Agile ex-Eutelia. Condannati definitivamente i bancarottieri.

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne a 8 anni e a 6 anni e 6 mesi inflitte dalla Corte di Appello di Roma a Antonangelo Liori e Claudio Marcello Massa. Si conclude così una fase del processo per la bancarotta di Agile srl.

Prima pagina di varieventuali in occasione della condanna di primo grado (17/7/2013)

Tutti ricorderanno la lotta dei lavoratori di Agile ex Eutelia (ex Getronics, ex Olivetti …), anche a Ivrea con la sede al Business Park occupata dai 200 dipendenti eporediesi (altrettanti a Torino e circa 1200 in tutta Italia, dai 2000 originali). Ebbene quella lotta non è finita, grazie alla resistenza e alla pertinacia dei lavoratori e della Fiom che non li ha mai abbandonati, è ancora attivo un tavolo al Ministero dello sviluppo economico, l’ultimo incontro il 17 settembre scorso e il 6 novembre CGIL-CISL-UIL hanno sollecitato un nuovo incontro, come previsto, per “trovare le possibili soluzioni alla lunga vertenza, non ancora conclusa, che vede 150 lavoratori senza sostegno al reddito”.
Ed è ancora aperto il filone giudiziario dove i lavoratori si sono costituiti parte civile. “Queste condanne – che si vanno ad aggiungere a quelle già emesse, a seguito di patteggiamento, a carico di Fenu, Cammalleri, Piccini, Pizzicchi e Raimondo Landi – ormai definitive e irrevocabili, porteranno i responsabili del crack dietro le sbarre. Purtroppo l’ex amministratore delegato dell’azienda, Samuele Landi, risulta ancora latitante – a Dubai – seppur già condannato in secondo grado. È necessario che si proceda alla sua estradizione affinché tutti i responsabili paghino effettivamente per gli illeciti commessi.”, scrive la Fiom-Cgil nel suo comunicato dopo la sentenza.

Per la Fiom oltre al fatto che finalmente è giunto a conclusione il processo con la condanna di tutti i protagonisti, è fondamentale aver stabilito per la prima volta, con una sentenza della Suprema Corte, il principio che i lavoratori vengono riconosciuti come soggetti danneggiati nei processi per bancarotta e possono avanzare un diritto autonomo di costituirsi parte civile nel processo penale per la tutela dei loro diritti, sia di natura patrimoniale sia di natura morale inteso come le sofferenze psico-fisiche derivanti dall’illecita delle condotte poste in essere dagli imprenditori e/o amministratori o comunque soggetti che, a vario titolo, contribuiscono al dissesto di un’azienda con ripercussioni sul lavoro e sulla dignità dei dipendenti. “Avendo sancito questo principio e riconoscendo ai lavoratori questo diritto, abbiamo fatto un passo in avanti sulle tutele che possono far valere in un giudizio penale i lavoratori. Ovviamente questa decisione, che riconosce la responsabilità degli imputati, apre la strada ai futuri risarcimenti civili. Il risultato è stato raggiunto grazie alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori che sono partiti con l’occupazione dell’azienda per difendere il lavoro e impedirne lo svuotamento delle attività. Come Fiom continueremo a lottare al loro fianco per trovare soluzioni al danno più importante subìto, la perdita del posto di lavoro e del reddito.

E’ quotidiana la discussione sull’utilità o meno di lottare per la difesa del posto di lavoro quando un’azienda ha deciso di chiudere. Molti dicono che è inutile, tanto le aziende fanno quello che vogliono, anche se ti incateni al cancello. Altri dicono che lottare è una forma di resistenza e opposizione  e citano la frase del Che “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso“. Io sto con questi ultimi. E con me i miei più di mille colleghi e colleghe di Agile. Nel 2009 quando Eutelia ci vendette alla scatola vuota Omega di Massa e Liori (ma anche di Pio Piccini e Claudia Pasqui che “abbiamo” fatto rientrare a Ivrea per dare il colpo finale al CIC), bastò non ricevere lo stipendio un mese per far partire la mobilitazione. Non ci fermarono le rassicurazioni di ripresa della dirigenza, già la cessione puzzava di falso, quando poi iniziarono a non pagare fornitori e dipendenti, non potevamo star fermi ad aspettare, era in gioco il nostro lavoro, le nostre vite. Subito, grazie al supporto della Fiom, ci organizzammo per impugnare la cessione, era l’agosto 2009, e a fine ottobre iniziammo ad occupare le nostre sedi in tutta Italia. E ancora oggi la nostra lotta non è finita e continuiamo a chiedere giustizia. Non abbiamo vinto, no. Si è perso lavoro, salute, serenità, ma senza la lotta e la resistenza, i colpevoli di questa grande truffa ai danni dei lavoratori (ma anche del Paese, dei territori) sarebbe rimasta impunita. Un grazie da parte delle lavoratrici e dei lavoratori va alla FIOM e al collegio di avvocati che ci ha seguito fin dal primo momento.

Cadigia Perini