“Tranquillo, non è Covid!”, ovvero frequentare un liceo nel 2020

La scuola è oggi il luogo più sicuro al mondo

PAURA

Se sei uno studente che sta a casa tre giorni e si ripresenta a scuola con la dichiarazione no-Covid. Se l’insegnante ti chiede come stai e tu rispondi “ora bene, grazie, sono stato male perché soffro d’asma”. Se la prof ti risponde “ah, menomale, solo quello”, per rendersi conto solo dopo che dal Covid a 18 anni si guarisce e invece l’asma è terribile e te la tieni tutta la vita.
Se tutto questo sembra normale – a te, alla prof, ai presenti – allora stanno cambiando le proporzioni, il mondo non si è proprio rovesciato, ma un po’ storto come una fotografia obliqua sì, lo è diventato.
E questo strabismo sta forse penetrando sottopelle, è sempre più parte di noi.
C’è chi vive nella costante paura, dentro una bruma di terrore, perennemente attento a quello che tocca, a dove appoggia la borsa (“no, prof, non sul tavolo, ché poi devo sanificare!”, grida spaventato il bidello), a chi sta usando la penna che aveva preso LUI dal SUO astuccio, chi gli ha passato il foglio dell’orario, e come si permette tizio di star seduto senza mascherina, e l’altro guarda come la porta storta, gli esce mezzo naso!
C’è il prof già ipocondriaco che prende il mouse dalla coda e lo spruzza di detergente fino ad affogarlo. Amen.
Certi insegnanti fanno lezione senza scoprirsi la bocca, perfino con guanti di gomma in stile casalingo. Gli altri, la maggioranza, quelli che ripongono fiducia nella distanza e arrivati alla cattedra si “smascherano” respirando di gioia, si guardano sempre attorno incerti, con il dubbio di violare un sacro dogma e sempre accompagnati da uno strisciante incipiente senso di colpa.
Fatto sta che alcuni studenti, in particolare i piccoli di prima o seconda, stanno imparando che è di Covid che si muore e il resto è fuffa, che Covid = peste nera, colera, vade retro! Che appunto: se hai l’asma, il diabete, l’herpes… comunque non è Covid!

ORARI

Incredibile come i ragazzi rispettino le norme, qui dentro, come fossero in un mondo a parte: entrate e uscite scaglionate, che spesso significa starsene fuori o in un’aula vuota anche una o due ore perché i trasporti – loro soltanto – non hanno cambiato abitudini.
All’inizio del primo “modulo orario” – 40, 45 minuti a seconda dell’istituto – l’insegnante verifica che tutti abbiano portato la dichiarazione di temperatura inferiore a 37,5 gradi, chi non ce l’ha fila dal bidello che la misura; poi comunica i nomi degli assenti ai bidelli, che riferiscono in segreteria, che telefona a casa. Addio disobbedienza, tagliate con gli amici, piccole gustose bugie. Ciao ciao adolescenza.
Entrate scaglionate vuol dire anche che l’intervallo è diverso da quello delle classi vicine, non suona la campanella e quindi spesso l’insegnante se ne dimentica.
Ma tanto. Che razza di intervallo è, tutti seduti al posto, sbocconcellando un panino che, uno alla volta, si può acquistare al bar? Due chiacchiere con i compagni, sempre distanziati, un giro a crewmate sull’iphone, e fine.
In bagno naturalmente uno alla volta, e mascherinati, così come al bar.
E poi sanificare, sanificare e ancora sanificare: il banco, le penne, mouse e tastiera, astucci, mani sempre, e tutto.
Entri in aula e ti assale un odore pungente di detersivo alcolico, lo respiri, lo mangi, te lo senti sulla pelle. Lo passi sul tavolo quando arrivi, lo ripassi quando vai, mentre ti spalmi le mani con un’altra miscela alcolica.

CARTA

I libri sono pericolosi, vi si potrebbe annidare il virus. Certo si possono usare, ma mai lasciare a scuola né prestare a un compagno. Dunque tablet, notebook, portatili, cellulari, iphone. Tutto ciò che fino a ieri impediva di acquisire contenuti per elaborarli, interiorizzarli, nutrire la propria mente.. è tutto ammesso, tranne il foglio da leggere e sottolineare insieme (d’altronde è lo stesso termine “insieme” a essere bandito), la pagina da riempire di appunti e mostrare al compagno (“attenzione, le distanze!”).
Le verifiche scritte – sempre che ci sia il tempo per farle, con “moduli” di quaranta minuti – sono un altro problema: i fogli, una volta ritirati, vanno messi in quarantena, corretti e riquarantenati. Meglio allora il caro vecchio Google Classroom, dove è stata pure inserita un’applicazione che va a beccare i compiti copiati in rete (ciao ciao adolescenza).

DUBBI

Se è vero, ed è vero, che la scuola oggi è il luogo più sicuro possibile, non rischiamo l’effetto proibizionismo? Quello per cui se esco da un regime di regole allora fuori è liberazione, sballo, aria, vita?
Inoltre: se è vero, ed è umanamente vero, che la sicurezza non esiste nemmeno sotto una campana di vetro, allora finirà questo incubo? Oppure la paura si sta insinuando dentro le nostre coscienze per non uscirne più, tanto ci sarà sempre un nemico invisibile?
E poi: se moltiplichiamo norme, precetti e obblighi (come quello di usare le mascherine anche all’aria aperta, anche da soli o col cane o col marito o con l’amico immaginario) con scopi pedagogico-precettistici, allora non scoppierà a tutti – a maggior ragione ai ragazzi – una gran voglia di trasgredire?
Infine e in conclusione: perché non riporre maggiore fiducia nella formazione e nell’informazione, nel rispetto delle regole dotate di senso, nell’attenzione senza panico, nell’intelligenza applicata alla vita quotidiana?

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