Prosopagnosia

Rubrica CONTRONATURA di Diego Marra

Imprevedibilmente mi ritrovo affetto da prosopagnosia. Cosa significa questo astruso termine clinico? E’ un deficit percettivo acquisito o congenito del sistema nervoso centrale che impedisce ai soggetti che ne sono colpiti di riconoscere i tratti d’insieme dei volti delle persone.
Senza entrare nei meandri della neurologia che ne distingue alcuni sottotipi, ho scoperto di essere portatore di una nuova variante della malattia e, temo, molti di voi saranno attualmente colpiti da tale infermità: prosopagnosia criptoreattiva (l’ho inventata io). Cammino per strada, qualcuno mi saluta, rispondo per cortesia, ma mi piacerebbe tanto sapere chi ho incontrato. Avrete già capito il motivo del disquisire: l’onnipresente mascherina! Capita a tutti di non riconoscere il volto di una persona frequentata episodicamente se estrapolata dal contesto in cui la si incontra normalmente, soprattutto se si conduce un’intensa vita di relazioni sociali; spesso ci si vergogna di porre la fatidica domanda “ti conosco, ma non ricordo chi sei”. Ebbene, l’attuale circostanza di obbligata protezione ha reso ancor più problematico il riconoscimento. Se da un lato la situazione è irritante, dall’altro il mascheramento fornisce una scusa evidente per potersi giustificare del mancato riconoscimento.
Mi sorge solo un dubbio: sarà la mascherina a impedirmi l’identificazione o l’incipiente senescenza motivo di pesante deplezione neuronale? Meglio non chiederselo!
Tralasciamo i problemi personali. La prosopagnosia è una strana disfunzione, più comune di quanto si pensi; ne sono affetti, peraltro, alcuni insospettabili personaggi pubblici, ne cito alcuni: l’affascinante Brad Pitt lo ha confessato in un’intervista, così come Enrica Bonaccorti e anche Luciano De Crescenzo ne era affetto. Caparezza ha intitolato così la prima traccia del suo album “Prisoner 709”. (Ringrazio Wikipedia per le segnalazioni!).
Uno dei miei scrittori preferiti è Oliver Sacks, lo cito al presente anche se purtroppo è scomparso nel 2015. Sacks è stato uno dei più famosi neuropsichiatri contemporanei, docente in importanti università statunitensi, ma anche un prolifico scrittore di libri che hanno spesso per soggetto persone, da lui visitate e curate, affette da disturbi neurologici. Penserete a libri noiosi; niente affatto, sono opere di gradevolissima lettura che riescono a spiegare con linguaggio accattivante patologie sconosciuto al volgo. Sicuramente conoscerete il famoso “Risvegli” da cui fu tratto l’omonimo film con protagonisti Robert De Niro e Robin Williams. Il saggio “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” tratta una serie di casi clinici incontrati dall’autore nella sua esperienza lavorativa; il capitolo che regala il titolo al libro racconta di un eminente musicista affetto da prosopagnosia a tal punto da confondere la testa di sua moglie per il cappello e tentare di mettersela sul capo. Il paziente non aveva deficit visivi, semplicemente aveva perso la capacità di assegnare un significato agli oggetti e, tragicamente, non se ne rendeva conto benché fosse in grado di condurre una vita pressoché normale svolgendo il suo lavoro e le normali incombenze quotidiane.
Ovviamente sto scherzando sulla presunta prosopagnosia attuale anche perché ne siamo consci mentre i veri malati non lo sono. Anzi, devo ammettere che a volte sono contento di avere la scusa per non riconoscere qualcuno che non rientra del tutto nell’arengo delle mie simpatie. Ergo, se non vi dovessi riconoscere incontrandovi, ricordate la prosopagnosia criptoreattiva; una soluzione potrebbe essere scrivere il proprio nome sulla mascherina; però dovrei avere a portata di mano gli occhiali!

Consigli di lettura

Oliver Sacks non ha vergato solo saggi concernenti le sue esperienze cliniche, era un uomo dai multiformi interessi, tra cui preminente la botanica, specialmente la pteridologia (ramo della botanica che studia le felci). Frequentava regolarmente la American Fern Society con cui intraprese una spedizione scientifica nello stato messicano di Oaxaca, descritto in un delizioso libricino “Diario di Oaxaca” in cui si intrecciano botanica, geografia, etnografia, gastronomia, archeologia, tutto ciò che, cioè, fa parte della cultura locale. Come disse Pietro Citati: “La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell’universo”.

Diego Marra