1752-2016: 264 anni dell’Ospedale di Ivrea

In questi giorni il nostro Ospedale cittadino, come ciclicamente avviene, torna alla ribalta nei consigli comunali, regionali, in incontri pubblici, … Tutti compatti affermano la necessità di un nuovo nosocomio. Beh, non proprio tutti, qualcuno è su posizioni conservatrici, ma questi saranno argomenti di altri articoli, qui godiamoci la storia dell’Ospedale di Ivrea a cura del dottor Lodovico Rosato (fonte sito ASLTO4).

Il Re di Sardegna e Principe di Piemonte Carlo Emanuele III prendeva atto che in Ivrea, grazie alla donazione di un grande benefattore e alla generosità di tanti altri cittadini, era stato realizzato dal 1748 un nuovo ospedale e, con diploma del 22 settembre 1752, lo riconosceva ufficialmente come “Ospedale degli Infermi di Ivrea”, disponendo che l’amministrazione fosse affidata alla Congregazione della Carità (foto 1). Probabilmente per il malcostume amministrativo, a cui gli enti benefici non sfuggivano, il Sovrano pose, però, la condizione che i beni dell’Ospedale rimanessero separati da quelli della Congregazione. In effetti, era nota in Ivrea la sorte toccata all’Ospedale “de burgo”.
L’Ospedale di borgo era stato fondato, grazie alla generosità di tanti benefattori nel 1200 circa e sorgeva dove ora è il palazzo municipale, occupando gran parte della Piazza di Città e l’area a sud-est dell’attuale Palazzo, dove si trovava la residenza dei Della Stria di cui oggi ancora si può vedere lo Stemma in cotto sulla parete inserità nella proprietà del Moreno.
Esso ospitava malati, incurabili e bambini esposti. Gli incurabili non erano come oggi si può intendere coloro che non potevano più trarre vantaggi dalle cure, ma coloro che, essendo anziani, non venivano più considerati abbisognevoli di cure. Gli edifici dell’ospedale ed altre costruzioni limitrofe vennero in gran parte demoliti nel 1704, durante la lunga guerra di successione spagnola, per lasciare libero il tiro ad una batteria di cannoni, posta nel giardino del Vescovado a difesa della città dai Francesi, se questi avessero deciso di attaccare attraversando la Dora. La distruzione non fu totale, ma, da una parte, l’incuria degli amministratori e, dall’altra, la fatiscenza della struttura nel 1750 portarono alla fine l’istituzione, ormai datata piu di 500 anni e che fra i vecchi dieci ospedali di Ivrea era stata la più importante, la più longeva e l’unica sopravvissuta.

Foto 1: Documenti conservati nell’Archivio Storico del Comune di Ivrea (Palazzo di Città) e relativi al riconoscimento ufficiale dell’Ospedale di Ivrea, avvenuto il 22 settembre 1752 con Diploma di Carlo Emanuele III che ne affidava l’amministrazione alla Congregazione di Carità, con la condizione, però, che i redditi di questa restassero ben distinti da quelli dell’ospedale.

Nel frattempo nasceva nel 1752, in un’area attigua all’attuale edificio, il nuovo ospedale di Ivrea, dove, nell’ottocento, si iniziò a praticare la moderna medicina e la chirurgia con qualità e buoni risultati. Faceva parte integrante dell’ospedale la Cappella, il cui ingresso era da Via Ospedale.
Agli inizi del ‘900 nel Regno d’Italia, per ogni mille nati vivi, entro il primo anno di vita morivano 130-140 bambini contro i 60-65 dei paesi scandinavi, per questo gli homines bonae voluntatis canavesani ed eporediesi in particolare decisero di contribuire alla costruzione di un nuovo padiglione Maternità e Pediatria, moderno ed attrezzato. Contribuirono generosamente l’Avv. Arrigo Olivetti e l’Ing. Camillo Olivetti e gli operai e impiegati che donarono una giornata di lavoro l’anno per tre anni. Il 7 dicembre del 1930 veniva inaugurato il Padiglione “Luisa Olivetti”.
A quel momento l’Ospedale di Ivrea aveva un Reparto medico e pediatrico, Primario Dr Virginio Debenedetti, un Reparto chirurgico e ginecologico, Primario prof. Giovanni Calissano, un Reparto Radiologico, Primario Prof. Adelchi Salotti. In quel 1930 furono effettuati all’Ospedale di Ivrea ben 525 atti operatori (chirurgia generale, traumatologia, ginecologia) di cui numerosi casi di appendicite operati con successo e dimessi in un periodo
variante fra i 12 e i 20 giorni. Gli esami radiologici furono 630 di cui 360 per esterni.
Finito il 2° conflitto mondiale, la gran parte dell ’Ospedale di Ivrea era fatiscente. La guerra, la povertà e l’assenza completa di manutenzione avevano ridotto l‘ospedale in condizioni pessime.
Ancora una volta partì la grande macchina organizzativa degli uomini di buona volontà. Si costituì il Comitato per la Ricostruzione dell’Ospedale sulla stima che la nuova struttura sarebbe costata circa 600 milioni di lire.
Il terreno dove costruire il nuovo ospedale, concesso dal Comune di Ivrea ad un prezzo simbolico, era contiguo al vecchio ospedale ed era nel centro della Città, cosa che avrebbe consentito, soprattutto agli eporediesi, di raggiungerlo a piedi. L’Olivetti pagò tutte le spese di progettazione.
Il 95% dei lavoratori delle fabbriche eporediesi accettò di devolvere l’equivalente di un’ora di lavoro al mese; le direzioni delle varie aziende si impegnarono a versare una somma uguale a quella trattenuta alle maestranze: in totale furono raccolti 180 milioni di cui 100 versati dalla Ditta Olivetti. A questi si aggiunsero circa 13 milioni di lire versati da privati cittadini, 913.000 dai commercianti, 615.000 dai professionisti e 346.112 lire raccolte nelle scuole. In totale 200 milioni di lire, un terzo del costo totale dell’opera: cosa formidabile per un tempo in cui le
rovine della guerra erano ancora ovunque e il paese era in ginocchio.
Progettista fu l’architetto milanese Ignazio Gardella a cui venne conferito il Premio Nazionale Olivetti per l’Architettura nel 1955.
La Sentinella del Canavese nell’edizione del 9 novembre 1956 in prima pagina e a titoli cubitali titolava: “Cinque anni di generose sottoscrizioni hanno reso possibile l’imponente realizzazione. Ivrea e il Canavese hanno festeggiato domenica 4 novembre l’inaugurazione del più moderno ospedale d’Italia”. La cerimonia si svolse sulla piazza della Credenza alla presenza di una grande folla e del sindaco Ing. Adriano Olivetti.
A metà del 1970 venne aggiunto un secondo blocco (B) all’edificio principale (A) e, negli anni 90, un terzo blocco (D) costituito dall’ex caserma dei Vigili del Fuoco dove vennero allocati la Dialisi, l’Anatomia Patologica e il Centro Trasfusionale.
Nel 1995 venne demolito il Padiglione “Luisa Olivetti”, ormai utilizzato solo come lungodegenza, e al suo posto fu costruito il quarto blocco (G) dove furono allocati il nuovo complesso operatorio, l’Oncologia e la Pediatria.
Del vecchio ospedale sono rimasti i locali del Laboratorio di Analisi (C) e la Cappella. Questa non è quella settecentesca che, essendo parte integrante del vecchio ospedale, fu demolita, ma venne edificata alla fine dell’800. Conserva, però, come preziosa memoria tre splendidi altari: l’altare maggiore e due altari laterali in marmo policromo.
Nel 2013 è stato inaugurato, nel blocco A, il nuovo Pronto Soccorso ed è stata completata la ristrutturazione del 5° Piano dello stesso blocco, sede della struttura di Ostetricia e Ginecologia. Nel 2014 sono terminati i lavori di ristrutturazione-umanizzazione del 2° piano, blocco A, dove è ubicata l’Area di Degenza Chirurgica a Medio-Alta Intensità di Assistenza.
Nel 2015 si sono conclusi i lavori di ristrutturazione-ammodernamento dell’Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC), al 1° piano del blocco A, e del polo degli ambulatori di Neurologia, al piano – 3 del blocco B.
Nell’Ospedale di Ivrea nel 2015 sono stati effettuati 41.000 prestazioni di Pronto Soccorso, 11.000 ricoveri, 5.500 interventi chirurgici, 124.000 prestazioni radiologiche di cui 76.000 per esterni.
Questa breve storia ci ricorda che sono passati 264 anni dalla fondazione dell’Ospedale d’Ivrea, ci rende conto del perché è stato costruito in questo posto oggi comunemente definito scomodo, in quanto nel centro storico della città, ci aiuta a capire perché gli eporediesi e i canavesani siano molto legati al loro ospedale e perché i dipendenti tutti da sempre vivono con intensità il loro legame con questa istituzione.
Il contributo insostituibile dei benefattori unisce con un lungo filo i vari periodi storici e di rinnovamento dell’Ospedale di Ivrea: il Cappellano dell’ospedale è obbligato per Rescritto conciliare della Santa Sede dal 1961 a celebrare ogni anno e in perpetuo dieci messe in suffragio di queste generose anime.

Lodovico Rosato, 2016