Vicenda In.Re.Te: se questo è il nome della legalità

Il caso dell’elezione di un nuovo presidente del Consorzio ha visto il ripetersi di un refrain ormai consolidato dell’amministrazione eporediese: mandare avanti il sindaco Sertoli per tranquillizzare gli animi e, successivamente, far saltare il tavolo. Si attendono ora i pareri legali

La convocazione dell’Assemblea dei comuni aderenti al Consorzio In.Re.Te di giovedì 12 settembre avrebbe dovuto votare la costituzione di un comitato di presidenza composto da 14 membri per il cambio dello Statuto, da rendere poi operativo entro marzo, dopodiché sarebbe stato eletto il nuovo presidente. Nello statuto si voleva introdurre l’elezione del presidente ogni 5 anni, così come prevede il Testo Unico, ma si ipotizzava anche venisse introdotto il ruolo di vicepresidente appannaggio del comune con maggior peso, cioè nella fattispecie Ivrea.
L’assemblea avrebbe dovuto formalizzare un accordo preso attraverso una serie di incontri preventivi, culminati con una riunione ad Ivrea, proprio il giorno prima dell’Assemblea, tra l’attuale presidente In.re.Te Ellade Peller, il sindaco Sertoli, l’assessora Povolo, alla presenza anche del sindaco di Cascinette Osengo e quello di Bollengo Ricca.
Ma, il giorno dopo, l’Assemblea ha visto ben altro esito quando l’assessora Povolo, accompagnata in forza dall’assessore Balzola, dal vice-sindaco Ballurio, dal consigliere Malpede e dal segretario comunale Capo (assente solo il sindaco Sertoli), servendosi di un “assist” ben servito dal sindaco di Settimo Rottaro Ottogalli, ha dichiarato che, dopo aver interpellato i consulenti legali del comune (Ivrea), quell’assemblea stava di fatto operando nell’illegalità, essendo il suo presidente in carica da 16 anni senza mai esser stato opportunamente e a tempo debito riconfermato.
A nulla sono valsi i tentativi del sindaco di Cascinette di procedere comunque all’elezione del nuovo presidente: la seduta è stata rimandata a data da destinarsi.

Riassumendo: per conformarsi al Testo Unico è necessario aggiungere questa clausola dell’elezione ogni 5 anni allo statuto dell’Ente, ma per poter cambiare lo statuto è necessario convocare l’Assemblea e avviare un percorso, che non è possibile se tale assemblea non è convocata. E siccome l’assemblea in corso era stata convocata da un presidente in carica secondo norme vecchie, la stessa è stata considerata illegale. Quindi la domanda è: ora chi deve convocare l’Assemblea?
Ma soprattutto, a cosa è servita la riunione del giorno prima in cui pare si fosse trovata una soluzione?
Del parere legale citato non è stato mostrato nulla in sede di Assemblea, tanto che l’attuale presidente di In.re.Te Ellade Peller ne ha chiesto copia, per poterlo confrontare con quanto ad oggi scritto nello statuto ancora in corso di validità. Insomma, al momento la battaglia si è spostata sul fronte legale e ciò che si poteva risolvere in maniera civile sicuramente vedrà scontrarsi fronti opposti a suon di carte bollate.
Fin qui le cronache, ampiamente riportate dai giornali locali e che abbiamo cercato di riassumere, ma il tema vero è la maniera vile e meschina con cui la vicenda è stata condotta dagli esponenti del comune di Ivrea e con cui cercano di giustificarla: nel nome della legalità. Se veramente stesse loro a cuore la legalità sarebbero ben altre le battaglie da combattere, non certo l’elezione del presidente di un ente così importante per una fetta sempre più grande di popolazione come In.Re.Te, che non può essere bloccato da simili giochetti. Perché è abbastanza evidente che, al di là di quanto ufficialmente viene riportato dall’assessora Povolo e dal sindaco Sertoli, che ora specificano, smentiscono, dicono e ridicono, la volontà sembra quella di entrare in possesso del pieno controllo dell’ente per poterlo consegnare nelle mani di persone diverse da quelle nelle cui mani è ora. E non ci sarebbe neanche nulla di così male, se ciò fosse fatto rispettando le regole del gioco e dell’alternanza democratica. Ma qui si è chiaramente giocato sporco colpendo alle spalle, dopo una riunione tranquillizzante, chi non ha neanche potuto difendersi perché non poteva immaginare di venir attaccato. E non lo si è neanche attaccato direttamente, no, non si è avuto nemmeno quel coraggio, lo si è fatto dopo che il rappresentante di un altro comune (che casualità) ha ufficialmente aperto l’argomento dell’illegittimità del presidente.

Cosa ci facessero in quell’Assemblea così tanti esponenti del comune di Ivrea (addirittura il segretario comunale!) proprio non si spiega. O meglio, si spiega se lo si legge in chiave squisitamente intimidatoria.
Intanto già si fa la conta delle teste: chi a favore di chi. E forse era questo il vero scopo del voler spostare in avanti la convocazione dell’Assemblea. Spostare l’attenzione dal vero oggetto del contendere, legare le mani a chi potrebbe dar fastidio. Prendere tempo.
E il refrain eporediese è consolidato: mandare avanti il sindaco Sertoli con aria rassicurante per poi affondare la lama e ribaltare le carte. Perché non è più credibile l’imputare certi episodi ad una normale fase di rodaggio, il rodaggio è terminato da un po’ ed è evidente quale sia l’assetto della squadra. Se questo è il cambiamento, andiamo bene!
Il continuo tirare in ballo la legalità quando si sta facendo un’operazione di calcolo politico e di cambio di poltrona, poi, ha decisamente un profumo molto lontano da quello della trasparenza e del cambiamento proposti in campagna elettorale. E bisogna ammettere che politicamente questo gioco c’è chi lo sa fare in maniera assai meno grossolana, quindi non era necessario cambiare per ottenere stessi risultati, per giunta facendo un gran chiasso e destabilizzando il buon funzionamento di ogni ingranaggio del sistema.
Che l’Ente dovesse darsi nuove regole per eleggere un presidente con la giusta cadenza era sicuramente condivisibile, ma che questo dovesse avvenire così è vergognoso e per nulla condivisibile.
Attendiamo dunque il parere dei legali, che di legalità dovrebbero capirne qualcosa. Si spera.

Lisa Gino