Lo ZAC! e la tattica dello sfinimento praticata dalla vicesindaco Piccoli

Ingigantendo e moltiplicando gli ostacoli alla pubblicazione di un nuovo bando per la gestione del Movicentro, comincia a far effetto la precarizzazione senza fine alla quale è costretto lo straordinario spazio di comunità rappresentato dallo ZAC!, che dice: «Se il Comune non ci vuole, andremo altrove».

Nel tentativo di spiegare il comportamento della vicesindaco Piccoli a proposito della vicenda del nuovo bando per l’uso dei locali del Movicentro (da oltre sei anni in gestione alla cooperativa ZAC), recentemente su queste pagine si avanzava la tesi che Piccoli fosse condizionata dalla necessità di mediare all’interno della maggioranza che oggi amministra Ivrea (tra quanti “userebbero le ruspe” pur di chiudere lo ZAC! e quanti, meno pervasi da furore ideologico, pensano di trovarsi lì per “mettere ordine in un Comune per troppi anni in mano a incompetenti di sinistra”).

Forse però, più che una mediazione, quella di Piccoli (e di conseguenza anche del sindaco Sertoli?) è un’altra tattica, meno diretta e aggressiva, per ottenere lo stesso risultato: cacciare lo ZAC! dal Movicentro.
Come? Logorando la cooperativa ZAC sino a costringerla a immaginare di trovare altri spazi dove sviluppare le attività e i progetti che hanno trasformato un nonluogo destinato a progressivo degrado (e che in poco tempo già si era degradato, prima che aprisse lo ZAC!) in uno spazio di comunità, incrocio di “buone pratiche” e sensibilità diverse, centro di attività sociali e culturali e presidio di cittadinanza attiva.
«Ci dispiacerebbe andar via dal Movicentro – dicono alla cooperativa ZAC – perché quell’area è molto frequentata da ragazzi ai quali rivolgiamo molti dei nostri servizi, perché lì costituiamo anche un presidio di legalità. Anche l’attività del bar è gestita con criteri di qualità, salute e attenzione alla comunità locale. Per esempio, guardando i rendiconti di fine anno, ci siamo resi conto che il 90% delle forniture per l’attività non arriva dalla grande distribuzione, ma da produttori e distributori locali».
Insomma, un’esperienza (peraltro nota e apprezzata a livello nazionale) che qualsiasi amministrazione comunale attenta al vivere civile della comunità (o anche solo per “farsi bella”) cercherebbe di esaltare e sostenere. Tanto più in un’epoca, qual è quella attuale, in cui il tessuto sociale ed economico è devastato e lo sarà per un periodo non breve.
«Trovandoci in uno spazio pubblico – continua la cooperativa ZAC – non possiamo però immaginare di restare se l’amministrazione pubblica non ci vuole, se vengono sventolati sempre nuovi ostacoli alla pubblicazione del bando. E se, come sottolinea la vicesindaco Piccoli, si dovrà definire una “nuova regolamentazione dell’uso dell’atrio”. A condizioni del bando peggiorative rispetto alle attuali, in presenza di nuovi limiti alla possibilità di sviluppo dei nostri progetti, probabilmente non parteciperemo alla gara e cercheremo un nuovo spazio che ci consenta di restare quel che siamo e continuare a fare quel che facciamo».

Elisabetta Piccoli

Parole che segnalano quanto la “tattica di sfinimento” attuata dall’amministrazione comunale (che, è inutile ricordarlo, si somma alla fase devastante che tutte le attività attraversano) cominci a produrre i suoi effetti.

Ma cosa induce a pensare che quella della vicesindaco sia una tattica invece del tentativo di mediazione nella maggioranza?
Lo induce l’ostinazione con la quale Piccoli, in un’intervista alla Sentinella del 16 gennaio, presenta la questione dei locali del Movicentro come complicatissima (ricordando, in questo, un antico vizio dei burocrati che enfatizzano le difficoltà per essere poi gratificati a “conclusione della pratica”). Lo induce il costante ribadire la necessità di “compensazione a RFI”. Compensazione che, secondo la vicesindaco Piccoli (che neppure sembra accorgersi di dare l’impressione che stia “lavorando per il re di Prussia”), non sarebbe avvenuta con la valorizzazione dell’area e del fabbricato già esistente della stazione, anzi «il valore di quel fabbricato è diminuito», arriva a dire nella stessa intervista.

Ora, senza addentrarsi nei meandri degli strumenti urbanistici (piani particolareggiati, piani regolatori e varianti), alcuni fatti chiari e comprensibili a chiunque ci sono.
Nel 2002 un accordo tra Regione, Comune e Ferrovie definiva i termini per la costruzione (peraltro con fondi regionali e comunali) del Movicentro, la valorizzazione del vecchio edificio della stazione e la concessione per trent’anni al Comune del diritto di superficie sul Movicentro.
L’opera è stata realizzata e, può piacere o meno, ma è ben evidente e funzionante. Bollette energia e pulizia dei servizi del Movicentro sono da sempre a carico del Comune e, in parte, dello ZAC!.
La valorizzazione dell’area di proprietà delle Ferrovie (ora RFI) è palese nei fatti (perché dove c’erano dei binari morti ora c’è una costruzione che favorisce lo scambio tra mobilità ferroviaria e su gomma, ci sono spazi nuovi e alla valorizzazione contribuisce in qualche modo anche la presenza dello ZAC!) e “sulle carte” per effetto del piano regolatore del 2006 che ha recepito tutte le destinazioni d’uso (mancherebbe solo quella per estetista parrucchiere) che incrementano il valore dell’area e del vecchio fabbricato della stazione ferroviaria.
Manca un solo pezzo dell’accordo: il formale atto di concessione del diritto di superficie del Movicentro da RFI al Comune di Ivrea.

Certo è che, se l’amministrazione Sertoli avesse voluto sostenere o anche solo mantenere la positiva esperienza dello ZAC!, non si capisce perché non si sia attivata per provvedere rapidamente a tale adempimento.
Era a tutti noto che la concessione dei locali del Movicentro per sei anni sarebbe scaduta nel 2020. Era altrettanto noto, e scritto nell’avviso di gara del 2014, che c’era la “possibilità di rinnovo per altri sei”.
La scelta dell’amministrazione comunale di Ivrea (in carica da giugno del 2018) è stata invece quella di precarizzare lo ZAC! ed enfatizzare gli ostacoli a una soluzione.
Questa è la sostanza.

Forse qualche passo avanti potrà farlo la commissione comunale assetto e uso del territorio convocata sulla questione dal presidente Francesco Comotto per giovedì prossimo, 28 gennaio, con la partecipazione dell’architetto Redolfi (assessore all’epoca dell’accordo per la realizzazione del Movicentro) e dell’avvocato Dal Piaz (legale incaricato dall’amministrazione comunale).
La vicesindaco Piccoli assicura alla Sentinella che la questione sarà risolta entro l’estate, ma se l’atteggiamento dell’amministrazione comunale, al di là delle parole, sarà nei fatti quello mostrato finora, è facile immaginare che altri e nuovi ostacoli sorgeranno (o saranno costruiti a tavolino) per rendere più complicate di quanto già non siano la vita e le attività dello ZAC!
L’attenzione e la “vigilanza” delle migliaia di persone che già si sono mobilitate contro la minaccia di chiusura dello ZAC! nei mesi scorsi, sono le principali garanzie contro questa eventualità.

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