Tutto chiaro su dove andrà l’Archivio Storico Olivetti? Non proprio.

In attesa della “soluzione ottimale”, un’interpellanza, articoli di quotidiani e post sui social riportano l’attenzione sulla collocazione del grande patrimonio storico e culturale olivettiano

«Siamo felici e orgogliosi di riconoscerci come parte integrante dello scenario culturale presente e futuro di Ivrea. Qui respira la nostra storia, qui ci riscalda l’abbraccio di una Comunità dalla quale non abbiamo alcuna intenzione di allontanarci». Sono le parole che, il 25 maggio sulla pagina facebook dell‘Associazione Archivio Storico Olivetti (AASO), accompagnano la pubblicazione della risposta del presidente dell’associazione, Gaetano Di Tondo, «alla divulgazione delle notizie allarmistiche e prive di fondamento diffuse ieri da La Stampa Torino e la Repubblica Torino».
Domenica 24 maggio, infatti, comparivano articoli su La Stampa (Ivrea rischia di perdere l’archivio storico di Olivetti) e su la Repubblica (“Fermate il trasloco dell’Archivio Olivetti a Novara: è uno sfregio”) che prendevano spunto da un’interpellanza (del 21 maggio che sarà discussa nel Consiglio Comunale di giovedì 28 maggio) presentata al Sindaco di Ivrea dai consiglieri comunali PD Andrea Benedino e Maurizio Perinetti. Interpellanza che, partendo dalla premessa che “l’Associazione Archivio Storico Olivetti è un’importante istituzione culturale del nostro territorio, della quale il Comune di Ivrea è Socio Fondatore a partire dall’atto di costituzione del 1998”, rileva come non sia più solo l’archivio di una azienda, seppur grande, ma sia ormai divenuta nel tempo (per effetto di donazioni di archivi di molte personalità ed enti che hanno avuto a che fare con la società Olivetti nel secolo scorso) un vero e proprio “Archivio del Territorio”. Per queste ragioni Benedino e Perinetti chiedono al Sindaco “quali azioni ha messo in campo a tutela e garanzia di una corretta e qualificata ubicazione dei depositi” attualmente divisi tra la sede di Villa Casana, un magazzino a Momo (in provincia di Novara) di proprietà di Comdata e un altro (dei prodotti storici) a Lessolo.

Due questioni aperte e una stranezza

Asilo nella Villetta Casana

A una prima lettura la risposta di Gaetano Di Tondo (presidente dell’AASO e Direttore Relazioni Esterne e Istituzionali Olivetti, società del gruppo Telecom TIM) sembra fugare qualsiasi “allarme” comparso sui giornali e rendere inutile qualsiasi azione del Sindaco di Ivrea richiesta dall’interpellanza piddina.
Ci sono però almeno due questioni che restano aperte e una stranezza che insospettisce. Andiamo con ordine.

La prima questione è la destinazione di Villa Casana, del grande parco e della villettaSede dal 1986, cioè dalla nascita, dell’Archivio Storico Olivetti, da diversi anni è insufficiente a contenere la grande mole di materiali che l’archivio conserva e da almeno un paio di anni la proprietà (gruppo Telecom TIM) ha deciso di venderla. L’ipotesi più diffusa è che diventi un “centro benessere” e cessi definitivamente di avere quelle funzioni educative, sociali e culturali che ha avuto da più di 60 anni. E non è una bella cosa per “Ivrea città industriale del XX Secolo”.
La seconda questione emerge nell’ultima frase del comunicato stampa del presidente dell’AASO: «TIM e Olivetti stanno lavorando insieme all’Associazione Archivio Storico Olivetti nella definizione di una soluzione ottimale». Quali siano le ipotesi di “soluzione ottimale”, al momento non è dato di sapere. Fidatevi, sembra dire Di Tondo, stiamo lavorando «con l’obiettivo primario di riportare a Ivrea anche quanto oggi custodito altrove». A dargli manforte (c’era da dubitare?) Confindustria Canavese che, con un comunicato del 28 maggio della presidente, Patrizia Paglia, oltre a sperticarsi in lodi nei confronti di TIM, esprime la sua «piena fiducia nel Gruppo TIM».
Ma è lecito chiedere conto prima che sia tutto deciso e si provi a mettere le mani avanti? Non è la prima volta che la città si ritrova depauperata e a “chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”.

E non rassicura una “stranezza” che è presente nel comunicato del presidente dell’AASO: il riferimento esplicito e personale a uno dei firmatari dell’interpellanza al Sindaco di Ivrea, laddove si legge che «il precedente trasferimento presso il deposito di Momo (Novara) è stato fatto nel 2017 con in carica come Assessore alla cultura del Comune di Ivrea, Andrea Benedino, pienamente al corrente di tutte le attività dell’Associazione perché il Comune era presente a tutte le riunioni e decisioni, in qualità di Socio». Un riferimento inusuale, una caduta di stile in un comunicato ufficiale, tanto più quando il firmatario è anche “Direttore Relazioni Esterne e Istituzionali Olivetti” e pertanto, si presume, in grado di distinguere i ruoli istituzionali e non cedere a moti di stizza.

E’ possibile, forse addirittura probabile, che questa vicenda si chiuda alla fine nel migliore dei modi. Mentre, per restare nell’ambito “olivettiano”, si continua, a quasi due anni dall’assegnazione, a non vedere ancora nulla sul fronte del riconoscimento Unesco, né un identificato gruppo di riferimento per la gestione, né l’apertura di un più semplice centro per i visitatori.
L’impressione che di tutta questa storia della città poco importi all’attuale amministrazione comunale è legittima? E sollecitare il sindaco a occuparsi del destino del patrimonio storico e culturale del territorio non è altrettanto legittimo?

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