A Ivrea il PD fa primarie di partito, mentre il Comune diventa dopo anni realmente contendibile

Ballurio e Perinetti alle primarie per la candidatura del PD a sindaco: due esponenti locali che, a parte il carattere e lo stile, non rappresentano visioni e progetti diversi.

Elisabetta Ballurio Teit e Maurizio Perinetti, entrambi renziani, entrambi consiglieri comunali di Ivrea (e presidenti del Consiglio comunale: la prima dal 2013 ad oggi, il secondo dal 2008 al 2013), si contenderanno, con le primarie del prossimo gennaio, la candidatura da parte del PD per l’elezione a sindaco di Ivrea. Sempre che, ma è un esercizio puramente teorico, un altro iscritto o elettore del PD non presenti nei termini (16 dicembre) una propria candidatura alle primarie.

La candidatura di Ballurio, annunciata sui media già da alcuni mesi (e prevedibile da anni), è stata ufficializzata solo mercoledì 29 novembre con un video su facebook, mentre quella di Perinetti, nota da un paio di settimane, è stata presentata il giorno precedente, il 28 novembre, con una conferenza stampa presso la sede del circolo eporediese del PD.
Conferenza classica, con la presenza del neo segretario del circolo Luca Spitale, al quale questa competizione interna e la possibilità di svolgere delle primarie, «che sono nel DNA del PD», fa dire che «il partito è vivo».

Perinetti chiarisce subito che la sua non è la candidatura dei “non renziani “ («anche io come Ballurio sono renziano»), né dell’attuale minoranza del circolo eporediese del PD, ma di essere stato «sollecitato da molte persone, gruppi e ambienti della città» a candidarsi «alle primarie del PD per la scelta del candidato Sindaco, ben sapendo le difficoltà di questo impegno, ma anche convinto di dare un fattivo contributo di esperienza e aiuto alla città e al territorio». Perché, sottolinea Perinetti, «non ci si può chiudere nei confini comunali, ma occorre fare in modo che Ivrea, insieme ai Comuni dell’Eporediese, il Nord Est di Torino, abbia un ruolo deciso e importante all’interno della Città Metropolitana. Perché le sfide nuove e difficili del futuro si possono affrontare in una logica e dimensione più ampia».

Sia Perinetti (che pure ribadisce la “non autosufficienza” del PD e la necessità e volontà di cercare alleanze) che Spitale affermano che sarebbe stato meglio fare “primarie di coalizione”, ma poiché la coalizione ancora non c’è, i tempi impediscono di realizzarle.

Il giorno dopo la conferenza di Perinetti, arriva su facebook la presentazione della candidatura alle primarie PD di Ballurio con un video («il primo di una serie che accompagneranno la mia candidatura per le primarie del Partito Democratico» avverte Ballurio stessa) nel quale la candidata si presenta («consigliera comunale nel 2008, poi assessora al commercio per 4 anni fino al 2013 e da quasi cinque anni presidente del Consiglio Comunale di Ivrea»), dichiara la sua «grande passione nellamministrare la vita cittadina» e indica nell’ascolto e nella concretezza i metodi di riferimento, partendo «dalle cose piccole per fare le grandi».
Poi alcuni cenni alla necessità di «aiutare il commercio» anche prevedendo «alcuni orari di sosta non a pagamento nei parcheggi cittadini», alla «Casa del Carnevale». alla Fiera di San Savino e altri eventi di musica e lettura che «possono fare la differenza». Non mancano infine «spunti» per i giovani (sede universitaria) e per una «viabilità efficiente ed efficace».

La passione piddina per le primarie e il Comune di Ivrea che diventa contendibile

Da quando, nell’ottobre di dieci anni fa, vennero inaugurate (con la plebiscitaria investitura di Veltroni), le primarie del PD (un bizzarro sistema che consente a chiunque di votare per il segretario di un partito) sembrano essere diventate il cuore della vita politica di quel partito. Delle primarie i piddini sembrano innamorati e non sentono ragioni. Come spiegare altrimenti tante primarie? A livello nazionale si è arrivati a Renzi che si dimette ricandidandosi e rivincendo senza aver mai seriamente discusso sulle ragioni della sconfitta al referendum del 4 dicembre scorso e delle diverse sconfitte elettorali del PD in questi ultimi anni. A Ivrea faranno le primarie a gennaio per contendersi la candidatura del PD a sindaco due esponenti locali che, a parte il carattere e lo stile, non sembrano proprio rappresentare visioni e progetti diversi.
Ora, prima della fine di gennaio, certamente presenteranno qualche diversità di “programma”, qualche opzione diversa sull’amministrazione della città, qualche accento in più o in meno di critica all’amministrazione uscente di Della Pepa, ma, a parte i linguaggi, i media utilizzati, l’esibizione di una maggiore vicinanza al capo (vedi Ballurio venerdì in prima fila ad accogliere Renzi a Ivrea) e le prevedibili trovate elettorali, i due contendenti non sono (né possono essere per la loro stessa storia e pratica) espressione di prospettive diverse nella visione e amministrazione della città. E, comunque vada a finire, sarà un renziano (evoluzione terminale del partito di Veltroni) il candidato PD a sindaco di Ivrea.
Resta da notare poi un che di schizofrenico (o di ipocrita?) tra la proclamata volontà di alleanze e la chiusura in primarie di partito per individuare il proprio candidato sindaco, dichiarando impossibili eventuali primarie di coalizione. Un atteggiamento che ha già allontanato chi, come “Art. 1 – MDP”, avrebbe voluto costruire con il PD di Ivrea «un percorso civico che si potesse riconoscere nei valori della Sinistra, del Cattolicesimo Democratico, del Laicismo moderno, dell’Associazionismo e che potesse essere punto di riferimento di sensibilità e tematiche comuni per la costruzione di un progetto di città più partecipata, equa, solidale ed accogliente».
E’ probabile che la scelta del PD di un candidato di partito non costituisca un ostacolo per “Moderati” e, comunque, una qualche “lista sorella” (come nel 2013 “Ivrea + bella”) magari spunterà per metter su una “coalizione”, ma risulterà evidente, più che in passate elezioni, il ruolo di pura finzione dell’operazione e di gregari di quanti vi parteciperanno.
Non è unicamente a causa di queste ultime scelte del PD (anche se certamente queste, effetto di una crisi del partito, concorrono in modo non marginale), ma per la prima volta da molti anni l’amministrazione del Comune di Ivrea pare veramente contendibile. Una sensazione che si avverte da tempo nel corpo della città e che è cresciuta di pari passo con le divisioni nella maggioranza consiliare e con la distanza tra cittadini e amministrazione Della Pepa.
E l’arrivo a Ivrea di tanti big nazionali (prima lo stato maggiore di Forza Italia al Giacosa, poi Bersani giovedì scorso, Renzi il giorno dopo, Di Battista giovedì prossimo), seppur per ragioni diverse, sembrerebbe in qualche modo confermare la contendibilità del Comune di Ivrea.

Ci sono ancora diversi mesi, e in mezzo le elezioni politiche, prima delle elezioni comunali (che si svolgeranno presumibilmente tra maggio e giugno prossimi). E c’è ancora la concreta possibilità che si attivi una partecipazione più estesa dei cittadini a progetti e visioni per la città e il territorio, non necessariamente al seguito di questo o quel big nazionale. Qualcosa già si muove ed è destinato a crescere, quanto meno per ripulsa dello spettacolo che offre, anche qui a Ivrea, la “politica politicante”, soprattutto quando si camuffa (dando il peggio di sé) da “amministrativismo da condominio” condito dall’immancabile “buon senso”.

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