Un ponte passerella che supera i muri

Sabato pomeriggio il “ponte passerella” sulla Dora Baltea a Ivrea ha vissuto la pienezza del suo nome: ponte come unione, non solo delle due sponde del fiume, ma anche fra culture, genti, colori, attraverso una passerella di abiti multicolori e belle persone accompagnati dal ritmo di tamburi. Una festa. Distante anni luce dalla mozione tutta “securitaria” approvata dal consiglio comunale di Ivrea il 27 settembre scorso.

Il primo pensiero che è passato dal mio cuore alle mie celluline grigie assistendo alla sfilata sul nostro ponte passerella è stato: Bravi! Così si fa!  Si fa cosa?
Così si sta insieme: neri, rosa, marroncini, ricci, lisci, magri, grassi, alti bassi, … si unisce il meglio di noi e ne esce una festa di colori, di umanità, di gioia. Non un modo per nascondere i problemi sotto le gonne (per restare in tema), ma una maniera per valorizzare le doti di ognuno, smussare le diffidenze, armonizzare le nuove sfide della convivenza.
Dobbiamo veramente ringraziare per questa iniziativa la The Tree Factory, polo artistico e culturale diretto da Manuela Semenzin della Cooperativa Sociale Pollicino, che sabato 14 ottobre ci ha invitati alla sfilata di abiti per uomo e donna realizzati dall’atelier di sartoria L’abitoCheAbito sotto la guida del sarto Ebrime Sowe, 21 anni, che già esercitava questa professione nel suo paese di origine, il Gambia. L’atelier, nato all’interno del progetto Artisti di scarti che include attività di falegnameria, decorazioni e sartoria, è oggi strutturato in un suo spazio dedicato in via Arborio a Ivrea dove si eseguono riparazioni e si realizzano abiti su misura. Nel progetto sono occupate 15 persone di nazionalità diverse, gambiani, senegalesi, nigeriani, ghanesi, pakistani e somali.

E’ stato un vero piacere, sotto un caldo sole autunnale, assistere alla sfilata di giovani di diversi paesi e culture che indossavano con eleganza abiti molto originali nel taglio realizzati con stoffe africane multicolori, ma anche tanto bianco. In fondo una metafora gioiosa della nostra società.
Ponte passerella affollato, applausi infiniti, emozione e felicità tra il pubblico e negli occhi dei modelli e delle modelle per un giorno (ma chissà se non si possa ripetere!) che han sfilato con il piglio di consumati professionisti.
«La scelta del luogo per la sfilata – scrivono gli organizzatori – colloca l’evento in un contesto urbano aperto ai passanti, integrandosi al normale utilizzo che i cittadini di Ivrea fanno del ponte in termini di collegamento dei diversi poli della città ma nello stesso tempo operando in favore di una visibilità delle abilità delle persone straniere che “scardini” parzialmente uno dei principali ostacoli all’integrazione dei profughi/e nel territorio in cui sono accolti derivati dalle difficoltà di un loro inserimento lavorativo e la conseguente staticità e passività del loro processo migratorio, elementi questi che possono creare ulteriori problemi a medio e lungo termine la cui situazione viene generalmente percepita da gran parte della pubblica opinione come “un non far nulla” su cui fioriscono generalizzazioni e stereotipi di ogni tipo».

Bravi! Così si fa!

Non come si è fatto fra le mura del Municipio, durante l’ultimo Consiglio Comunale, del 27 settembre scorso, quando è passata all’unanimità una brutta e tristissima mozione dal titolo “Prevenzione delle tensioni tra residenti e profughi” presentata dal consigliere Tognoli, che pur emendata (rendendola fra le altre cose illeggibile) conserva il suo spirito tutto “allarmismo e polizia”.
Un tema importante come quello dell’accoglienza, della ricerca dell’equilibrio nella convivenza, dell’umanità, che Ivrea ha sempre affrontanto con grande apertura, è stato relegato a una mozione parziale e ostile, dove non si fa alcun cenno a soluzioni dei conflitti diverse dall’impegnare sindaco e giunta a verificare, controllare, adottare contromisure, comminare sanzioni,… non una parola dalla parte dell’altro, del reciproco rispetto.
Sarebbe stato tutto normale se la mozione fosse rimasta appannaggio del suo proponente, da quella parte politica trasparentemente contraria all’accoglienza (giusto per fare una citazione, da un articolo a firma Alberto Tognoli apparso su La Voce del 2 agosto scorso «prosegue l’importazione di immigrati con la ipocrita connotazione di “rifugiati politici” per favorire la sperimentazione razziale della sinistra internazionalista combinata con il moderno capitalismo esasperato»), ma il fatto che fa riflettere e rattrista non poco è che sia stata votata dall’intero Consiglio Comunale (erano assenti solo i consiglieri Blasotta, Borla e Carrain per i quali si deve applicare il beneficio del dubbio), maggioranza e minoranza insieme, senza distinzioni né eccezione alcuna.

Cadigia Perini