Parchi e parcheggi

Qualche riflessione sul Parco dei 5 Laghi e sui parcheggi eporediesi. Dalla rubrica CONTRONATURA di Diego Marra

Sulla newsletter di “Piemonte Parchi” del 21 febbraio 2018 appare un articolo che attira la mia attenzione a titolo: “Carrega Ligure, quando è il Comune a volere un parco”. Avrò letto male? Abituato alla gretta mentalità espressa dalla maggior parte dei nostri amministratori locali, non posso credere che in uno sperduto angolo del Piemonte esista un sindaco lungimirante. Recita l’articolo. Una possibilità (forse l’ultima) per rilanciare lo sviluppo di un piccolo comune di montagna, scongiurandone l’abbandono. È questo il significato dell’iniziativa varata da Marco Guerrini, giovane sindaco di Carrega Ligure (Al), un borgo di 85 anime nell’appennino piemontese, che nel maggio scorso ha convinto il consiglio comunale a votare unanime la richiesta di istituire un parco naturale. Sì, avete capito bene. Nell’Italia di oggi dove la presenza di aree protette non scatena in genere tempeste di entusiasmo tra gli amministratori locali, c’è un comune di montagna che chiede a gran voce l’istituzione di un parco naturale. Perché? «Il parco rappresenterebbe una vera opportunità di sviluppo di tutto il territorio», spiega il 33enne Guerrini. «Le attività produttive stanno sparendo e quelle turistico-ricettive resistono a stento. Si rischia l’abbandono definitivo del territorio se non si inverte la direzione di marcia. L’area protetta potrebbe dare un supporto importante ad uno sviluppo che punti su ambiente e biodiversità». Guerrini, architetto con mille mestieri alle spalle eletto nel 2015 in una lista civica, ha chiesto il sostegno dei cittadini esortando ad inviare una mail ([email protected]) per “convincere” la Regione a far nascere il parco. «Abbiamo ricevuto più di 800 mail – racconta il primo cittadino – provenienti soprattutto da persone che amano questi luoghi perché possiedono una seconda casa o magari perché frequentano i nostri sentieri. Ci ha scritto anche chi veniva qui da bambino. La mail che mi ha colpito di più è stata quella di un signore che si era sposato nel nostro paese, e che per motivi di lavoro se n’è andato. Al di là dell’esito finale – ha scritto – l’iniziativa ha avuto successo perché documenta il riaffiorare di un senso di comunità e la voglia di aprirsi al cambiamento».

Ohibò! Ma anche noi viviamo in un territorio a declino economico dove “le attività produttive stanno sparendo e quelle turistico-ricettive resistono a stento” e neppure dobbiamo convincere la Regione ad istituire un parco: di fatto la Città Metropolitana di Torino ha implementato incontri con gli amministratori di Borgofranco, Burolo, Cascinette, Chiaverano, Ivrea e Montalto (in rigoroso ordine alfabetico) per istituire il Parco dei Cinque Laghi. Siamo avanti! E invece, no! Soprattutto l’amministrazione eporediese, che dovrebbe essere centrale nella procedura, si è sempre sottratta agli incontri, inviando un funzionario anziché il preposto assessore, fingendo pretestuosamente che fosse solo una decisione tecnica e non politica. Cascinette e Montalto hanno nicchiato, preferendo attendere l’esito della consultazione elettorale eporediese, Burolo ha dichiarato totale disinteresse; mentre i sindaci di Borgofranco e Chiaverano credono nell’iniziativa e mi associo al loro disappunto. Ho percepito argomentazioni capziose per ostacolare l’istituzione del parco, tipo: così si porranno altri vincoli. Che stupidaggine, i vincoli ci sono già in quanto l’area è un SIC (Sito d’Importanza Comunitaria) non se ne aggiungerebbero altri. Mi viene, però, il sospetto che in base all’istituzione del parco i vincoli esistenti potrebbero essere fatti rispettare, mentre oggi sono spesso aggirati, e ciò dispiacerebbe a qualcuno. L’amministrazione eporediese si è caratterizzata per totale indifferenza verso le problematiche ambientali e quando si è interessata lo ha fatto solo per tagliare (vedi laboratorio di educazione ambientale) o realizzare interventi di facciata senza alcun senso organico (vedi frammenti di piste ciclabili poco utilizzabili, finalizzati a squallida captatio benevolentiae elettorale). Ma forse mi sbaglio, si tratta solo di un malinteso lessicale, una confusione burocratica tra vocaboli con radice comune. Quanta attenzione, in Ivrea, è stata posta ai parch-eggi (specialmente se a pagamento) negli ultimi dieci anni. Se ai parcheggi sottraiamo l’uovo inglese (egg) otteniamo parch-i. Semplice no? Tralasciando l’ironia, mi auguro che la prossima amministrazione di Ivrea abbia una maggiore sensibilità ambientale rispetto a quella trascorsa, basterebbe poco per fare meglio, in fondo migliorare un punteggio intorno allo zero non dovrebbe essere difficile.

Diego Marra