Alla fiera dell’ottimismo

Deaglio, giornalisti e imprese a illustrare “il futuro del Nord Ovest” (e di Ivrea e Canavese) al teatro Giacosa

LaStampa150anni_logoHDA Ivrea pubblico delle grandi occasioni nel teatro Giacosa, il 10 gennaio, per “Ivrea: la fabbrica delle idee”, terzo incontro (dopo quelli svolti a Cuneo e Alessandria e prima di altri 12 che seguiranno in Piemonte e Liguria) sul “Futuro del Nord Ovest” organizzato dal quotidiano La Stampa in occasione dei suoi 150 anni di vita (è infatti del 9 febbraio del 1867 l’uscita del primo numero della Gazzetta Piemontese che diventerà poi, il primo gennaio 1895, La Stampa).
Con la fame di analisi e riflessioni sullo stato e il futuro di Ivrea e del Canavese, per i previsti interventi di personaggi noti (quali il direttore del giornale Maurizio Molinari e l’economista Mario Deaglio), per il prestigio del giornale che si propone di presentare “un’inchiesta per raccontare quali sono le migliori energie del Nord Ovest d’Italia” e “un’analisi economica dell’area”, non stupisce la partecipazione di tutta la “Ivrea che conta”all’incontro al teatro Giacosa.
E’ il sindaco, Carlo Della Pepa, a sbilanciarsi più di tutti ipotizzando un futuro nel quale Ivrea e il Canavese saranno “un punto di riferimento per il Nord Ovest”, a cominciare dal fatto che – aggiungerà nel suo breve intervento sul palco del teatro arredato come per un talk show televisivo con poltrone bianche e un grande schermo – l’area è o può diventare “cerniera tra Torino, Milano, Biella e Aosta”.
Più tradizionali e (tante volte) ascoltate le analisi e le prospettive, condite da un ottimismo tanto esasperato ed esibito da apparire artefatto, del primo giro di interventi. Con Mario Deaglio (editorialista della Stampa e direttore del Centro Einaudi) che propone di “annaffiare il germe digitale esistente nel territorio” e, ovviamente, puntare su istruzione, turismo e terziario. Mentre Giampiero Maggio (redattore delle pagine Ivrea e Canavese del quotidiano) indica gli anni di innovazioni storiche del territorio (nel 1965 il primo computer “Programma 101” portato a New York, nel 2005 la scheda elettronica “Arduino”, nel 2012 lo sviluppo del 4G di Vodafone), richiama le “eccellenze del territorio” (la ricerca Vodafone, Manital con Vistaterra, il Bioindustry Park, ma anche lo stadio della canoa e l’anfiteatro morenico), segnala la necessità di “uno stacco generazionale perché è difficile tenere i giovani qui” e mette in guardia da una “Olivetti nostalgica che diventa addirittura un ostacolo” allo sviluppo, mentre il territorio ha “più castelli di quelli della Loira” e “dovrebbe superare la logica del campanile ed essere più unito”.

Sembra ormai divenuta una regola: solo gli imprenditori vengono interpellati
quando si parla di lavoro e sviluppo del territorio.
Nessun’associazione o nessun sindacato di lavoratori o di categoria
viene invitato a dire la sua.

Tanto ottimismo, buoni propositi e esibizione di buone pratiche nei rapporti di lavoro, nella seconda parte del’incontro (condotta dal caporedattore Guido Tiberga) con gli interventi di Zangani (Vodafone), Brocco (Euroconnection), Ferlito (Manital), Rocca (RGI), Ariaudo (Cuki), peraltro quasi tutte aziende che figurano con il loro marchio quali collaboratrici per l’incontro eporediese.
E non manca, prima della chiusura da parte del direttore Molinari, neppure una parte dell’incontro dedicata a impianti sportivi (Stadio della Canoa di Ivrea, Arcansel di Frassinetto) e persino alla squadra di calcio dell’Ivrea.
Nessuno spazio invece per altri soggetti sociali, più o meno organizzati, del territorio. In ossequio a quella che sembra divenuta oggi in Italia una regola, di futuro, di lavoro, di situazione e prospettive di un territorio a parlarne possono essere solo gli imprenditori, semmai coadiuvati da “addetti ai lavori” quali economisti, giornalisti o altri tuttologi. Al massimo può intervenire qualche amministratore locale, ma nessuna associazione, nessun sindacato di lavoratori o di categoria (a parte, ovviamente, Confindustria).
Fin qui nulla di nuovo, nulla che non si sia già visto e sentito in altre occasioni e, comunque, un’occasione per riprendere a ragionare di situazione e prospettiva del territorio oltre i limiti delle vicende amministrative e sociali quotidiane. E neppure nulla da dire su un approccio ottimista trattandosi di una festa per i 150 anni di un importante giornale.

Utili, seppur in prevalenza fermi al 2011, i dati (elaborati da Centro Einaudi prevalentemente da Istat) su popolazione, occupazione, imprese, incidenza laureati e diplomati, reddito e offerta turistica. Dati dai quali emerge che dal 1971 al 2011 la popolazione di Ivrea e Canavese è sostanzialmente rimasta invariata (con un leggero incremento nell’area di Rivarolo e una piccola riduzione in quella di Ivrea), che laureati e diplomati incidono per il 38% (in Piemonte è sul 40%) sulla popolazione, che il reddito medio del 2015 degli eporediesi è pari a quello dei torinesi (intorno ai 22.500 euro) mentre è un po’ più basso negli altri principali Comuni dell’area canavesana, che il tasso di disoccupazione del Canavese nel 2011 era in linea con quello piemontese (intorno all’8%) e nel 2015 è salito al 12% complessivo e al 40% quello giovanile (percentuali della media nazionale e più alte di quelle piemontesi che restano entrambe sotto di due punti), che il numero delle strutture di ospitalità turistica in Canavese è più che raddoppiato dal 2000 al 2015, ma sono sostanzialmente rimasti invariati i numeri di camere e letti (in dettaglio su www.lastampa.it/ilfuturodelnordovest).
Una serie di dati che confermano molto di già noto, ma è utile che siano stati raccolti e diffusi ampiamente attraverso il quotidiano
Appaiono invece inutili, talvolta addirittura imbarazzanti, i risultati del sondaggio presentato nell’incontro al Giacosa (e pubblicati su La Stampa dell’11 gennaio) realizzato dalla società Eumetra Monterosa con telefonate a 803 eporediesi. Dati dai quali risulta una soddisfazione media dell’87% degli intervistati per le strutture e i servizi del territorio (persino i trasporti riscuotono un veramente incredibile 85%), con picchi del 93% per quanto riguarda cultura e turismo e del 74% per quanto riguarda i giovani e il territorio. Così pure sembra, “a naso”, poco credibile che punti di forza del territorio vengano indicati, nell’ordine: agricoltura e turismo (65%), commercio (52%) e industria (42%). A contraddire in parte le percentuali di tanta soddisfazione, la risposta alla domanda se “il territorio sia migliore rispetto ad altri luoghi” che, secondo lo stesso sondaggio, riceve una risposta positiva solo dal 39% degli intervistati, mentre il 92% si dichiara comunque orgoglioso di vivere qui.
Difficile, vivendo in questo territorio e conoscendolo, ritenere affidabili i risultati di questo sondaggio, e qualche dubbio sorge più in generale sui dati dei vari sondaggi dai quali siamo sommersi su qualsiasi questione e settore.

Forse però in questo caso si può essere indulgenti: in fondo si trattava di una festa di compleanno, il 150° del giornale La Stampa, e alle feste sono bandite le cattive notizie e i “soliti musoni” (gufi?) che presentano problemi magari anche difficili. Più adatti i Rocher e lo spumante d’Asti con cui si è coerentemente chiusa la serata al Giacosa.

fz