Un’Ivrea “Che non ha paura” nel nuovo libro di Mario Marazziti

In libreria (e disponibile sulle piattaforme di vendita online) da martedì 29 ottobre “Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura” di Mario Marazziti (Edizioni Piemme), giornalista, scrittore e uomo impegnato nel campo del volontariato, dall’accoglienza all’opposizione alla pena di morte

Il libro è dedicato all’esperienza dei “Corridoi umanitari” promossi dalla Comunità di Sant’Egidio con la Tavola Valdese e la Conferenza Episcopale Italiana. Un’iniziativa che ha permesso a centinaia di profughi siriani, iracheni eritrei, sud-sudanesi, somali di giungere in Italia evitando la clandestinità e i pericoli di una traversata nelle mani degli scafisti. I “Corridoi” sono stati sostenuti da una fitta rete sociale composta da tutti coloro – comunità, famiglie, associazioni, gruppi, parrocchie e singoli individui, che “Non hanno avuto paura” e hanno aperto le braccia e le porte delle loro case per accogliere chi ha avuto la sfortuna di nascere in una parte del mondo che non gli ha garantito di coltivare un futuro».

I profughi, in questo libro, sono solo una sorta di filigrana: i veri protagonisti sono coloro che hanno accolto e ospitato: un’Italia prevalentemente “minore”, straordinaria, tutta da scoprire in questo viaggio: «Questo – dice l’autore Mario Marazzitiè un libro sulla “rinascita civile dal basso” dell’Italia e degli Italiani».

Un capitolo di “Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura” è dedicato a Ivrea e all’esperienza della Parrocchia di San Grato (Borghetto) che ha portato all’arrivo in città di una famiglia siriana, due anni fa.
«Oggi – raccontano don Giuseppe Duretto, parroco di San Grato e i responsabili del “Progetto Accoglienza” che lo hanno affiancato – i nostri amici sono perfettamente integrati nel tessuto cittadino: Karabed, il papà, lavora in un’azienda eporediese, dove fa il tornitore, mestiere che aveva già esercitato in Siria e durante l’esodo in Libano; la mamma Marina ha seguito i corsi per il conseguimento del diploma di terza media e Negtaria, sei anni, frequenta la prima elementare alla scuola Nigra, dopo aver iniziato la sua carriera scolastica alla materna Sant’Antonio. In due anni sono riusciti a conquistare l’indipendenza economica, hanno la loro casa e una cerchia di amici che va oltre il gruppo della Parrocchia».

Il “Progetto Accoglienza” eporediese è stato completamente autofinanziato dalla comunità parrocchiale: «Molte famiglie si sono impegnate versando una quota volontaria finchè c’è stato bisogno di sostenere economicamente la famiglia – racconta ancora don Giuseppe – ma, soprattutto, si è creato intorno a Karabed, Marina e Negtaria, un clima di vera comunità, che ha permesso loro di superare il trauma del distacco dalla loro Patria, di conoscere la nuova realtà in cui si sono inseriti e di progettare un futuro, opzione che sotto le bombe di Aleppo sembrava non avere uno sbocco».

Sono concetti che accomunano tutte le esperienze narrate da Marazziti: «L’altra faccia, finora in ombra, degli Italiani – sottolinea l’autore -. L’integrazione che funziona, quella che inizia dal primo giorno dopo l’arrivo. Un modello di accoglienza che potrebbe cambiare umori e politiche sociali. Tre storie, ciascuna
fatta di molte storie, in filigrana. L’Italia dei piccoli e medi comuni e delle sue trasformazioni. Italiani sconosciuti che fanno la storia. E vite che rinascono, i rifugiati politici e profughi come occasione di rinascita di intere comunità, e la valorizzazione di risorse dal basso, dalla società civile, senza che lo stato intervenga economicamente, il modello dell’accoglienza diffusa. Attraverso le storie personali di italiani straordinari e normali, una riflessione sulle migrazioni contemporanee, una risposta non ideologica al crescente scontro sociale e alla paura».

Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura” vuole essere un libro che aiuta a ritrovare le ragioni della solidarietà e dà voce a un’Italia solida, senza paura, molte volte radicata in un sentire cristiano, sempre in un umanesimo che restituisce fiducia e speranza, senza buonismi. Un viaggio attraverso una trentina di location: Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Umbria, Marche, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Liguria, Trentino, Piemonte. Storie, foto, facce, dal punto di vista degli “italiani”. Sullo sfondo, i profughi e i “nuovi italiani”.

Il libro si basa su lunghe conversazioni con chi accoglie, ed emergono Italie diverse. Mentre si raccontano le persone e l’accoglienza, si raccontano anche mondi che non hanno sempre accesso ai media. Quelli con la piazza e una tradizione di impegno civico, quelli più anonimi, nati e cresciuti lungo vie di scorrimento, che ritrovano una identità a partire da questa esperienza di accoglienza, dalla sfida del “nuovo” che arriva da lontano. Sono il contesto, fanno da sfondo e sbalzano queste storie di “rinascita” e di un modello che funziona. Emergono anche le storie vere dei profughi, la fuga, i campi, l’arrivo in Italia, in luoghi sconosciuti, le reazioni attorno, le difficoltà superate, l’integrazione che avviene e che è possibile e diventa esemplare, contagiosa.