Amministratori locali e associazioni provano a guardare oltre il fallimento del progetto “Percorsi Ciclabili Sicuri”

Naufragato il progetto “Percorsi Ciclabili Sicuri” associazioni ambientaliste, sportive e amministratori locali si sono incontrati martedì 4 febbraio per sciogliere nodi e criticità e provare a ragionare assieme su percorsi futuri sulla mobilità. L’assessore Cafarelli: «Il lavoro sin ora svolto non va gettato via. Lavoriamo assieme sulla mobilità»

«Lo scopo di quest’incontro è provare a superare lo stallo creatosi e cominciare a ragionare su possibili progetti futuri». Con questo spirito si è svolto l’incontro di martedì 4 febbraio allo ZAC! d’Ivrea organizzato dalle associazioni ambientaliste e legate agli sport outdoor che tanto avevano insistito per la riuscita del progetto “Percorsi Ciclabili Sicuri”, naufragato invece lo scorso novembre a seguito del ritiro del finanziamento regionale di 771.988,80 €.
Un incontro a porte chiuse, non aperto al pubblico, ma mirato ad un confronto vis-à-vis tra associazioni e amministratori locali, per cercare di sciogliere nodi, dubbi e contrasti risultati fatali per la buona riuscita del progetto.
Che il tema sia ancora sentito e ritenuto importante nonostante il naufragio del finanziamento regionale lo dimostra la partecipazione alla serata che ha visto presenti i sindaci di Borgofranco d’Ivrea (Fausto Francisca), Montalto Dora (Renzo Galletto), Settimo Vittone (Sabrina Noro), Carema (Flavio Vairos), l’assessore d’Ivrea Michele Cafarelli, due consiglieri comunali di Quincinetto, un assessore del comune di Pont-Saint-Martin, il presidente e il vice-presidente dell’associazione Via Francigena nonchè esponenti e rappresentati delle associazioni Legambiente, Fridays For Future Ivrea e della cooperativa Ecoredia.

Tre i relatori che nel corso della serata hanno introdotto e cercato di approfondire le tante questioni che gravitano attorno al mondo della bicicletta, stimolando il dibattito attraverso punti di vista differenti.
Ad aprire le riflessioni Diego Corradin, dell’Osservatorio del Paesaggio AMI: «La legge 2 del 2018 ha stabilito che la bicicletta è un mezzo di trasporto e come tale deve poter circolare in totale sicurezza». Circolare, sì, ma su quale tracciato? «Esistono» ha specificato Corradin, «diverse gradazioni di piste o percorsi ciclabili. Si va dalla pista ciclabile protetta, riservata esclusivamente alla biciclette e ben segnalata a percosi misti su strade percorribili anche da macchine o da pedoni». Il bando della Regione Piemonte, infatti, contemplava l’ipotesi di “percorsi ciclabili sicuri”, rimarcando l’elemento imprescindibile per far diventare la bicicletta mezzo di trasporto di massa: la sicurezza.

Alberto Conte, presidente dell’associazione Movimento Lento di Roppolo, ha poi cercato di rispondere al quesito che più “spaventa” e preoccupa gli amministratori locali: «mi sono chiesto: la bicicletta è un investimento o un costo? O, detto altrimenti: quanto rende una ciclovia?». Domande più che lecite se consideriamo che la realizzazione di una pista ciclabile in sicurezza si aggira attorno ai 350€ al metro e i comuni di Borgofranco d’Ivrea e Montalto Dora (i più critici nel gruppo eporediese) avrebbero dovuto spendere rispettivamente circa 47mila euro e 140mila euro per cofinanziare il progetto regionale («soldi, questi, pari a un terzo dell’avanzo di bilancio del mio Comune!» ha rimarcato il sindaco Galletto); risorse affatto semplici per comuni di piccole dimensioni. Eppure, come ha illustrato Alberto Conte, «esiste una regola aurea secondo cui una ciclovia ben progettata si ripaga in massimo due anni di esercizio». Chiaramente a beneficiare di questo “investimento” non sarebbero gli stessi Comuni, bensì il territorio e gli esercizi commerciali. Se consideriamo, infine, che nelle regioni nelle quali si è scelto di investire sui percorsi ciclabili ciò ha prodotto una spinta alla riapertura delle stazioni ferroviarie chiuse nel corso degli anni passati, il verdetto finale non può che essere che i benefici superano di gran lunga i costi iniziali. «In Val d’Aosta» ha infatti concluso Marcello Dondeynaz «la Regione si è assunta l’onere e l’impegno di investire sulle ciclabili, con il risulta che attualmente il 50% delle piste risultano completate e questo circolo virtuoso ha permesso la riapertura di stazioni ferroviarie».

L’impegno assunto e la posta in gioco sulla mobilità

Nonostante l’accesa discussione che ne è scaturita si può dire che tutti siano usciti da quell’incontro con alcune idee più chiare su come stia cambiando la mobilità all’interno delle città. Il blocco del traffico introdotto dal “semaforo” del Protocollo Antismog ha già cominciato a impattare fortemente sullo stile di vita delle persone ed è immaginabile che in futuro serviranno mezzi alternativi per potersi spostare all’interno dei centri urbani. Alcune Regioni, come il Trentino Alto Adige o la stessa Val d’Aosta hanno cominciato da tempo a gettare le prime “pietre” per poter arrivare preparati alle trasformazioni che dovremo affrontare; trasformazioni che non comporteranno l’eliminazione dell’automobile, ma certamente renderanno indispensabile l’uso di mezzi alternativi per potersi spostare.
Per queste ragioni è d’accogliere positivamente ogni tentativo di discussione e di progettazione per la mobilità futura locale, come il convegno che si terrà lunedì 10 febbraio dalle ore 10 alle ore 13 presso l’Aula Magna del Liceo “Gramsci” e organizzato da Cgil, Cisl e Uil per presentare la proposta di riqualificazione del trasporto pubblico locale della conurbazione d’Ivrea.
Allo stesso modo non può che essere accolto altrettanto positivamente l’impegno assunto dall’assessore Cafarelli sul finire della serata: «o si ragiona a livello di territorio oppure parlare di mobilità non ha senso. Cominciamo a ragionare assieme su quali progetti presentare alla Regione. Il lavoro sin ora svolto non va gettato via, ma può essere ripreso in vista di bandi futuri». «Il Comune d’Ivrea» ha poi aggiunto l’assessore «non ha attualmente persone dedicate per studiare il tema nello specifico, ma ci rendiamo disponibili ad avviare incontri futuri per studiare con gli altri amministratori locali progetti comuni sulla mobilità».
Una “parola data” che, ci si augura, possa portare a dei risultati concreti vista anche la posta in gioco che si profila per gli anni a venire. Entro gennaio 2021, infatti, la Città Metropolitana dovrà approvare il PUMS, ovvero Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e, sempre nell’anno in corso, la Regione Piemonte dovrà elaborare il Programma della Mobilità Ciclabile, la cui fase di studio terminerà a fine 2020.
Un insieme di visioni e di regole che determineranno la qualità della mobilità sui territori del Piemonte per almeno i prossimi vent’anni e che, per questa ragione, rendono fondamentale una co-partecipazione da parte degli amministratori locali.

Andrea Bertolino