Qui non si passa

Il Carnevale ingabbiato non è più lui

Secondo anno del Carnevale sottoposto alle norme di sicurezza derivanti dalla circolare Gabrielli del 2017, che obbliga tutte le manifestazioni pubbliche a dotarsi di un Piano sicurezza con responsabile certificato, entrate e uscite differenziate e segnalate, controlli ai varchi, numero massimo di capienza, divieti vari, ecc.
Dopo il primo Carnevale nel 2018, salutato dallo stesso Gabrielli con la dichiarazione “Ivrea dimostra che si può fare, basta volerlo” (peccato che costi 40.000 euro n.d.r.), si è arrivato a questo secondo anno sperando che alcune migliorie ci sarebbero state, come promesso, sull’onda dell’esperienza e per un minor impatto sulla manifestazione.
Speranza vana. Il centro continua ad essere ingabbiato in una serie di divieti e sensi unici che nemmeno i residenti riescono a capire. Non solo nei momenti di maggior afflusso di persone, anche in quelli semivuoti indisponenti personaggi con la scritta “crew” obbligano ad attraversare mezza città per fare pochi metri, non conoscono neanche le vie, bloccano senza motivo, visto che non riescono a contare quanti effettivamente sono all’interno, provocando battibecchi e discussioni.
Chi scrive ha provato nella serata di sabato a rientrare da c.so Cavour in piazza di Città deserta, visto che tutti affollavano Lungo Dora per vedere i fuochi artificiali, ma gli inflessibili operatori della “sicurezza” continuavano a obbligare a passare dal Lungo Dora intasato per rientrare su via Palestro. Idem per mio padre, 95enne con bastone, che voleva attraversare via Arduino deserta per rientrare a casa. E’ troppo dotare gli addetti sicurezza anche di cervello?
Gli episodi sono innumerevoli e basta guardare sui social per averne una bella casistica. Poi varchi aperti lunedì e chiusi martedì senza motivo, gente con ospiti che non riescono a rientrare a casa, cartelloni senza una legenda, barriere ovunque.
All’ingresso ci sarebbero poi i controlli sugli zaini: a parte che un conto è non fare entrare in uno spazio chiuso tipo palasport alcun oggetto pericoloso, un altro è la pretesa di non fare entrare in una città che contiene già di tutto alcuni oggetti. Una città oltretutto in cui si tirano legalmente tonnellate di arance contundenti. C’è chi non ha potuto entrare in via Palestro con un obiettivo fotografico “troppo grande” che poteva essere contundente, chi con la bottiglietta col tappo, chi con il supporto per i selfie, chi non è stato controllato per niente. Poi all’interno si possono comprare bottigliette chiuse e a anche spray per non parlare dei cubetti di porfido a disposizione. Per paura di bombe si tolgono dalla città tutti i cestini della spazzatura creando cumuli inguardabili ovunque e non ditemi che così non ci sarebbe posto per nascondere un ordigno.
Insomma, una manifestazione di libertà con una vena di follia come può convivere con controlli, barriere, divieti, simil poliziotti ovunque che non sono mai stati ad Ivrea ( e che, non dimentichiamoci, paghiamo noi)  che ti dicono con arroganza che le disposizioni sono queste.
Purtroppo ci stiamo abituando ad accettare tutto, anche in contesti molto più importanti, ma in tutto ciò il Carnevale rischia di perdere la sua anima e il suo stesso senso.

P.S. Poi c’è la sempre splendida battaglia delle arance con la vittoria delle Pantere e i magnifici carri con cavalli e finimenti regali e design sempre più curati. Viva il carnevale, ma non ce lo ammazzate.

Francesco Curzio