Asilo Nido: “Nessuno meglio di una madre (o di un padre, disoccupati)”

Nessun punteggio per il genitore disoccupato nella graduatoria per l’ammissione all’’Asilo Nido Comunale

All’interno della modifica del regolamento dell’Asilo Nido comunale, deliberata dal Consiglio Comunale nella seduta dello scorso 14 marzo, vengono stabiliti i nuovi criteri per assegnare il punteggio all’interno della graduatoria per le iscrizioni.
Tra essi l’eliminazione dei due punti assegnati all’eventuale genitore disoccupato.
Perseguendo la marcia indietro in atto nel Paese, e non solo, e che non tralascia di rimettere in discussione qualsiasi diritto ritenuto ormai acquisito, la Giunta di centro (poco) destra (tanta) di Ivrea, confortata dal sostegno della lista civica del vice Sindaco (al maschile, come lei stessa pretende) Ballurio riafferma il principio che in assenza di occupazione una donna (o un uomo, ma non possiamo negare la casistica a sfavore della prima) può “naturalmente” rimanere a casa ad occuparsi dei propri figli.
E amen. Unica voce critica levatasi finora quella del gruppo consiliare PD che ha scritto una lettera aperta ai cittadini sulla modifica al regolamento per l’asilo nido comunale.
Con l’ennesimo atto volto a dimostrare che destra e sinistra non sono proprio la stessa cosa, ecco ripresa la questione Asilo Nido, dopo una breve pausa pre carnascialesca.
Ci eravamo lasciati con dichiarazioni di un “di più” da tagliare in un’ottica di riduzione di spesa. “E’ da qui che arriveranno i risparmi” sostenevano le assessore Piccoli e Povolo circa un mese fa, a proposito di un servizio, quello dell’Asilo nido comunale, fiore all’occhiello, un’eccellenza (e in quale ambito, l’umanità di domani, la meglio gioventù, il futuro della città), insomma, un patrimonio di piccola, grande umanità.
A gennaio 2019 i bambini iscritti al Nido sono 87 su 96 posti disponibili (il 90%). Significa che nonostante il calo demografico e nessuna promozione da parte degli aventi il fiore all’occhiello di cui sopra, non stiamo soltanto parlando di qualcosa di “bello” e di AdrianOlivettiana memoria, ma di un servizio che funziona e di cui si ha bisogno.
Chi? In primis loro, le bambine e i bambini. Ovvero il futuro.
E poi le madri lavoratrici
e quelle (fino a ieri) che potevano diventarlo dall’oggi al domani (e dall’oggi al domani avrebbero saputo a chi affidare il proprio figlio e NON dove parcheggiarlo), le madri in difficoltà e che non lavorano, ma possono offrire ai propri figli un percorso di crescita stimolante e sereno e una prima esperienza fondamentale di socialità.
Belle parole, ma un’Amministrazione deve far quadrare i conti e quindi via due sedi su quattro e riduzione del personale addetto.
Dove reinvestire i suddetti risparmi? Auspicabile la ristrutturazione della sede originaria e in primis la bonifica dell’amianto interrato.
L’edificio, costruito dagli architetti Figini e Pollini fu, insieme alle Officine ICO e ai primi progetti per Ivrea città industriale, una tappa fondamentale della loro ricerca. Come si evince dal capitolo dedicato a questo piccolo grande gioiello sul sito Ivrea Città Industriale del XX Secolo.
Un passo ulteriore verso la trasformazione di Ivrea, Patrimonio Unesco, in una città fantasma, buona forse a finire dentro un videogioco.
Intanto, cominciamo a ristabilire i ruoli, che da “città industriale” a “città della famiglia” il passo può essere anche breve.
essevi