Anche a Ivrea la denuncia del massacro del popolo curdo ad Afrin, nel Nord della Siria

Una presenza davanti al municipio eporediese per cercare di rompere il silenzio nel quale Erdogan conduce la sua operazione militare per annettersi il Nord della Siria, sterminando o mettendo in fuga la comunità curda, la stessa che ha combattuto e scacciato l’ISIS.

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Da più di un mese un piccolo gruppo di persone, a volte solo una, si trova quasi ogni giorno intorno alle ore 17 davanti al municipio di Ivrea indossando qualche cartello con scritto a pennarello “STOP subito al massacro di Afrin. Erdogan assassino” e distribuendo qualche volantino per richiamare l’attenzione su ciò che accade ad Afrin, nel nord della Siria.

Dal 20 Gennaio scorso Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, ha avviato un’operazione militare ingannevolmente denominata “Ramoscello d’ulivo”, invadendo le zone della Siria controllate dai curdi nel cantone di Afrin. Zone in cui si stava sperimentando un nuovo modello di Stato autogestito secondo i principi del confederalismo democratico formulato da Ocalan, leader del PKK attualmente detenuto in Turchia: una democrazia senza Stato basata su secolarismo, femminismo ed ecologismo. Zone difese da milizie popolari (YPG e YPJ) che per mesi hanno, con successo, combattuto in prima linea contro I.S.I.S., il “grande nemico dell’Occidente”. Milizie popolari nei confronti delle quali lo stesso Occidente, dopo averle utilizzate e presentate come eroiche, non mostra ora alcuna riconoscenza e non dice una parola sul massacro in atto da parte dell’esercito turco, del quale l’Europa è finanziatrice.

Per cercare di attirare l’attenzione su questa ennesima aggressione al popolo curdo, come accade con la piccola e continua presenza davanti al municipio di Ivrea, altre iniziative si svolgono in tutta Italia. Iniziative che sono un appello alle forze politiche contro la complicità italiana verso un governo genocida. Italia, i cui scambi commerciali con la Turchia ammontano a circa 20 miliardi di euro l’anno, che ha accolto in visita ufficiale a febbraio Erdogan, ricevuto con tutti gli onori da Gentiloni, dall’imprenditoria italiana e da Papa Francesco.

Sempre più chiaro appare oggi il ruolo della Turchia a livello internazionale, come secondo esercito più forte della NATO e come buttafuori dell’Occidente. Il continuo appoggio europeo viene garantito dalla minaccia costante di aprire i flussi di profughi di guerra, creati in una certa misura dalla stessa politica turca; profughi sulla cui pelle si giocano gli accordi e i finanziamenti internazionali.

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Oggi in Italia l’attenzione è concentrata su altro (soprattutto sul chiacchiericcio elettorale nazionale e, a Ivrea, ora anche su quello locale) e sembra sempre più difficile che si riesca a guardare un po’ più in là. Intanto, quel che appare evidente è che l’aggressione turca non si fermerà sino allo sterminio o alla fuga di tutti i curdi dal Nord della Siria e alla successiva annessione di quel territorio alla Turchia.

Turchia che ancora oggi si rifiuta di ammettere la propria responsabilità nel genocidio armeno del 1915-16, con oltre un milione e mezzo di morti, mentre la popolazione curda è da sempre bersaglio di discriminazioni e razzismo. Turchia che viene sostenuta, dal silenzio-assenso e dai finanziamenti europei, in questa sua invasione del Nord della Siria.

Lo scopo del piccolo gruppo che si riunisce sotto il municipio eporediese è alla fine questo: aiutarci a non dimenticare che un massacro è in atto proprio ora, non troppo distante da noi, anche se non lo vogliamo vedere. La speranza è quella di spingere non solo il Comune di Ivrea, ma l’Italia e l’Europa a dire basta a questo genocidio, a non essere complici di un dittatore sanguinario. Ricordandoci che per essere colpevoli non c’è bisogno di essere l’esecutore materiale di un’ingiustizia, a volte basta il silenzio.

Lorenzo Zaccagnini