è emancipatoria. (Diogene che chiede ad Alessandro Magno di farsi da parte perché gli oscura il sole).
Il sesto: la filosofia ti induce ad affrontare la morte. Pensando alla morte interroghi la vita. Non divento libero da…ma libero di…
Il settimo: la filosofia è cogliere nella crisi l’aspetto della trasformazione. Il debito di fatica, il rischio che paghiamo alla filosofia è la possibilità di essere liberi.

Qui il professor Saudino termina la succosa lezione. Il pubblico non se ne va, ma resta raccolto a porre questioni. A Rueglio, nel cielo della filosofia, domande e risposte sembrano rincorrersi come fuggevoli bagliori nella frescura timida della notte.

Pierangelo Scala